Mi emoziono, quindi SONO. Come ritrovare la propria “voce” e vivere felici

Opinioni

di Fiona Diwan

Risintonizzarsi. Superare un momento di blocco e di stasi esistenziale. “Divenire se stessi” attivando processi virtuosi di autorealizzazione. È lo human tuning, un nuovo metodo che prende le mosse dal pensiero di Abraham Maslow, padre della psicologia umanistica americana. Ne parla il sociologo e ideatore Enrico Finzi

Abraham Maslow
Abraham Maslow

Riuscire a cogliere le mille epifanie che sbocciano a ogni angolo di strada. Riacciuffare per la coda la gioia di esistere e la sintonia col proprio mondo affettivo, amici o famiglia. Ritrovare quella parte di sé capace di muoversi nel mondo con ottimismo, determinazione e fiducia. Come tornare a riappropriarsi di quei piaceri intensi e volatili che punteggiano le nostre giornate, accendendone i minuti come fiammiferi nel buio? Chi non ha provato, almeno una volta, l’esperienza del blocco, quel paralizzante stallo esistenziale che ci fragilizza, che inibisce l’azione e ci parcheggia in un muto e arcigno stand by? Tutti, chi più chi meno, sappiamo che cos’è: un momento di debacle, un inciampo, un attimo di confusione e smarrimento. E tutti sappiamo che a volte, in quella impasse, avremmo avuto bisogno di un aiuto.

Che fare allora? Come provare a risintonizzarsi? Per rispondere a un bisogno sempre più diffuso, arriva oggi un interessante e originale metodo di crescita personale basato sulla riscoperta del pensiero e della prassi di Abraham Maslow, uno dei padri della psicologia positiva-umanistica americana degli anni Cinquanta, ebreo di origini russe diventato famoso per aver elaborato la celebre piramide dei bisogni e delle motivazioni.

Rivolto a persone in momentanea difficoltà e incapaci di rimettere in moto le energie bloccate, il Metodo SONO-Human Tuning è un’interessante tecnica innovativa che si rivolge a individui psicologicamente sani, potenzialmente in grado di superare i propri blocchi facendo leva su di sé e attivando un processo di auto-individuazione. «Aiutare chi ne ha bisogno a ritrovare la propria voce e la propria strada, unica e personale, questo è SONO. Tutto nasce dall’intreccio tra la mia esperienza di sociologo sul tema dei bisogni e della felicità personale e l’incontro con un gigante del pensiero psico-sociale come Abraham Maslow. Ebreo statunitense e liberal, una formazione freudiana, negli anni Cinquanta Maslow si pone una domanda: con il boom della psicoanalisi, non c’è il rischio di finire per guardare a tutti gli esseri umani con le lenti della patologia, come personaggi psicotici, nevrotici, schizofrenici? E invece dei sani, delle persone “normali” ma in difficoltà, chi si occupa? La domanda di Maslow era fondamentale. Le ricerche infatti negano che la maggior parte della gente sia psicologicamente problematica mentre è vero che tutti passiamo momenti difficili, di fragilità, caduta, disorientamento, confusione. E allora, tutti costoro chi li aiuterà, si chiedeva Maslow? Che ne sarà di loro, se patologizziamo tutto? E infine: come aiutare chi non ha bisogno di uno psicoterapeuta ma che sta attraversando un momento di stasi, di blocco e che cerca un aiuto ma limitato nel tempo? Per questo nasce SONO-Human Tuning, per fornire risposte a chi si sente in un cul-de-sac, in un periodo di impasse emozionale e incapace di agire, ma che assolutamente vuole uscirne e ritrovare se stesso senza affrontare anni di psicoterapia».

 

