75 anni e non sentirli Buon compleanno!

Personaggi e Storie

di Redazione

Nato nel giugno del 1945 per far risorgere la Comunità dalle macerie della guerra e riannodare i legami familiari  e sociali, il Bollettino – Bet Magazine è il giornale più “antico” e longevo – ancora militante e vitale- dell’ebraismo italiano. Grazie ai suoi lettori, è riuscito a crescere, adattandosi alle esigenze e ai nuovi scenari dell’informazione del XXI secolo

Era una tiepida mattina di 75 anni fa, inizio giugno 1945. Come attratti da una stella polare, dietro piazza del Duomo, tra scrivanie e scaffali improvvisati, negli uffici allestiti in via Unione, convergevano gli ebrei di mezza Europa e d’Italia: volti pallidi, andature incerte, corpi smagriti. Ma negli occhi una piccola luce di attesa, di speranza. Ritrovare i propri cari. In una Milano ferita dalle bombe, arrivavano a frotte profughi da ogni dove, figli in cerca di padri, mariti in cerca di mogli, sorelle in cerca di fratelli, nipoti in cerca di nonni, zii, cugini… Milano era il crocevia magico di quel crogiolo di sopravvissuti. Ma non era facile creare una rete che collegasse le informazioni con le persone, che riannodasse i fili spezzati tra i profughi, ripercorrendo la loro odissea di fughe e trasferimenti. Una tela da ricucire, un puzzle famigliare da riassemblare. Quella mattina di giugno, un prestante ed energico giovanotto aveva deciso, pragmaticamente, di pubblicare e distribuire gli elenchi dei nomi di tutti coloro che si presentavano in via Unione alla ricerca dei propri congiunti. L’Italia ebraica era in ginocchio, la Comunità di Milano distrutta.

Gualtiero Morpurgo

È così che, dettato dall’urgente bisogno di trasmettere una nuova voglia di vivere e di ricompattare le famiglie disperse dalla guerra, il 22 giugno 1945 vede la luce il Bollettino della Comunità Israelitica. Nato da un’idea di Raffaele Cantoni, è il giovane Gualtiero Morpurgo a realizzarla. Raffaele Cantoni, esponente dell’antifascismo socialista, attivista della DELASEM (Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei) e poi presidente dell’UCEI, era sempre stato in prima fila nella ricostruzione della Comunità ebraica, tra le stanze di Via Unione e le macerie di Via Guastalla. Il Commissario Prefettizio Lombardi, suo amico, lo aveva appena nominato Commissario straordinario della Comunità. Per Gualtiero Morpurgo, ingegnere, attivo nell’Alyà Beth a fianco di Ada Sereni, uomo geniale e instancabile, si trattava invece di restituire dignità e speranza agli ebrei, che fossero in transito in Italia e in partenza per la Palestina mandataria in cerca di un nuovo destino oppure semplicemente di ritorno a Milano per “riabbracciare” la vita di un tempo. La sua missione diviene quella di creare un Bollettino per dare notizie dei sopravvissuti e ricongiungere ai propri cari chi tornava dalla Germania e dalla Polonia, dopo anni di sofferenze e di vuoto. «Con Raffaele – scrive Morpurgo in una memoria – mi rendo subito conto che è necessario innanzi tutto pubblicare gli elenchi delle persone arrivate e le numerosissime richieste di notizie. Trovo fortunosamente una macchina per scrivere, un ciclostile e la carta necessaria. Raccolgo i primi dati da tutti gli interessati, picchio con il solo dito indice la tastiera della macchina per scrivere, disegno la testata (che è durata per anni anche in veste tipografica), mi impiastriccio di inchiostro nero sgomitando con il ciclostile, e appare così il primo numero del Bollettino della Comunità Israelitica di Milano. Nato, letteralmente, per far rivivere una Comunità».

