Se si vuole la pace, si devono rafforzare e proteggere le democrazie: Israele, Ucraina, Taiwan

Opinioni

di Emanuele Calò

Israele traballa un poco dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia, un’emanazione delle Nazioni Unite, nella quale le dittature finiscono per menare le danze. I magistrati giudicanti non sono quelli per i quali la Corte era stata prevista, perché le Nazioni Unite ormai hanno soltanto nominalmente il compito di promuovere pace, libertà e democrazia. Senza magistrati liberi, la CIG non è ontologicamente una Corte perché manca di giustizia.

 

George Orwell, in 1984, chiariva alcuni punti: “Inizi quindi a vedere che tipo di mondo stiamo creando? È l’esatto opposto delle stupide utopie edonistiche che immaginavano i vecchi riformatori. Un mondo di paura, tradimento e tormento, un mondo in cui si calpesta e si viene calpestati, un mondo che diventerà non meno ma PIÙ spietato man mano che si raffina. Il progresso nel nostro mondo sarà un progresso verso più dolore. Le antiche civiltà affermavano di essere fondate sull’amore o sulla giustizia. La nostra è fondata sull’odio. Nel nostro mondo non ci saranno emozioni tranne la paura, la rabbia, il trionfo e l’egoismo”.

 

Lo statuto dell’ONU è basato su un errore di diritto: mentre gli atti fondativi dell’Unione Europea esigono tuttora che gli Stati membri siano delle democrazie compiute, per far parte dell’ONU ciò non è necessario, e basta una svolta quantitativa e qualitativa perché siano le dittature a prevalere. Quanto agli Stati Uniti d’America, essi avevano buon gioco a respingere il comunismo, finché il linguaggio rimaneva fedele a un qualche significato. Sennonché, una volta sconfitto il comunismo, il suo posto è stato preso dall’ideologia woke, che sostituiva il conflitto (chiaro) fra borghesi e proletari, col conflitto (anfibologico) fra oppressori e oppressi.

 

Alla crescente debolezza ideologica americana ha fatto riscontro la crescente burocratizzazione dell’Unione europea, fitta di norme (e di agenzie) di ogni tipo, attuando un paradosso: per alcuni versi, gli Stati membri sono meno autonomi degli Stati membri degli USA. Manca una prospettiva, un’idea, uno scopo condiviso. Tra poco ci saranno le elezioni europee, ma si parlerà, almeno da noi, soltanto di problematiche domestiche. Non vi è un esercito europeo, eppure i Trattati europei prevedono un meccanismo di solidarietà militare eguale (o quasi) a quello della Nato.

 

Quanto a Israele, sono decenni che vive in una strada senza uscita: se non si difende, perisce, se si difende viene massacrata dall’opinione pubblica e, finanche, dalle Nazioni Unite e dalla sua ambigua creatura, la Corte Internazionale di Giustizia. Ciò significa che, qualsiasi cosa faccia, Israele ha torto, ossia, non ha via d’uscita. Un massacro che è stato annunciato/preceduto dalla gogna mediatica che da decenni demonizza lo Stato ebraico.

 

Esiste Israele? Dipende dai punti di vista. Chi decide che non esiste può godere di ampi margini di ragione; non è un folle ma uno che può imprimere una svolta retroattiva al suo delirio. Abbiamo sempre detto, a ragione, che la situazione di Israele è un unicum, ma se questo ragionamento vale per la Shoah, non vale più per il diritto all’esistenza, dove vediamo che, tutt’ad un tratto, vi sono due ali che affiancano la negazione dell’esistenza dello Stato ebraico. Una è l’Ucraina, l’altra è Taiwan. Di tutti e tre gli Stati, troviamo singolari somiglianze: tutti e tre sono democrazie, di tutti e tre si nega il diritto all’esistenza.