Enrico Finzi
Enrico Finzi

Così parla Enrico Finzi, ideatore e fondatore di SONO-Human Tuning, metodo di consulenza personale che aiuta a risintonizzarsi con le proprie esigenze profonde in modo da accrescere la soddisfazione esistenziale e superare la stasi delle energie vitali. Per 40 anni Finzi è stato uno dei guru della sociologia italiana, campione di sondaggi e di format di ricerca di mercato che, con Astra Ricerche, hanno fatto storia e da modello per un’intera generazione di sociologi italiani. Oggi, all’età di 70 anni, Finzi si rimette in gioco con una nuova sfida nel campo delle scienze umane e sul tema della ricerca della felicità, argomento a cui ha dedicato in passato due libri Felici malgrado (Ecomunicare), Come siamo felici – l’arte di godersi la vita che il mondo ci invidia (Sperling). «La curiosità è il mio botox, la mia strategia anti age», dichiara Finzi, «battere nuove strade significa non invecchiare. Ho passato la mia vita a studiare. Vorrei mettere a disposizione degli altri ciò che ho appreso, è l’idea di restituzione quella che mi spinge». Felicità quindi intesa come metodo per accrescere la soddisfazione esistenziale, favorire il “divenire se stessi”. A partire da Maslow che mise a punto una serie di teorie e pratiche centrate sulla capacità degli individui di generare la propria autorealizzazione e auto-guarigione. Ma senza dover concentrarsi sul passato, sulla dimensione inconscia, sull’infanzia.
«Maslow indica alcune vie tipicamente ebraiche: l’importanza del mondo valoriale e della dimensione sacra e spirituale del quotidiano; l’importanza della conoscenza e dello studio; il valore della conoscenza-consapevolezza di se stessi; il rifiuto di ridurre tutto alla dimensione economica e materiale (ossia al vitello d’oro); la crucialità delle relazioni con gli altri, il valore del comunitarismo, il rigetto dell’individualismo; l’importanza della generosità e della tzedakà, ovvero della dignità del povero; la centralità della dimensione del racconto», spiega Finzi.
«Insomma, è l’idea del CO: cooperare, colloquiare, condividere, collaborare, confliggere, ovvero un’idea dell’individuo conficcato dentro la comunità, idea tipicamente ebraica». Finzi ha studiato a lungo i bisogni e l’idea di felicità ad essi legata, ha fatto ricerca su ciò che si intende per soddisfazione esistenziale: in 17 anni ha raccolto più di 80 mila interviste a campioni rappresentativi della popolazione italiana usando il metodo scientifico (verificabilità e replicabilità). Il tema è centrale e non a caso nel solo 2016 sono usciti più di 200 libri nuovi con la parola “felicità” nel titolo. Da questo incrocio sarebbe nata, spiega Finzi, l’idea di fornire un sostegno a chi voglia migliorare il proprio bilancio esistenziale senza ricorrere a un approccio psicologico e con un coinvolgimento limitato nel tempo (due mesi e 7 sessioni di due ore ciascuna, questa la durata dello Human Tuning proposto da SONO), e infine con un investimento limitato di denaro.
Si parte da un questionario molto articolato, formulato in modo originale, un sistema di test di auto descrizione e auto profilo verificato su migliaia di persone, che mette a fuoco il racconto che ciascuno di noi fa di se stesso. «Noi partiamo proprio da qui per definire le attitudini del soggetto. Gli incontri (sempre alla presenza di due operatori, human tuners li chiamiamo noi), avvengono in modo dialogico e mai autoritario o direttivo. È il confronto tra le diverse narrazioni che fa emergere le contraddizioni e gli aspetti critici. Una impostazione mai ingabbiante, chiusa e definitiva. Noi non cerchiamo di definire un disturbo, semmai lo scopo è quello di aiutare la persona a smontare e rimontare il meccanismo che sta dietro quel certo modo di viversi e percepirsi che ha generato il blocco e che ha effetti negativi. Si tratta quindi di riattivare capacità che sono state oscurate, di stimolare una riprogrammazione».
10945736_10206023971707832_7050548844777437118_nMaslow usava la rilettura del concetto di maschera. La sua tesi era che ciascuno di noi inevitabilmente si costruisce un personaggio, indossa una maschera con cui entra nel teatro della vita e con cui si guarda allo specchio, il modo in cui ciascuno rappresenta se stesso. Tutti vestiamo una maschera, è ovvio, è inevitabile; il grave rischio è quello dell’irrigidimento, che diventi permanente e che ci renda schiavi, inibendo la capacità di toglierla e di ritrovare la strada verso l’autenticità. Risultato? La perdita di flessibilità, l’erigersi di una corazza, il blocco delle emozioni, un volto rigido che tiene incapsulato il fluire emotivo. Con la conseguente perdita di capacità osmotica, quella di ricevere influenze dall’esterno e col rischio di trasformarci in una pentola a pressione con la valvola rotta. L’idea di Maslow consiste quindi nell’introdurre micro-cambiamenti nello schema comportamentale, erodere la maschera con piccoli movimenti, de-programmare lo schema attraverso azioni piccole ma ripetute che, come dei compiti a casa, dobbiamo eseguire ogni giorno, piccoli esercizi di re-tuning, appunto. Una fluidificazione lenta e inesorabile, senza strappi ma a piccoli passi. Per riabituare il cervello a imboccare i percorsi perduti e imparare a riconoscere la via smarrita del benessere. Insomma, grazie a piccole azioni di micro cambiamento si innescherebbe un circolo virtuoso che agirebbe ben oltre le 7 sessioni, e che continuerebbe a lavorare dentro di noi anche una volta terminato il percorso. «Ci poniamo come partner dialogici per recuperare l’individuo alla sua vocazione esistenziale: conosci te stesso per viaggiare dentro te stesso e arrivare a te stesso. In fondo, nessuno sa che cosa sia la felicità né conosce la strada per arrivarci. Ma ciascuno di noi è disposto a tutto per poter stare bene».