Sono gli anni del Dopoguerra e della Ricostruzione, tutto va rimesso in piedi. E con il tempo, anche la stampa ebraica, piano piano, evolve. Seguono così gli anni di Raoul Elia, che farà del Bollettino un giornale militante, dove pagine di ebraismo si alterneranno a una orgogliosa difesa di Israele, paese coinvolto in conflitti e vittima di attentati ma anche oggetto di critiche ignoranti e faziose da parte della politica nostrana e internazionale, con le prime sparate antisioniste seguite alla Guerra dei Sei Giorni che vede la Sinistra voltare le spalle a Israele. E ancora, ecco le cronache cittadine e delle altre comunità italiane, le pagine che danno spazio agli enti ebraici con il loro impegno per Israele. Là dove c’era l’erba ora c’è una città, canta Celentano… Nella zona di via Soderini, insieme all’erba ci sono anche le pecore che brucano: siamo alla fine degli anni Cinquanta e qui rinasce la Scuola ebraica e la ORT, che formerà le nuove generazioni di ebrei milanesi, nati liberi nel dopoguerra a Milano o in fuga dai diversi paesi arabi –Turchia, Egitto, Siria, Libia, Libano, Persia-. Un embrione della Comunità policroma che è oggi Milano, del cui sviluppo il Bollettino ha sempre puntualmente dato conto e ragione.

Oggi, un traguardo importante: quello dei 75 anni, per il giornale più “antico” dell’ebraismo italiano che sia ancora “militante”, vivo e vitale, con saldi ancoraggi e profonde radici nella realtà ebraica che vuole rappresentare. Ma qual è il segreto della longevità del Bollettino della Comunità ebraica di Milano? E come è riuscito a crescere, adattandosi ai tempi, alle tecnologie, alla digitalizzazione? Quali sfide ci attendono ancora, tra carta stampata e web? Una risposta possibile potrebbe essere quella di Annie Sacerdoti, che lo ha diretto per vent’anni, dal 1989 al 2009: «Il Bollettino ha sempre avuto un forte legame con i propri lettori, che l’hanno difeso (e io con loro) da ogni tentativo di unione a giornali nazionali, forse più importanti e più strutturati, ma certamente senza lo storico legame creato negli anni». La ragione è tutta qui, nella “necessità” di esserci, nell’imprescindibile vocazione al servizio alla Comunità di un giornale nato dalla volontà di riannodare i fili tra gli ebrei milanesi e italiani all’indomani della fine della guerra. Un DNA che non è mai andato perduto.

Una missione alla quale, negli anni, il Bollettino ha cercato di tenere fede: dare voce alle varie anime della Comunità, assicurare una informazione corretta su Israele, combattere i nuovi pregiudizi e il vecchio antisemitismo travestito da antisionismo; e poi il dibattito culturale e delle idee, la conoscenza della storia e del pensiero ebraico, la Memoria della Shoah e la dialettica con la società civile, il dialogo interreligioso, gli approfondimenti su temi ebraici di attualità… Cercando di essere originali e mai scontati. Con una mission chiara: dare compattezza e stimoli, coesione e senso di appartenenza a una Comunità dai molti colori e dalle innumerevoli sfaccettature. Salvaguardare uno spirito di servizio creando un legame forte tra tutti; al di là delle coloriture politiche, al di là delle faziosità ideologiche, offrire uno spazio ai tanti modi di vivere la condizione ebraica in questi decenni di incredibili trasformazioni, senza mai avere paura di affrontare temi scottanti e a volte scomodi, dai matrimoni misti ai ghiurim, dall’assimilazione all’educazione ebraica… E intercettare così le nuove istanze che questa sfidante contemporaneità continua a porre al mondo ebraico.