 

L’Ucraina non avrebbe diritto di esistere perché sarebbe un’entità artificiale, Taiwan nemmeno avrebbe diritto di esistere perché sarebbe parte della Cina continentale e Israele esisterebbe su territorio altrui. Come gli ebrei erano considerati luftmenschen, gente senza terra che vive per aria, anche Israele avrebbe tale natura.  Come si vede, se si asserisce che questi tre Stati non esistono, ciò non è vero per oggi, ma se cambiasse lo status quo, tale affermazione potrebbe diventare vera.

Estirpare tre Stati democratici uniformerebbe la situazione nelle rispettive aree geografiche, dimostrando che la democrazia ha fallito. Oswald Spengler si cimentò nella costruzione teorica del Tramonto dell’Occidente, Martin Van Creveld nel declino dello Stato e, dal canto suo, la Freedom House esamina il declino della democrazia.

Più precisamente, per Freedom House: “Israele ha il punteggio complessivo più alto (77) ed è attualmente l’unico paese classificato libero nella regione, sebbene il governo eletto alla fine del 2022 abbia seguito un’agenda politica che ha sollevato preoccupazioni sull’indipendenza della magistratura e su altri elementi fondamentali della democrazia. Freedom House valuta la Cisgiordania occupata e la Striscia di Gaza come territori separati, ed entrambi sono classificati come Non liberi”.

Tutto questo, in Italia non interessa, e sarebbe interessante sapere cosa ne pensi l’ISPI, il prestigioso istituto milanese col quale siamo in disaccordo, e vorremmo parlarne in pubblico, col massimo rispetto. Per esempio, potremmo dire che, se Cisgiordania e Gaza fossero libere e democratiche, non esisterebbero conflitti e lo stesso vale per chi mette in discussione Taiwan e Ucraina. Tuttavia, il lettore sa bene che queste affermazioni nostre costituiscono la prova provata di quanto siamo eccentrici, con una sfumatura che ci porta difilato nell’area del ridicolo. Perché? Perché la democrazia da noi non è più un valore, perché si parla di antifascismo in continuazione, dimenticando che, in tesi, un genocida come Stalin era un antifascista. Per quale ragione si rivendica l’antifascismo come un valore e non la democrazia, se non perché quest’ultima esclude ogni altra dittatura e l’antifascismo (da solo) no?

 

Quando Flaiano scrisse che i fascisti si dividono in fascisti e antifascisti, tutti credettero che fosse una facezia, ma il passato fascista del paese, col suo contenuto totalitario, ha spesso superato il contenitore mussoliniano e si è espanso, come rilevava Renzo De Felice nell’Intervista sul fascismo, ad altre ideologie non democratiche, come il comunismo, il movimento woke e il pauperismo, espressione quest’ultimo del sottoproletariato stigmatizzato da Marx.

 

Per quale ragione nel conflitto di Gaza si nega ogni peso alla qualifica di Hamas come entità terrorista inserita nella Black List dell’Unione europea, se non perché si è persa ogni fiducia nel metodo democratico? La canzone patriottica Rule, Britannia! Recita “Britons never will be slaves”. Bene, se si continua, a livello didattico, a negare ogni valore alla democrazia, questo è il destino che ci attende.

 

Il Sommo Pontefice predica sempre, giustamente, contro la guerra; non sarebbe male che gli si ricordasse che la democrazia non è un sistema come tanti, ma è l’unico e solo che può prevenire le guerre, perché non ci sono mai state guerre fra democrazie. Potrei dire, al Papa, che, quando si arriva a negare l’ebraismo di Gesù, il passo seguente sarà quello di negare direttamente Gesù. Si potrebbe pure chiedere al Santo Padre, di pregare per l’integrità di quelle nazioni la cui forma statale e la cui indipendenza ed esistenza, sono oggetto di minaccia.

Se si vuole la pace – e non potrebbe essere altrimenti – bisogna cercare i mezzi idonei per preservarla, rafforzando le democrazie ed allontanando le minacce che su di esse incombono.