di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda] Si potrebbe iniziare con Noam Chomsky, leggendario linguista che a suo tempo si schierò con la Cambogia di Pol Pot e che incontrò Nasrallah nei trent’anni del suo governo in Libano, molto prima che giacesse tra le braccia di 72 vergini. Si potrebbe continuare con Judith Butler che sostiene da sempre che sia Hamas sia Hezbollah sono movimenti progressisti facenti parte della sinistra globale; lei, Judith Butler, ovvero l’insigne rappresentante del pensiero Woke, filosofa del gender fluido e multiforme, figura di culto per i movimenti gay che ancora oggi finge di non sapere di aver salva la pelle grazie al solo fatto di vivere nelle democrazie occidentali. Molto bene li aveva definiti l’opinionista britannico Douglas Murray: sono gli “utili idioti” di sempre, o meglio gli idioti eccellenti, tutti bene accomodati nei salotti intellettuali radical chic dell’Occidente. È il “tradimento dei chierici” come apostrofava il filosofo Julien Benda rivolgendosi ai suoi colleghi pensatori, studiosi, accademici accecati dall’ideologia o dall’opportunismo.
Scrive il politologo francese Gilles Kepel a proposito di questi “utili idioti”: “assistiamo alla fusione tra islamismo e sinistra, dove vediamo marxisti-leninisti, atei, persino ebrei e omosessuali applaudire un movimento che è islamista, antisemita e omofobo”.
La lista degli utili idioti, ohibò, rischierebbe di diventare lunga. Eppure… Come non ricordare la figura dell’ex leader del Labour inglese Jeremy Corbyn, che definiva “amici” Hamas e Hezbollah? Impossibile poi dimenticare la celeberrima passeggiata a Beirut di un ex Primo ministro nonché Ministro degli esteri italiano, Massimo D’Alema, allegramente sorridente, prendendo sottobraccio un deputato di Hezbollah. Così come l’amicizia di D’Alema con Tariq Ramadan, professore universitario con scandali sessuali a suo carico, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani. Impossibile scordare le gesta di Federica Mogherini, che da Ministro degli esteri dell’Unione Europea andava a farsi i selfie indossando il chador nel Parlamento iraniano affinché le bandiere del “partito di Dio” sventolassero nei campus USA. “Condoglianze ai compagni per la perdita del caro Nasrallah”, è l’ironico titolo con il quale il giornalista Giulio Meotti saluta coloro che piangono il leader di Hezbollah. Lo scrive in una delle sue Newsletter. Da molti anni il giornalista de Il Foglio è un attento analista della situazione mediorientale, con un monitoraggio delle testate più importanti francesi e inglesi/americane. La sua è una Newsletters utilissima, ottenibile soltanto con un modestissimo abbonamento annuale, inventata forse per distinguerla dagli articoli del quotidiano per il quale scrive. Abbonarsi alle sue Newsletter è come leggere da casa propria quanto ci viene tenuto nascosto da testate mainstream e da dibattiti urlati, con la certezza di non essere ingannati. Qualche esempio? Ecco alcuni titoli: Sei chiese bruciate in una settimana non sono abbastanza per diventare una notizia?; Se nelle moschee italiane si celebrano i terroristi, Roma l’hanno già conquistata. Altro esempio ignorato dai nostri media e riportato da Meotti? Delegazione accademica italiana partita dalla Sapienza di Roma per incontrare Hezbollah, si è detta felice di questo incontro. “Al ritorno diremo all’Occidente la verità su Hezbollah”.
Per il momento non si fa che parlare di cessate il fuoco, ci si riempie la bocca con la parola pace. Caspita, quanta buona volontà progressista. Per intanto abboniamoci alle Newsletter di Giulio Meotti, e questa non è pubblicità occulta ma palese. Che intende onorare la costanza e il coraggio controcorrente di un collega.