di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda] Come ogni anno, il 28 del mese ebraico di Iyar, Gerusalemme celebra la riunificazione della capitale. Avviene dal 1967, dopo la guerra dei sei giorni, per ricordare la liberazione del quartiere est ancora sotto il potere della Giordania. Una festa nazionale, con lo sventolare delle bandiere dal significato particolarmente importante nella capitale.
Ma quel che sembrerebbe normale in qualunque altro paese non lo è per Israele. “Battaglia a Gerusalemme per la marcia della discordia” titolava un quotidiano ‘serio’ del nord, superando in disinformazione le testate più partigianamente antisioniste. Persino la parola riunificazione, un fatto storico, veniva scritta fra virgolette. La celebrazione andava cancellata con il divieto ai cittadini israeliani di salire sul Monte del Tempio – definito però ufficialmente ‘Spianata delle Moschee’ – spiegando così “gli ebrei possono salire sul luogo che secondo evidenze archeologiche e storiche, ospitava i due templi distrutti in epoche diverse”. Cita poi una pagina del Corano che non esiste, che dovrebbe riportare il ‘fatto storico’ del viaggio notturno del Profeta- inventato di sana pianta.
Una disinformazione che richiama la definizione Doppio Standard, ignorare gli autori delle violenze, attribuendone la responsabilità ad altri. È quanto è successo con la giornalista di al Jazeera Shiren Abu Akleh, uccisa da un proiettile durante una sparatoria tra terroristi palestinesi e polizia israeliana. Di fronte alla proposta di Israele di affidare a una commissione indipendente l’analisi di quanto era accaduto, i media italiani, nella quasi totalità, si sono schierati con il No di Abu Mazen che ha dichiarato: la salma di Shiren e il proiettile che l’ha uccisa rimangono nelle nostre mani. Una dichiarazione che avrebbe dovuto sollevare immediatamente il sospetto che chi l’aveva pronunciata avesse qualcosa da nascondere. Invece no, il colpevole è Israele! Una accusa condivisa anche da alcuni irresponsabili pacifisti cui non sembrava vero poter passare per coraggiosi critici di Israele.
Il Doppio Standard è dunque un virus incurabile. La prova? Shiren è diventata una eroina palestinese, uccisa dal fuoco israeliano, mentre Frederic Leclerc-Imhof… chi era costui? Un giovane fotografo francese, volontario in Ucraina per testimoniare i massacri di Putin, viene ucciso da un soldato russo. Qualche immagine in TV e un richiamo per un giorno sui giornali. Ah, sì, Macron ha inviato le condoglianze alla famiglia. Nessuna testata ha mostrato il volto di Putin accanto a quello di Frederic: eccolo l’assassino. Siamo in pochi a porre domande scomode, eppure il suicidio delle democrazie occidentali di fronte alle attuali dittature non può non ricordare l’ascesa dell’Hitler degli anni ’30