di Gabriele Nissim
Vi ringrazio per la vostra lettera (leggi QUI ndr) perché mi offre l’occasione di fare alcune considerazioni. Vi faccio anzitutto notare che vi rifate alla campagna di un sito come l’Informale che mette all’indice gli ebrei che non considera buoni e li indica al pubblico disprezzo nel mondo ebraico, come è capitato recentemente con la demolizione della figura di Marek Halter, proprio il giorno dopo l’attacco antisemita a Parigi.
(In calce una rettifica dell’Informale su questa affermazione ndr).
Iniziamo col chiarire una cosa, speriamo una volta per tutte: Vittorio Arrigoni non è un Giusto per Gariwo. Lo abbiamo abbiamo spiegato e rispiegato nel nostro sito (https://it.gariwo.net/giardini/sulle-scelte-nei-giardini-dei-giusti-23071.html).
Non lo è perché che chi nega il sacrosanto diritto di Israele a esistere come Stato, e non cerca la difficile condivisione e la pace tra i due popoli, per noi non può essere considerato un esempio di Giusto. A Pistoia nove anni, quando era appena nato il nostro progetto, Ulianova Radice con Anna Maria Kuciukian scrissero subito una lettera di dissenso per quella scelta. E poi successivamente, facendo tesoro dell’esperienza di questi anni (niente all’origine nasce perfetto!), abbiamo deciso di nominare un Comitato di garanti che, nel caso di proposte sbagliate o divisive (ma si contano sulle dite delle mani su oltre cento giardini), esprime il suo parere e apre una discussione che può avere diversi esiti.
È così accaduto che alcuni giardini abbiano ripensato le loro candidature, dopo essersi confrontati con noi. Questa pratica di critica e dialogo è, e sarà sempre, la nostra filosofia.
Gariwo, com’è ovvio, è responsabile solamente (avemmo già modo di spiegarlo su “Mosaico”) per i giardini che gestisce direttamente nella proposta delle candidature: come a Milano, Roma, o nel terreno del Ghetto di Varsavia.
Vi inviterei a fare un giro sul Monte Stella per verificare non sul sentito dire, ma di persona, il valore esemplare e morale delle persone indicate come Giuste. Questo giardino fa onore all’immagine internazionale di Milano e dell’Italia.
Noi abbiamo dato impulso ai giardini non solo per onorare le persone e farne dei monumenti alla memoria, ma per abituare la società e i giovani a valorizzare il Bene come processo educativo e stimolare un lavoro di ricerca. La crescita civile che auspichiamo richiede una discussione sempre aperta e mai scontata, come è appunto la lotta all’antisemitismo e a ogni forma di odio, razzismo e intolleranza.
La dialettica sui giardini ci sarà sempre, come del resto accade a Yad Vashem, dove il concetto è sempre in evoluzione e dove anche le decisioni prese sono messe spesso in discussione. Quando fu inaugurato il Giardino di Yad Vashem ci fu, ad esempio, una sollevazione perché il giudice del processo Eichmann, Moshe Landau, non voleva un albero per Schindler che considerava uno schiavista e truffatore. Ma Moshe Bejski, ideatore del Giardino, non riteneva che il rischio della vita dovesse diventare un criterio per la definizione dei Giusti. Per lui contava il gesto e il salvataggio, più del rischio personale. Non voleva che si santificasse nessuno, perché voleva premiare il Bene possibile e non quello eroico al di fuori dalla possibilità delle persone comuni.
Vorrei ricordare che esiste una legge italiana ed europea che definisce le caratteristiche dei giardini e che è diversa da quella di Yad Vashem e che sancisce l’idea dei giusti universali. Gariwo si rifà a questa legge firmata dal Presidente Mattarella nel 2017:
“La Repubblica, in conformità alla dichiarazione scritta n. 3/2012 sul sostegno all’istituzione di una Giornata europea in memoria dei Giusti, approvata dal Parlamento europeo il 10 maggio 2012, riconosce il 6 marzo come «Giornata dei Giusti dell’umanità», dedicata a mantenere viva e rinnovare la memoria di quanti, in ogni tempo e in ogni luogo, hanno fatto del bene salvando vite umane, si sono battuti in favore dei diritti umani durante i genocidi e hanno difeso la dignità della persona rifiutando di piegarsi ai totalitarismi e alle discriminazioni tra esseri umani.”
