Netanyahu/Lapid: due politici più vicini di quanto si creda. Almeno in politica estera

Opinioni

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] Nell’attesa di conoscere per quale governo voteranno gli israeliani il primo novembre sarà opportuno non stupirsi, come avviene sulla maggior parte dei nostri giornali, se queste elezioni sono le quinte in quattro anni.
Le differenze tra destra e sinistra, ad esempio, hanno subìto un profondo cambiamento sull’atteggiamento da tenere di fronte al problema palestinese. Dopo le affermazioni contro Israele in Germania, Abu Mazen non rappresenta più la parte definita anche a livello internazionale “moderata”. Ci si chiede invece chi vincerà, lui o Hamas, per entrambi il nemico da eliminare rimane lo Stato ebraico. Una continuità c’è stata in politica estera, nel passaggio dal governo Netanyahu a Bennett/Lapid. È sotto Bibi che erano nati gli Accordi di Abramo, per la prima volta degli Stati musulmani mediorientali riconoscevano Israele, aprivano le frontiere, stabilivano rapporti commerciali. Un risultato sbalorditivo. A cui è seguìto un altro gesto di grande importanza, il trasferimento dell’Ambasciata americana a Gerusalemme. C’è da chiedersi quando lo farà anche l’Italia, come mai il nostro governo, che si dichiara “amico di Israele” non prende la stessa decisione? Anche la sicurezza continua ad essere affrontata come un problema da valutare con estrema attenzione e durezza. Yair Lapid, succeduto a Bibi, nei suoi rapporti internazionali, si comporta con la stessa saggezza e coraggio. Lo confermano le azioni ammonitive all’Iran, ricordando agli Usa che la minaccia nucleare li deve vedere in prima fila, non ci sono trattati da firmare, l’Iran è una dittatura, qualunque cosa possa sottoscrivere non è attendibile, mentre lo è la dichiarazione di voler cancellare Israele dalla carta geografica. Israele, comunque, è pronta a difendersi. Come continua a comportarsi ai propri confini, con Libano e Siria, obbedienti agli ordini di Teheran.
Voglio ricordare anche l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. Conosciamo tutti il rapporto particolare tra Israele e la Russia, lo Zar controlla il confine con la Siria, di fatto dà a Israele un aiuto per controllare atti di terrorismo al confine nord. Ma Lapid non si è girato dall’altra parte, parla con Zalensky, un gesto che Putin non ha gradito, minacciando la chiusura della Agenzia Ebraica di Mosca. Un avvertimento, in stile mafioso. Per una volta la domanda non è scomoda, Netanyahu/Lapid due nomi, due politici più vicini di quanto si creda.