Benjamin Netanyahu

Perché nessuno vuole riconoscere i successi diplomatici di Israele con India, Paesi africani e Stati sunniti?

Opinioni

di Angelo Pezzana

La domanda scomoda
Ha un senso dire che in Italia davvero NON esistono quotidiani tabloid? Quelli di tipo trash, come li definisce la Gran Bretagna, per differenziarli da quelli cosiddetti “seri”? Apparentemente, in Italia non esisterebbero. Ma se guardiamo con attenzione, ci accorgiamo che spesso i nostri quotidiani usano lo stesso metro nel veicolare notizie e raccontare quei personaggi – in genere politici – presi di mira in base a valutazioni ideologiche. Restiamo nel campo della politica, quindi, per accorgerci che alcuni Capi di Stato godono di una speciale immunità. In primis Vladimir Putin, che sarà pure leader di uno Stato importante qual è la Russia, ma che non si va lontano dal vero se si afferma che la sua Russia difficilmente può definirsi uno Stato democratico, visto come gli oppositori passano in numero sempre maggiore a miglior vita. Lo stesso discorso vale per Cina, con il suo comunismo/capitalista, Cuba, Venezuela e molti altri, dove nessuno di noi andrebbe a vivere se non trascinato in catene.
Fra i politici, spesso oggetto di attenzioni speciali – meglio dire ostili – c’è il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Non ricordo di aver letto analisi sulla sua indubbia capacità diplomatica, eppure è riuscito a creare nuovi e positivi rapporti con Paesi fino a ieri tutt’altro che favorevoli a Israele. In Africa, stabilendo relazioni di comune interesse, offrendo assistenza in campi quali le risorse idriche, o su affrontare i problemi legati all’agricoltura in modo innovativo. Con l’India, un Paese da sempre ostile, oggi Bibi ha totalmente ribaltato le sue relazioni, un successo che è passato sotto silenzio sui nostri media. Così come poca attenzione è stata data a un fatto di grande interesse: la relazione – tuttora discreta per ovvi motivi – con i Paesi sunniti dell’area mediorientale nella comune lotta al terrorismo e all’influenza dell’Iran nella regione.

Ai nostri media, Netanyahu interessa soltanto se si può accostare il suo nome a qualche indagine della magistratura su presunte accuse che non riescono ad arrivare a essere classificate reati. Dai sigari cubani ricevuti in regalo da un amico americano, ai suoi colloqui – peraltro immediatamente resi pubblici – con proprietari di testate giornalistiche (laddove l’agognata parola “corruzione” proprio non riesce a emergere). Bibi diventa poi il “cattivo” che minaccia Assad, detto anche il “macellaio” per via della sua condotta di “capo di Stato”, per i suoi rapporti con l’Iran e gli alleati Hezbollah e Hamas, attraverso Damasco.

Che dovrebbe fare: forse tacere quando è in pericolo la sicurezza degli israeliani?