Poteva Israele non reagire? Poteva l’Europa non risvegliarsi antisemita?

Opinioni

di Angelo Pezzana

operaizoneNei circa 50 giorni di guerra tra Israele e Hamas, il Medio Oriente è stato teatro questa estate di orrende carneficine. Milioni di rifugiati siriani sono fuggiti nei Paesi vicini per non essere uccisi nella guerra civile tra Assad e i vari gruppi estremisti islamici, mentre in Siria la conta dei morti supera i 200.000. La cosa però non ha destato grande preoccupazione nel mondo occidentale – fatte salve le invocazioni alla pace, quelle non mancano mai – preso com’era a risolvere un rebus appassionante, di derivazione dalemiana: come mai era così sproporzionato il numero delle vittime tra israeliani e palestinesi? Una settantina di soldati israeliani e una manciata di civili contro 2.000 palestinesi assortiti, di difficile classificazione, perché i combattenti palestinesi non indossano divise regolari, farli passare per civili è stata una carta vincente che Hamas ha giocato sicura del risultato. Abbiamo letto e sentito questa domanda rimbalzare ogni giorno, tra luglio e agosto, seguita dall’insinuazione che quella differenza pesava come un macigno sulla coscienza di Israele, mentre in tutto il mondo occidentale era un susseguirsi di manifestazioni di solidarietà con Gaza. Ignorando – facendosene vanto – che la guerra era stata programmata da Hamas con il rapimento e l’uccisione dei tre giovani israeliani, e con il lancio di migliaia di missili lanciati senza interruzione sul territorio d’Israele. Poteva Israele non reagire? Eppure cortei e manifestazioni – non di massa, gli allocchi odiatori erano spesso anche poche decine, ma sufficienti per essere fotografati e entrare anche nei Tg regionali – hanno percorso l’Europa diffondendo il loro odio genocida contro lo Stato ebraico.

I cristiani, perseguitati e spesso uccisi nel mondo islamico, non fanno notizia, il Vaticano eleva preghiere, richiama il valore della pace, ma poi le immagini dei cristiani saltati in aria nelle chiese irachene scompare dagli obiettivi dei fotografi occidentali, interessano poco, si rischia anche la vita, le più facilmente piazzabili sono quelle scattate a Gaza, quelle sì colpiscono l’immaginazione del lettore. Israele uccide, poco importa che vi sia costretto per legittima difesa. Le immagini poi si accompagnano sempre con la contabilità “sproporzionata” delle vittime. E Abu Mazen, il moderato, chiede l’incriminazione di Israele al Tribunale Penale dell’Aja.

Sarà pure una domanda scomoda, ma non è che sia il caso di rispolverarne un’altra, che ci era stato raccomandato – noi consenzienti – di usare con estrema cautela, visto che l’indignazione scatta solo quando c’è di mezzo Israele … non c’entrerà mica l’odio verso gli ebrei, che ha trovato in Israele il nuovo canale nel quale risorgere dalle ceneri nazi-fasciste? Per chi conosce la Storia può sembrare una domanda retorica, ma certo, è evidente che c’entra l’antisemitismo, lo capirebbe chiunque!, ci viene detto. Ebbene, quel chiunque, semi anestetizzato dalle news televisive in gran parte di derivazione palestinese, cloroformizzato dalle analisi degli “esperti del giorno dopo” che sui giornali non ricordano mai le ragioni di Israele (le sole che consentirebbero, informando, di far conoscere la realtà dei fatti e non soltanto le loro interpretazioni), a quel chiunque rimane alla fine saldo nella mente solo il conteggio delle vittime e quel dito puntato contro Israele di RaiNews24. Dalla coscienza tranquilla, perché crede di non essere -nel modo più assoluto- antisemita. Allora diciamoglielo che si sbaglia, spiegandogli anche perché.

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