Perché è caduto l’anatema europeo contro Hamas, non più considerato terrorista?

Opinioni

di Angelo Pezzana

hamas-gaza-terrorismo-domande-focus-on-israelCi sono delle notizie che i nostri media preferiscono non pubblicare. O, se proprio non possono farne a meno, lo spazio che le ospita è minimo, con l’esclusione di qualsivoglia commento. Una di queste è stata la cancellazione da parte dell’Unione Europea di Hamas dall’elenco dei movimenti terroristi. Eppure la notizia c’era tutta e aveva dell’incredibile. Ma come, Hamas, un movimento che ha nel suo statuto la distruzione di Israele e lo sterminio dei suoi cittadini ebrei – l’ha dimostrato nei fatti da quando nel 2005 ha preso con un colpo di stato il potere a Gaza e da allora, sempre, tiene aperto un conflitto con Israele – e l’UE ne ripulisce l’immagine inserendolo all’onor del mondo fra gli Stati? Notizia invisibile, commenti zero, non sia mai che qualche lettore si  facesse un’opinione critica sulla natura genocida di una parte rilevante dei palestinesi e che non teme di affermarlo apertamente.
A difesa della sciagurata decisione dell’UE, qualcuno ha evidenziato una supposta differenza tra Hamas forza di governo e le cosiddette “forze armate” di Hamas, che esercito non possono definirsi, preferendo una definizione meno ufficiale, “ala militare”, più presentabile in Occidente. Hanno pure un nome che le distingue, Izzadim Kassam, in modo che i crimini di guerra di cui si rendono responsabili possano essere stornati da Hamas forza di governo, attribuibili quindi a milizie non meglio qualificate, come infatti avviene ogni volta che vengono citate.
Hamas ripulito e restituito al consesso degli Stati. Che poi a dare gli ordini, fornire le armi, siano i leader di Hamas, è secondario.
Caduto l’anatema europeo contro Hamas – con il silenzio-assenso della Ministra degli Esteri Mogherini – in Medio Oriente  a valutare la vera natura di Hamas è intervenuto l’Egitto, che recentemente ne ha messo fuori legge l’ala militare, non avendo alcun timore delle reazioni dei Fratelli Musulmani, dei quali Hamas è una costola. Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha giudicato la decisione del Generale Al Sisi “pericolosa e inaccettabile”, perché “serve soltanto gli interessi di Israele”, dimenticando la mattanza di soldati egiziani nella Penisola del Sinai ad opera di gruppi terroristi la cui azione mira a restaurare il potere del Fratelli Musulmani, che gli egiziani hanno fatto sloggiare dopo avere assaggiato la bontà della gestione Morsi. Hanno tirato in ballo Israele, ma non ci ha creduto nessuno, nemmeno in quel mondo arabo-musulmano che, al pari dell’Egitto riconosce nei Fratelli Musulmani l’origine del Califfato, una parola che sta terrorizzando i paesi democratici, Usa compresi, ma che non è altro che la longa manus di quel movimento fondato in Egitto da Al Banna alla fine degli anni ’20.
Se i nostri media rivolgessero la loro attenzione un po’ meno alle lamentele dei palestinesi, raccontando, tanto per fare un esempio, quanto sia falso scrivere, per esempio territori “occupati” al posto di “contesi”, aiuterebbero i propri lettori a capire quanto accade in quella regione e, soprattutto, riferissero – invece di scartarle – quelle notizie che mettono in discussione la narrativa arabo-musulmana, di cui la vicenda della “assoluzione” di Hamas è solo l’ultimo, macroscopico esempio. È troppo chiederlo?