Cosa aspettarsi dall’amministrazione Biden-Harris? Proseguirà il cammino degli Accordi di Abramo?

Opinioni

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda]

Gli Accordi Abramo non hanno ricevuto alcun riconoscimento internazionale, a partire dal Premio Nobel per la pace, attribuito a un recente presidente Usa il giorno stesso della elezione confidando nella sincerità della sua campagna elettorale. I media più autorevoli, quasi tutti radicalmente ostili nei confronti dell’inquilino successivo alla Casa Bianca – sotto il cui mandato si è verificato un accordo che nessuno avrebbe mai giudicato possibile: Shalom/Salam – non l’hanno giudicato degno di interesse, relegandolo al livello di una qualunque notizia, anche se aveva posto le basi della fine di un conflitto che finora era riuscito a produrre soltanto guerre, terrorismo, chiacchiere. Qualche debole ammissione c’è stata, il fatto che alcuni paesi arabi sunniti avessero firmato un trattato di pace con Israele non poteva essere ignorato del tutto, così come era difficile nascondere il nome del presidente Usa che era riuscito a realizzare quel miracolo il 15 settembre 2020 a Washington, proprio mentre da Gaza venivano lanciati missili contro Israele e l’Olp di Abu Mazen definiva il trattato “un giorno di lutto per i palestinesi”. Sono però bastati soltanto alcuni mesi, per dimenticare del tutto che il miracolo aveva un nome -Accordi di Abramo- e il presidente alla Casa Bianca era Donald Trump. Il trasferimento dell’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, promessa mai mantenuta da tutti i predecessori, aveva smascherato la menzogna quotidiana che vuole Tel Aviv capitale al posto di Gerusalemme, menzogna che dura ancora; il riconoscimento della sovranità israeliana delle alture del Golan; il capovolgimento dei voti anti Israele delle risoluzioni Onu; il nuovo rapporto di Israele con paesi musulmani che in questi ultimi quattro anni hanno scelto con chi stare contro la minaccia dell’Iran, ha rappresentato un vero cambio di mentalità.
Non solo gli Emirati, anche l’Arabia Saudita, con le iniziative del principe ereditario MBS, ha dimostrato la sua disponibilità con l’apertura dello spazio aereo per Israele, un passo importante se si considera il ruolo religioso di Riad in quanto custode dei luoghi santi dell’islam, un esempio che anche i rapporti con altri governi islamici grazie a un nemico comune stanno seguendo. Ricordiamo Marocco, Sudan, Kosovo, Bahrein, solo per nominarne alcuni. I rapporti tra Gerusalemme e il mondo islamico, nel nome di Abramo, stanno cambiando il Medio Oriente, il tutto senza la minima guerra, al contrario, si stanno aprendo i confini che impedivano le relazioni economiche con Israele e America, l’unica alleanza in grado di bloccare la politica genocida dell’Iran.
Come reagiranno i nuovi partner di Israele con l’arrivo di una probabile ripetizione degli otto anni di politica mediorientale di Obama (Biden era vicepresidente)? Complici le democrazie occidentali, che non hanno mai avuto il coraggio di riconoscere, e tuttora privilegiano -come rivelano le statistiche- la nostalgia per il millenario antisemitismo. Con l’aggiunta dell’ostilità verso Israele attraverso le aperte alleanze con Hezbollah, Hamas da un lato e l’adesione a movimenti come il BDS dall’altro. La soluzione era invece a portata di mano, si chiamava Accordi di Abramo.