La Spagna offre il diritto di cittadinanza agli ebrei sefarditi

Opinioni

Tutti gli ebrei sefarditi del mondo possono oggi chiedere e ottenere la cittadinanza spagnola: è quanto ha stabilito di recente il ministro della giustizia spagnolo, Alberto Ruiz-Gallardón, porgendo formalmente – dopo oltre 500 anni – le sue scuse per l’espulsione del 1492.

Una sorta, insomma, di riconciliazione – certo molto tardiva – dopo che gli antenati degli ebrei chiamati oggi sefarditi (la parola viene proprio dall’ebraico Sefarad, Spagna), furono espulsi più di cinque secoli fa.

Fino ad oggi, questi discendenti beneficiavano già di una naturalizzazione preferenziale in Spagna, che chiedeva però, come condizione, che la persona fosse residente da almeno due anni nel Paese.

Il cambiamento introdotto dalla nuova legge prevede invece che i richiedenti la cittadinanza presentino soltanto un certificato che confermi la loro discendenza spagnola.

A oggi il numero di ebrei che vivono in Spagna – circa 40.000 persone su un totale di 47 milioni di abitanti – è solo una piccolissima parte di quella che popolava la Spagna prima del 31 marzo del 1492, giorno dell’entrata in vigore dell’Editto di espulsione.

Il governo non si è espresso sul numero di richieste atteso, rilevando solo che molti vivono oggi in Turchia e Sud America. Si conta, però, che siano circa 3 milioni gli ebrei sefarditi sparsi in giro per il mondo, che oggi, grazie a questa nuova decisione, potrebbero ottenere il passaporto spagnolo.

Il paese iberico restituirebbe così, cinque secoli dopo, ai propri antenati l’identità nazionale di cui erano stati privati.