«Un giornale – dice Fiona Diwan, che dirige il Bollettino/Bet Magazine dal 2009 – non è solo lo specchio di una Comunità, non è solo il riflesso evoluto e anticipatorio degli umori che ne muovono la pancia, lo spirito e la mente. Un giornale come il Bollettino è anche molto altro (incluso il sito web Mosaico nato nel 2003). È una finestra sull’interiorità collettiva del nostro mondo ebraico ma anche il teatro della rappresentazione che vogliamo dare di noi stessi. È, in parole povere, una formidabile chiave di lettura, una specie di sismografo che registra ogni più vibratile scossa tellurica del nostro modo di vivere nella società civile, in quanto ebrei. È il modo che abbiamo per confrontarci, per dialogare. Il diario di viaggio di una modernità ebraica e della sua, non sempre lineare, avventura. Ecco perché, ieri come oggi, il Bollettino ha cercato di restituire la ricchezza e le sfumature di una Comunità unica e meravigliosa, composta da molte anime e gruppi di appartenenza, agitata da scontri e sgroppamenti politici, attraversata da dibattiti e conflitti anche violenti. Di questa vitalità il Bollettino-Bet Magazine ha dato conto fino a oggi e continuerà a farlo». In un mondo dove l’informazione sarà sempre più importante, l’onestà e la serietà professionale l’unica bussola possibile per navigare nel pericoloso mare delle fake news, sta diventando fondamentale il ruolo dei media ebraici. Una voce di minoranza per illuminare l’universo maggioritario dentro cui ci muoviamo. Un mondo tutt’altro che in declino quello dei giornali ebraici, in rapido mutamento (a patto che il leitmotiv dei costi da tagliare non sia il solo a menare le danze. Perché un ottuso taglio dei costi, privo di un respiro strategico, spesso non porta a nulla, anzi, trasforma la cura in eutanasia).

Dal 2015, anno dell’EXPO a Milano, alla testata storica Bollettino, si è deciso di affiancare il logo Bet Magazine: Bet come “Casa” ma anche come Bereshit, ovvero un nuovo inizio: più “allargato” alla contemporaneità, maggiormente in ascolto rispetto all’esterno. Negli anni sono stati coinvolti collaboratori preziosi, professionisti del giornalismo, della critica letteraria, della storia: da Cyril Aslanov a Ugo Volli, passando per Aldo Baquis, Paolo Salom, Angelo Pezzana e Claudio Vercelli, ai quali – in questo 75° compleanno del Bollettino – va il nostro ringraziamento più caloroso per una disponibilità che ci onora. E ancora, in passato, firme prestigiose del giornalismo come Daniel Sibony, Silvia Vegetti Finzi, Alain Elkann e Enrico Deaglio, Arrigo Levi e Natalia Aspesi, per citarne solo alcune. E che dire dei nostri giovani collaboratori? Ragazze e ragazzi che hanno fatto di Bet Magazine una palestra per accedere alla professione giornalistica e un laboratorio di talenti che abbiamo visto crescere sotto i nostri occhi (molti di loro hanno già conseguito l’iscrizione all’Ordine del Giornalisti). La disponibilità, la passione e l’impegno che dimostrano ogni giorno sono il segno di qualcosa che dopo 75 anni non è cambiato: il Bollettino-Bet Magazine-Mosaico è una piccola realtà dell’informazione italiana ma sa dare la sensazione di far parte di una storia molto più grande…

 

Un continuo rinnovamento

Dal Bollettino a Bet Magazine, dalla carta al web con Mosaico, Newsletter, pagina Facebook e Twitter. L’informazione si amplia, aggiorna e diversifica

