di Nathan Greppi
In occasione del referendum sull’indipendenza del Kurdistan Iracheno del 25 settembre, pubblichiamo un editoriale del filosofo francese Bernard-Henri Lévy (nella foto), pubblicato su Tablet Magazine il 20 settembre.
Perché gli ebrei americani dovrebbero avere a cuore e sostenere l’indipendenza del Kurdistan? Perché il Kurdistan Iracheno è una delle pochissime aree del Medio Oriente dove gli ebrei e l’ebraismo sono visti sotto una buona luce.
Perché il giorno che il Kurdistan sarà indipendente, il paese instaurerà rapporti cordiali con Israele, o perlomeno normali.
Perché, come si vede nel mio film Peshmerga, non conosco nessun altro paese musulmano dove il ricordo e il luogo di nascita di un Ministro della Difesa Israeliano (Yitzhak Mordechai, nato in Iraq nel 1944, ndt) siano tenuti in così grande considerazione e con così tanto orgoglio.
Perché lì troviamo un Ministero per gli Affari Religiosi dove vi è un dipartimento dedicato soprattutto alla libertà religiosa degli ebrei, e quando chiediamo, con meraviglia e stupore, “perché vi è un dipartimento solo per gli ebrei quando non è rimasto nessun ebreo nel Kurdistan?” la risposta è “perché li aspettiamo, aspettiamo e accoglieremo tutti quei compatrioti ebrei che desiderano tornare.”
Perché non conosco nessun altro paese con una maggioranza musulmana dove ogni anno si celebra Yom HaShoah con devozione e rispetto.
E infine, perché i combattenti curdi, a prezzo di molte vite, sono stati il nostro unico vero scudo contro l’ISIS.
Peshmerga, documentario diretto da Lévy sui combattenti curdi, verrà presentato il 2 ottobre al Museum of Jewish Heritage di New York. Il regista sarà presente in sala per un successivo dibattito.