E poi (al punto 2) si invitano gli enti pubblici e civili a istituire dei giardini dove si possono onorare i giusti.
È forse questa la questione sulla quale non siamo d’accordo. Io penso invece che questo dovrebbe essere un motivo di vanto e di onore per il mondo ebraico: l’idea dei Giusti può influenzare il futuro dell’umanità e non è un caso che in Rwuanda, come in Armenia, come negli Stati Uniti, questa nuova filosofia diventi sempre più importante per la prevenzione dell’odio e dei genocidi.
I giusti non sono per gli ebrei, ma per tutta l’umanità. Nella tradizione ebraica essi non sono soltanto coloro che hanno salvato delle vite durante la Shoah, ma sono anzitutto i “giusti nascosti” di cui parla il Talmud: coloro che fanno azioni esemplari e anticipano il Bene nell’anonimato, ai quali tutti noi dovremmo essere grati. Quando il Male si manifesta e vince è sempre troppo tardi. Benissimo onorare chi ha salvato nelle situazioni estreme, ma è altrettanto importate valorizzare chi ha cercato di impedirlo, magari non rischiando troppo, quando è alle sue origini. Ecco perché è importante che nei giardini ci sia un equilibrio tra azioni “eroiche” (anche se non ci piace questo termine), e quelle più “normali” in tempo di pace. La funzione dei giardini serve alla società se valorizza la prevenzione e stimola le persone viventi ad agire prima che il peggio accada.
Non siete voi che dite che bisogna occuparsi degli ebrei vivi e non solo di quelli morti? Credo che questo principio debba valere per tutti gli esseri umani. Ci occupiamo dei vivi per rendere il mondo migliore, affinché i drammi del passato, anche recente, non si ripetano più. Ricordiamoci che il Male arriva a piccoli passi e la gente non se ne accorge: spesso lo considera un fatto normale o ineluttabile. Il Male nasce sempre da un accumulo di comportamenti sbagliati e da piccole forme di odio che diventano sempre più grandi. Dall’odio dei tifosi nella partita di calcio allo stadio Maxmir a Zagabria, ad esempio, nacque la pulizia etnica nella ex Jugoslavia e si arrivò al genocidio di Srebrenica.
Chi è capace di prevenire il Male, con piccoli o grandi gesti, forse impedisce un Male estremo (come fanno appunto i “giusti nascosti”), e sicuramente diventa un esempio di emulazione per la società.
Queste sono le considerazioni per le quali è nato e opera Gariwo, che è una organizzazione che ha messo assieme ebrei, armeni, rwuandesi, bosniaci, laici e ed esponenti di diverse fedi religiose e filosofiche.
Vorrei infine parlare di me stesso. Mi sento prima di tutto un uomo e un essere umano e dopo la tragedia della mia famiglia a Salonicco ho fatto una promessa a mia zia Rachele, mia cugina Pola e tutti i famigliari che sono scomparsi ad Auschwitz assieme al 95% degli ebrei della città. Ho promesso che quello che è capitato loro non doveva ripetersi non solo per gli ebrei, ma per tutti gli esseri umani.
Per questo, andando contro corrente, ho rotto tabù sul totalitarismo comunista e i gulag quando invece andava di moda nascondere le false promesse del comunismo; ho denunciato la persecuzione ebraica nei paesi dell’Est, quando nessuno ne parlava; sono andato in Bosnia a sostenere Svetlana Broz dopo la pulizia etnica; ho creato la Giornata dei Giusti in Europa e in Italia e un grande movimento internazionale come Gariwo. Nella prossima giornata dei Giusti, rompendo il muro di omertà denuncerò la persecuzione degli Uiguri e la violazione dei diritti democratici onorando i coniugi Lu Xia e Lu Xiabo.
