Ignoranza e odio per Israele “infettano” anche i vertici degli atenei. Deputati e Senatori amici di Israele, perché tacete?

Opinioni

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] Riguardo al tema di un riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese, diffuso in tutti i dibattiti pubblici e politici, presentato come una delle soluzioni possibili per mettere la parola fine al conflitto, ecco la soluzione che molti fanno propria: “due popoli, due Stati”, “la strada da percorrere è una sola: negoziati diretti fra Israeliani e Palestinesi”. Ciò che viene dimenticato è che sin dalla rinascita di Israele nel 1947, quella terra era stata divisa già dall’Onu. Gli Israeliani l’avevano accettata, gli altri l’hanno rifiutata e questo rifiuto è durato per settantacinque anni e continua ancora.

Se la narrazione di questo dramma fosse stata raccontata da tutti i media – stampa, tv e web – non ci troveremmo oggi di fronte a un’ignoranza che impedisce la conoscenza della storia del Medio Oriente. Chi sostiene, come soluzione a questa ennesima guerra, il tentativo di negoziati diretti dimentica tutti i fallimenti precedenti. Invece la soluzione, se c’è, è altrove e ci viene da un articolo pubblicato sul New York Times da David Grossman, curiosamente non citato, come invece capitava sempre, in qualità di scrittore fra i più famosi di tutto il mondo. Una fama che gli derivava anche dalle sue posizioni politiche molto spesso controcorrente.

L’enormità degli eventi del 7 ottobre a volte cancella la memoria di ciò che è venuto prima. Eppure, circa nove mesi prima del massacro, nella società israeliana si stavano manifestando crepe allarmanti… Quella che una volta era una legittima discussione ideologica tra destra e sinistra si era evoluta in uno spettacolo di profondo odio tra le varie tribù. Si parlava di dividere il Paese in due popoli separati. Tutto questo, per me, è ancora immerso in un desiderio di qualcosa che non è mai stato pienamente raggiunto… Tuttavia, gli israeliani sono giustamente orgogliosi del modo rapido ed efficiente in cui si radunano per offrire sostegno reciproco quando il Paese è minacciato… Commovente è stato il senso di unità che prevaleva nelle tende dei soldati, dove le opinioni politiche non erano importanti. Tutto ciò che contava era la solidarietà e il cameratismo”.

Perché questo articolo, da cui ho tratto alcuni passaggi fondamentali, non ha creato un vero dibattito internazionale che sarebbe stato indispensabile a tutti coloro che continuano a ritenere Israele responsabile dell’attuale guerra? Forse perché, ad esempio, in Italia il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi, ha ritenuto di invitare per l’apertura dell’anno accademico un laureando palestinese che ha dichiarato di “non essere antisemita ma antisionista”. Ecco la dimostrazione che l’ignoranza, mista all’odio per Israele, è arrivata fino a infettare anche i vertici degli atenei. Perché tutto questo non viene denunciato anche in Parlamento? Deputati e Senatori amici di Israele, perché tacete?