Con l’avvento di Internet, nel 2003 l’informazione del Bollettino si arricchisce con il sito web Mosaico: una piattaforma di approfondimento sui vari temi dell’identità ebraica e dell’attualità della Comunità, che nel 2011 diventa un vero e proprio sito giornalistico aggiornato quotidianamente, con la mission di raccontare la vita ebraica alla società civile italiana e alle comunità di Milano e d’Italia. Un sito vitale e curioso, aggiornato day by day, attento nella scelta delle news e con una scrittura di qualità: per dar conto all’esterno e all’interno del mondo ebraico dell’attualità, della cultura, del pensiero ebraico in Italia, in Israele e in giro per il mondo. Senza dimenticare la sua fondamentale funzione di servizio agli ebrei milanesi, con una puntuale informazione/cronaca sulla vita comunitaria, le iniziative e le novità istituzionali.
E poi un nuovo restyling, nel 2017, e ancora, un totale rifacimento nel novembre del 2018, per renderlo una piattaforma sempre più al passo con i tempi, sia a livello contenutistico sia grafico: nuove sezioni, utilizzo di immagini grandi e impattanti, nonché un formato sempre più “mobile friendly” e una connessione alle piattaforme social in continua crescita.

I lettori apprezzano e crescono vertiginosamente: a oggi Mosaico ne vanta 136.000 in media al mese (dati del trimestre gennaio-marzo 2020), con una media di 3.500 visitatori al giorno, con picchi nel mese di gennaio, in concomitanza con il Giorno della Memoria, quando il sito diventa un punto di riferimento per tutti i media nazionali.
Molto seguite sono le notizie in cui si raccontano storie di personaggi, passati e contemporanei, così come le ricette di cucina ebraica, apprezzatissime soprattutto dal mondo non ebraico. E poi i video degli eventi organizzati in Comunità dall’assessorato alla cultura, che arricchiscono maggiormente il sito. Da segnalare l’impegno profuso anche durante la pandemia da Covid-19 nell’aggiornamento più che quotidiano con le notizie relative alle iniziative della comunità, così come, purtroppo, con l’apertura della sezione necrologi, per essere vicini anche in momenti così tristi. Ma Mosaico cresce anche sui social: su Facebook conta quasi 3.700 followers molto attivi (+30% nel primo trimestre rispetto al 2019) che seguono e commentano le notizie con interesse e passione, mentre su Twitter vanta 600 followers (+ 52.63% nel trimestre, con una crescita del +142% delle visualizzazioni dei tweet). Tutti questi dati confermano la qualità delle notizie pubblicate sul sito e la costante presenza sulle piattaforme social, che rafforzano la relazione con i lettori e instaurano un dialogo maggiore sia fra i membri della Comunità sia con l’esterno. Il tutto grazie a una redazione affiatata e variegata, composta da persone – molti giovani – serie e motivate, e anche ad assessori alla comunicazione lungimiranti e fiduciosi.
Progetti per il futuro? Sicuramente continuare a dare informazione verificata e corretta, seguendo i trend più attuali dell’informazione online e sui social, e rafforzare ancora di più il dialogo con i lettori. (Ilaria Myr)

 

Sulla Digital Library del CDEC
rivive la storia della Comunità e del suo Bollettino

A partire dalla metà di giugno, sulla Digital Library della Fondazione CDEC (http://digital-library.cdec.it/), saranno disponibili e liberamente consultabili le prime annate del Bollettino (1945-1952) e la prima parte della corposa collezione di fotografie denominata “Bollettino della Comunità ebraica di Milano”.
A queste si accompagnerà l’inventario completo delle carte del Fondo “Comunità ebraica di Milano”, finalmente riordinato e descritto.
Questa pubblicazione, frutto di oltre un anno di lavoro, rappresenta solo la prima parte di un più ampio progetto di valorizzazione delle risorse del CDEC per la storia della Comunità ebraica di Milano.
Ripercorrendo e ricordando i momenti e le figure più significative della Milano ebraica, dal dopoguerra fino almeno agli anni ‘70, la Fondazione CDEC intende contribuire alle celebrazioni per l’anniversario del Bollettino e della “rinascita” della Comunità nel 1945.
Al progetto hanno partecipato Daniela Scala e Deborah Finocchiaro per la digitalizzazione e catalogazione delle fotografie; Paola Cipolla per il riordino e l’inventariazione del fondo archivistico; Alessandra Borgese per la digitalizzazione del Bollettino. (Laura Brazzo)