Da Ashkelon, la voce di una ex-alunna della nostra Scuola

Opinioni

di Tamida Bruckmayer
Ex Alunna della Scuola Ebraica di Milano che vive ad Ashkelon in Israele da anni

 

Vedo che il mondo parla di “ritorno alla quotidianità al Sud di Israele”.

Purtroppo è quello che il Mondo vuole trasmettere. Un allarme o due al giorno, in una grande città come Ashkelon o Ashdod, sono parti della Quotidianità.

E se due volte al giorno ci fossero allarmi a Milano o a Roma, avremmo chiamato così la nostra vita: una semplice “quotidianità”?

 

Sapete cosa vuol dire vivere sotto l’ombra di due allarmi al giorno di missili lanciati alla cieca su civili?

Vuol dire andare al supermercato veloce, con la paura che non ti becca l’allarme “giusto” per strada, senza avere un rifugio.

Vuol dire vivere in una città dove da più di 80 giorni i Mall sono chiusi, le scuole non sono aperte tutti i giorni, i parchi giochi pubblici sono vuoti, perché chi si prende il rischio di portare suo figlio allo scivolo all’aperto, quando hai 15 secondi per trovare un rifugio?

“Quotidianità al Sud”, sotto l’ombra di allarmi, vuol dire fare scelte su cosa  sia veramente importante per uscire di casa o se rimanere a casa, scegliere se rischiare di andare oggi alla posta o rimandare perché hai paura di uscire per strada e rimanere così a cielo aperto, sotto missili che passano sopra di te.

 

Ma sì, chiamiamola Quotidianità!

 

Così la nostra coscienza è pulita, dimentichiamo ogni giorno che passa le foto di bambini bruciati nei Kibbutz, dei signori anziani trascinati sulla sabbia e fucilati.

E chi cura queste ferite?

I Diplomatici Europei? I gruppi di diritto a difesa di donne e bambini? Dove sono questi gruppi , quando 3 missili sono caduti sul reparto di donne incinte dell’ospedale di Ashkelon?

 

Ma sì, chiamiamola Quotidianità!

 

Ogni mattina da una settimana e mezzo ci svegliamo con notizie di soldati morti. Una volta cinque, una volta sei, una volta tre.

 

E poi con grande tristezza sentiamo che fonti dell’esercito dicono che vogliono cambiare strategia dopo 80 giorni di guerra perché capiscono che questo non è il modo di sconfiggere Hamas. In poco parole, non dette ma si capisce, “non ci riusciamo”.

Il portavoce dell’Esercito ogni sera dice “siamo vicini alla sconfitta di Hamas, sul Nord di Gaza e una parte del Sud”.

Nel frattempo il Sud di Israele è tornato alla quotidianità: “un allarme al giorno”.

Quindi, con tutta la tristezza, se veramente non ce la facciamo, perché sono troppi i Tunnel, non è peccato per tutti questi giovani di 20 anni e questi Miluim (riservisti) con 4-5 figli e mogli che abbiamo perso per poi dire “magari cambiamo strategia” dopo 80 giorni?!

Io non capisco cosa sta succedendo.

Come dice uno del governo, che logicamente tutti hanno attaccato dicendo che siamo estremisti “siamo troppo gentili”.

 

Si è vero, siamo troppo gentili, perdiamo ogni giorno soldati, ogni giorno troviamo un altro corpo di ostaggi, ogni giorno vediamo foto e video di Hamas che fucila la popolazione che si avvicina ai camion umanitari, e noi?

Noi continuiamo a fare entrare benzina, cibo, camion.

Cosa abbiamo imparato dal 7.10?

Niente.

Assolutamente niente.

Ci siamo già dimenticati.

Permettiamo a mezzo Nord di non vivere a casa loro (300.000 cittadini israeliani sono sfollati dal Nord sotto attacco dal Libano, ndr), accettiamo in silenzio i continui missili dagli Hezbollah rispondendo solamente da dove hanno sparato il missile, e tutto questo perché in poche parole, non ce la facciamo a fare guerra contemporaneamente al Sud e anche al Nord.

 

Quindi sì, molto tristemente sono d’accordo con quelli che ci chiamano estremisti, quando dico “siamo troppo gentili”.

Vogliamo gli applausi del mondo, le carezze americane, i sorrisi europei, e nel frattempo ogni giorno abbiamo dei morti.

Sappiamo benissimo che gli ostaggi saranno al Sud nascosti tra la “popolazione civile”, sappiamo benissimo che i capi terroristi sono scappati… e quindi?  Non è un peccato per tutte queste giovani vite spezzate?

Sono molto triste a vedere ogni mattina l’elenco dei morti e, dall’altra parte, vedere nei  video che facciamo entrare camion su camion di Aiuto Umanitario, quando si vede chiaramente in video che Hamas ruba o fucila chi cerca di prendere gli aiuti da questi camion.

 

A cosa sono serviti tutti questi anni in cui ci siamo preparati “nel caso che ci fosse una guerra”, tutti i Modiin, tutta l’intelligence, studi su studi del Shabak, per poi vedere che dopo 80 giorni di guerra non siamo capaci di sconfiggere dei topi?

Perché non sono uno Stato, non sono uno esercito, sono dei topi che ci stanno prendendo in giro sapendo benissimo che a noi importa di cosa il mondo dice su di noi, invece di curarci veramente della nostra esistenza.

 

A Putin non gli è importato  niente di cosa il mondo ha detto e fatto da quando ha voluto cominciare la guerra contro l’Ucraina.

Noi invece mandiamo al mondo foto di come siamo bravi a fare entrare cibo a Gaza invece di mandare foto di madri che ogni giorno salutano i loro figli sotto terra!

 

Che una volta nella nostra vita, una volta, siamo capaci di dire Ora Basta, è il nostro paese, i nostri figli sono morti, le nostre donne sono state violentate, i nostri bebè sono stati bruciati, ora Basta! Noi decidiamo come guidare e cosa fare nella guerra!!! Che ci parliate o no, preferisco che nessuno ci parli, ma vivere sicura nel mio paese.

E che ci chiamino Estremisti, chi se ne frega!

Meglio che seppellire ogni giorni i nostri morti!