di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda]Non sempre il fanatico odiatore di Israele è il nemico peggiore; l’odio è una carta scoperta che identifica immediatamente il portatore. C’è però la versione “presentabile” dell’odio e capire che avversario e nemico possono essere la stessa persona, spesso, per chi non conosce la storia di Israele, non è facile come può sembrare.
In un dibattito pubblico, organizzato dall’università di Torino qualche mese fa, motivato dall’urgenza di rispondere a chi aveva svolto pura propaganda contro Israele, chi doveva dare la parola agli interventi ufficiali è stato di manica larga – niente nomi per milanese carità di patria – per cui circa metà della discussione è stata monopolizzata da interventi non previsti del pubblico.
A parte la perdita di tempo, tra urla, insulti e lettura di proclami tollerati oltre misura, non è stata la grossolana propaganda a conquistare l’attenzione dei presenti, quanto l’intervento di una elegante signora sulla cinquantina, dal tono educato, che si è presentata come insegnante. «Ogni anno accompagno i miei studenti ad Auschwitz- ha iniziato- perché vedano con i loro occhi la tragedia degli ebrei sterminati dai nazisti». Un inizio che è poi continuato, con il tono della voce accorato «non capisco perché quando cerco di portare gli stessi miei studenti a vedere i campi dei rifugiati palestinesi, dove vivono sotto occupazione di Israele, il mio gruppo venga fermato all’aeroporto di Tel Aviv e, dopo un lungo interrogatorio, negato il permesso di entrare in Palestina. Forse – ha continuato, sempre con tono pacato – Israele ha paura che si vedano le condizioni di vita del popolo palestinese che opprime?». Se avesse detto che Israele tratta i palestinesi come i nazisti facevano con gli ebrei – la frase obbligata degli odiatori – avrebbe commesso un errore. Che però non ha commesso, ha continuato invece a presentarsi come qualcuno che espone un dubbio, una tattica che suscita quasi sempre apprezzamento. E così è stato, gli urlatori, terminata l’esibizione se ne sono andati, la professoressa no, il suo ragionamento ne ha stimolato altri, sempre pacati, persino di un auto-dichiaratosi ebreo che è iscritto al movimento BDS perché sa bene che cosa è il razzismo, accusa che ha poi rivolto a Israele.
L’ebreo anti Israele è la carta sicura da giocare in queste situazioni. Nel poco tempo rimasto per gli interventi ufficiali, il pubblico ha potuto ascoltare Claudio Vercelli e Maurizio Molinari che hanno ridato alla Storia, quella vera, il ruolo che merita. Ma l’insegnante elegante, con il filo di perle e poco trucco, con il suo essere stata vittima della brutalità degli agenti sicurezza nell’aeroporto di Tel Aviv che hanno “impedito a lei e ai suoi studenti di vedere ciò che era proibito” non è un fatto di cronaca locale, è successo a Torino e continuerà a ripetersi in altre città, soprattutto in luoghi apparentemente neutrali. Quell’iniziativa era la prima di altre in programma, controllando i nomi dei prossimi invitati a parlare, mi chiedo – ma conosco già la risposta – quale effetto abbiano avuto le menzogne pacate della professoressa e le accuse dell’ebreo con la tessera BDS.