Dalla mia storia di ebreo mi sono sentito ancora più essere umano e fino a quando vivrò non rinuncerò a questa promessa. Per me essere ebreo significa non essere indifferenti verso gli altri. Non diventare chiusi e timorosi, ma essere coraggiosi.
Sostenere che “Amnesty International” e l’ONU sono due organizzazioni antisemite è fuorviante. Sono istituzioni che necessitano sempre di essere messe in discussione e rinnovate, non solo quando fanno delle scelte sbagliate verso Israele, ma in generale.
“Amnesty International”, ad esempio, pochi giorni fa, ha quasi avallato l’arresto di Aleksej Navalnyj in Russia presentandolo come un razzista e xenofobo. Hanno fatto il gioco del Cremlino che lo vuole distruggere moralmente per poi farlo morire in prigionia. Eppure rimane un’ istituzione che, con tutti i suoi molti difetti, è assai utile per denunciare le violazioni di tutti i diritti umani nel mondo.
- Leggi anche Mordecai Paldiel (ha sempre sostenuto l’idea dell’onorare coloro che hanno salvato vite umane negli altri genocidi della storia).
- VIDEO La dichiarazione di Mordecai Paldiel
La rettifica dell’Informale (in base alla Legge 8 febbraio 1948, n. 47 – art. 8, Legge sulla stampa; Legge 3 febbraio 1963 n. 69 – art. 2)
Nella sua risposta all’articolo a firma Wellcommunity, “I Giusti, la memoria, i giardini. Una domanda a Gariwo, pubblicato da voi il 28 febbraio, Gabriele Nissim, riferendosi a L’Informale, scrive: “Vi faccio anzitutto notare che vi rifate alla campagna di un sito come l’Informale che mette all’indice gli ebrei che non considera buoni e li indica al pubblico disprezzo nel mondo ebraico, come è capitato recentemente con la demolizione della figura di Marek Halter, proprio il giorno dopo l’attacco antisemita a Parigi”.
L’Informale, non ha la vocazione alle gogne pubbliche, ma quella di fornire analisi e anche, inevitabilmente, critiche. A proposito di Gariwo, della impostazione ideologica che lo sostiene, e in particolare delle scelte, a nostro parere assai discutibili che la ONLUS fa, sia in merito a chi compone il proprio Comitato Scientifico, come il Prof. Vittorio Emanuel Parsi, le cui opinioni su Israele rispecchiano quelle del BDS, sia altre, abbiamo esposto fatti e posto domande. Ci è sembrato e ci sembra inammissibile che un noto attivista antisionista come Vittorio Arrigoni sia stato proclamato Giusto a Pistoia nel 2013 in una iniziativa riferibile a Gariwo e alla presenza di due delle sue figure di riferimento, Pietro Kuciukan e Anna Maria Samuelli. Siamo stati noi che abbiamo portato all’attenzione pubblica questo episodio, sottolineando che in otto anni non vi è stata da parte di Gariwo nessuna dissociazione pubblica da esso. Comprendiamo, in effetti, la difficoltà, come potrebbe, infatti, farlo, visto che all’inaugurazione del Giardino di Pistoia erano presenti due suoi rappresentanti?
Capiamo che avere esposto tutto ciò sia dispiaciuto a Gabriele Nissim, il quale, lui che ci accusa di tale prassi, perde difficilmente l’occasione per distinguere gli ebrei buoni (quelli che condividono le sue idee universaliste) e quelli cattivi (quelli che sono legati al concetto di nazione e patria), ma fare informazione, significa anche, a volte, dovere esporre contraddizioni e porre domande impertinenti. Essere troppo abituati agli effluvi dell’incenso rischia di annebbiare la percezione esatta delle cose.
Quanto a Marek Halter, al quale va la nostra solidarietà per l’aggressione subita, sulla modalità della quale le indagini sono tuttora in corso, abbiamo esposto in un articolo alcuni fatti che possono fornire al lettore, al netto delle agiografie, un quadro più problematico. Che ciò non sia piaciuto a Gabriele Nissim, che della agiografie è un cultore, non rischia di sorprenderci.
Niram Ferretti
L’Informale