di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda] Riaprire il Consolato americano a Gerusalemme quale servizio diplomatico per i palestinesi è stata una “cattiva idea” della amministrazione Biden. Non l’ha dichiarato Netanyhau, ma il Ministro degli Esteri Yair Lapid. Riaprirlo, dopo averlo chiuso, da quando l’Ambasciata è stata trasferita nella capitale è un “pessimo segnale”, ha poi aggiunto Lapid. La decisione, annunciata dal Segretario di Stato Usa Antony Blinken, riprenderà quindi in forma ufficiale i rapporti non solo con i palestinesi che vivono a Gerusalemme e nell’Anp, ma anche a Gaza. Con l’Ambasciata a Gerusalemme, che bisogno c’era di un consolato?ll rapporto Israele Usa – un amico fidato di lunga data, l’ha definito il premier Bennett- non verrà però messo in discussione, anche se la politica estera targata Biden richiama sempre più quella di Obama. Lo dimostra l’Iran che continua a violare gli accordi con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, un pericolo per tutti non solo per Israele.
Fino a quando lo Stato ebraico accetterà gli attacchi coordinati e finanziati da Teheran? Saranno sufficienti gli Iron Dome ?
Lo storico Benny Morris mette in guardia: Israele potrebbe doversi difendere contemporaneamente su tre fronti, Hezbollah alla frontiera con il Libano, Hamas da Gaza e le Alture del Golan sotto tiro delle milizie rivoluzionarie di Teheran. A un Iran in possesso dell’arma nucleare rimarrà soltanto la scelta del momento per organizzare l’attacco contro Israele. E l’Europa? Da un lato prende atto che l’antisemitismo non è un problema degli ebrei ma degli antisemiti, che bisogna combatterlo, riconosce che è in continua crescita, arriva persino ad ammettere che “la linea rossa dell’antisemitismo è oltrepassata quando si mette in discussione il diritto allo Stato di Israele di esistere, il ricordo del capitolo più buio nel libro di storia europea”. Parole condivisibili che però non aiutano a capire quali siano gli strumenti concreti per intervenire. Israele viene accusata di essere uno Stato di apartheid mentre viene difeso un movimento terrorista come Hamas, scrive Fiamma Nirenstein nel suo libro Jewish Lives Matter “combattere l’antisemitismo è diventato un’impresa ancora più difficile oggi, perché è in controtendenza rispetto alle mode culturali del politically correct, che usa le parole più belle: diritti umani, uguaglianza, libertà”.
Non a caso Onu, Ue e altri organismi internazionali stanno cercando di impedire gli sviluppi degli Accordi di Abramo tra Israele e gli Stati musulmani, l’unica iniziativa concreta di pace in Medio Oriente, quindi con reali possibilità di successo. Da che parte si schiereranno le democrazie occidentali? Con l’Iran? Con la Turchia? Due potenze coloniali che pochi media nostrani hanno il coraggio di raccontare.