Vittorio Emanuele Parsi: quando anche l’attacco della Russia all’Ucraina serve a denigrare Israele

Opinioni

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] Protagonisti di questa rubrica erano il mese scorso Amnesty International, Rai3 e il video-game antisemita I cavalieri di Al Aqsa, scaricabile anche in Italia, quest’ultimo un gioco online in cui vinceva chi uccideva online il maggior numero di soldati israeliani. Amnesty, famosa in tutto il mondo come la ong per eccellenza dei diritti umani, aveva appena pubblicato un dossier di 211 pagine in cui accusava Israele di essere uno Stato di apartheid, eguale al Sud Africa di triste memoria. Rai tre, invece, trasmetteva un documentario su Israele, a cura di Davide Demichelis, il cui contenuto era simile alle accuse di Amnesty. I nostri media, cartacei e no, nessuno escluso, non avevano ritenuto queste notizie degne di interesse. Il pezzo si chiudeva con la promessa di chi scrive che sarebbe stato attento se per caso poteva essere smentito. Di giorni ne sono trascorsi, ma il silenzio, come si temeva, è prevalso.
Anzi, si è arricchito, complice di nuovo la Rai, in uno speciale del TG1 del 6 marzo dedicato alla guerra di Putin contro l’Ucraina. L’occasione era il viaggio del Premier israeliano Naftali Bennett a Mosca, nel tentativo di verificare una possibile mediazione. Un servizio corretto, rovinato però dall’intervento di Vittorio Emanuele Parsi, professore alla Università Cattolica di Milano, esperto in relazioni internazionali, che ha dichiarato “Onestamente penso che sia andato a farsi gli affari suoi, per essere franchi è andato a parlare dell’ossessione di Israele per l’Iran, è andato a fare shopping di nuovi cittadini e gli interessi del gas per Israele. Che non stia aiutando un presidente ebreo di un paese aggredito è abbastanza grave”. Parsi non è nuovo a dichiarazioni pesanti e grezze su Israele, è vero che uno può pensarla come crede, ma se insegna all’Università Cattolica – alla quale evidentemente va bene così com’è – è peraltro noto per la profonda antipatia verso lo Stato ebraico e forse non era l’ospite da invitare al TG1. È vero che le televisioni italiane si distinguono per lo spazio nei talk show offerti a personaggi discutibili, ossessionate da un malinteso timore di non essere abbastanza imparziali, come si è visto con le presenze di seguaci di Putin, un dittatore che gode simpatie sia nell’estrema sinistra, nota per le sue posizioni contro Israele, sia in una destra che non ha ancora capito il significato della parola “liberale”.
Il pacifismo delle democrazie occidentali di oggi ricorda gli accordi di Monaco del settembre 1938, dimenticano le parole profetiche di Winston Churchill “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra”.