di Roberto Zadik
Ofra Haza, a 23 anni dalla sua prematura scomparsa, è stata inserita dalla prestigiosa rivista Rolling stone fra i 200 migliori cantanti di tutti i tempi assieme ad Aretha Franklin, Maria Carey e Otis Redding.
Il prossimo 23 febbraio, saranno passati ventitré anni dalla tragica fine della carismatica vocalist israeliana Ofra Haza, morta di Aids a soli 42 anni. La cantante è stata una delle poche artiste dello Stato ebraico ad essere riuscita a uscire dagli angusti confini della musica locale, affermandosi internazionalmente e diventando molto famosa anche in Italia. A confermarne la fama e l’importanza artistica, secondo i siti Times of Israel e Ynet, la recente classifica redatta dalla celebre testata musicale americana Rolling Stone dei 200 migliori cantanti di tutti i tempi, nella quale la cantante, di origine yemenita, avrebbe raggiunto il centottantaseiesimo posto.
Un riconoscimento davvero prestigioso in cui la rivista ha sottolineato la capacità di questa incredibile artista di “riunire le antiche tradizioni yemenite e la musica pop moderna creando qualcosa di adatto alla sua epoca”. Elogiando uno dei suoi più travolgenti successi, Im Nin’Alu del 1984, come “una canzone estremamente espressiva capace di trasportare lontano l’ascoltatore grazie alla voce da mezzo soprano di Ofra Haza”, Rolling Stone ne ha evidenziato “l’originalità e la profonda influenza che il suo contributo artistico ha avuto sulle generazioni successive”.
Arrivata seconda all’Eurovision del 1983, con la vivace canzone Chai (Vita) il cui testo è stato scritto da Ehud Manor uno dei più geniali parolieri della musica israeliana, la cantante nella sua breve vita ha saputo distinguersi non solo per la voce, avvolgente e unica nel suo genere; splendide la sua versione di Yerushalaim shel zahav (Gerusalemme d’oro), classico della canzone israeliana scritto dalla poetessa Naomi Shemer, e la struggente Latet (Dare), ma anche come una delle più dotate esponenti della genere musicale Mizrahi (Orientale).
Dopo la generazione dei grandi cantautori ashkenaziti, di origine Est Europea e ispirati al rock angloamericano, da Arik Einstein, a Shalom Hanoch, da Matti Caspi a Shlomo Artzi, negli anni ’80 si stava faticosamente affermando questo tipo di musica, molto più semplice e diretto e legatissimo ai ritmi mediorientali e sefarditi, grazie a una serie di talentuosi cantanti temanim (yemeniti), da Zohar Argov, uno dei pionieri di questo genere, al poeta Boaz Sharabi a Ishai Levi fino a Achinoam Nini nota internazionalmente come Noa.
Se quest’ultima ha scelto la via “esterofila” cantando spesso e volentieri in inglese, Ofra Haza invece rimase sempre molto legata alle sue radici tanto da pubblicare un album intitolato Yemenite Songs e da cantare perfettamente, oltre che in ebraico e in inglese, anche in arabo come dimostra nella bellissima Galbi del 1988.
Artista tenace e estremamente spirituale, nata il 19 novembre 1957 a Tel Aviv, da famiglia povera e numerosa, con altri otto fratelli oltre a lei, e due genitori di nome Yefet e Shoshanna, questa star riuscì a superare ogni genere di difficoltà, affermandosi per la sua espressività e raggiungendo l’apice della popolarità fra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90. Si aggiudicò una serie di premi e riconoscimenti, fra cui vari dischi d’oro e di platino, e realizzò colonne sonore importanti per film come Dick Tracy e il Principe d’Egitto. Nel 1990 partecipò anche al Festival di San Remo con la canzone in inglese I’ll pray for you.
A proposito del riconoscimento della rivista Rolling stone per la cantante, il sito Ynet ricorda come spesso venisse definita dalla critica come una versione orientale della popstar americana Madonna e che, già da quando aveva 19 anni, avesse le idee chiare cercando di entrare nel mondo dello spettacolo, segnalandosi per le sue doti canore già dal 1979 a 21 anni. La classifica di Rolling Stone è particolarmente prestigiosa perché vanta nomi come Otis Redding, Ray Chatles, Aretha Franklin e Whitney Houston e sicuramente il 186esimo posto di Ofra Haza rappresenta un notevole risultato per la musica israeliana e la sua straordinaria scena pop.
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Foto in alto: Wikimedia Commons | Autore: * Government Press Office * | Ringraziamenti: SA’AR YA’ACOV