L’Occidente chiede a Israele una inerzia impossibile: non difendersi dagli attacchi di Hamas. Ma su chi possiamo contare?

Opinioni

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] Quale lezione trarre a guerra finita – per ora – tra Hamas e Israele? La prima lezione è il mai scomparso doppio standard che ha da sempre contraddistinto le posizioni degli Stati, tutti, nei confronti di Israele, uno Stato legittimo, presente in tutte le istituzioni internazionali, che però non ha il diritto di difendersi neppure da una entità terrorista come Hamas che comanda a Gaza dopo il colpo di stato del 2007 contro l’Anp di Abu Mazen. In Israele le opinioni sono molteplici, da chi pone in evidenza la capacità militare di Hamas nell’affrontare uno degli eserciti più forti del mondo, lanciando sul suo territorio migliaia di missili, sostenuto dalla assenza di alcuna condanna internazionale, che ha contribuito a rendere credibile una equivalente comparazione tra una democrazia e una dittatura, dimenticando chi aveva attaccato per primo.
La seconda vede il mondo arabo ritornato a schierarsi contro Israele, mettendo a rischio i risultati del Progetto Abramo, l’unica vera iniziativa coronata da un successo che, senza ricorrere a nessuna guerra, aveva avviato il primo vero cambiamento nei rapporti arabo-israeliani. Gli arabi – ma si può affermare il mondo islamico – tutti applaudono il leader della jihad islamica Ziad al-Nahala che ha bombardato Tel Aviv, ringraziando apertamente l’Iran e le sue Guardie della Rivoluzione, partner nella “vittoria storica” contro l’esercito sionista.
Un discorso a parte meriterebbero i media, ostinati nel contare i morti a Gaza, dando conto giornalmente del numero, seguito sempre dal paragone, con quelli israeliani. Mai che sia stato scritto o detto il perché della differenza, di Hamas che disponeva i propri cittadini, meglio se bambini, vicini agli edifici che l’esercito israeliano aveva avvertito in anticipo che sarebbero stati attaccati in quanto rampe di lancio dei missili.
È troppo poco definire “disinformazione”, visti i risultati colmi di indignazione che hanno fatto alzare il livello dell’antisemitismo anche nel nostro Paese. Persino i portuali della costa livornese hanno perquisito le navi in partenza per il Medio Oriente per bloccare eventuali carichi di armi con destinazione Israele. Non risulta eguale interesse per navi di provenienza iraniana.
In Israele si discute, a Gaza si celebra la vittoria.
La democrazia segue i propri valori, davanti al silenzio di un Occidente che invece di difendere l’aggredito invoca una tregua, facendo finta di ignorare che dopo questa guerra potrà esploderne un’altra. Una possibilità quasi certa se l’Iran arriverà in tempi brevi a disporre dell’arma nucleare, come tutto lascia prevedere dal cambiamento della politica americana. Come reagirà Israele? Su chi potremo contare ?