di Nathan Greppi
Nell’Aprile del 1916, nelle settimane che precedevano Pesach, una giovane ebrea di Dublino se ne stava nel suo giardino a coltivare l’insalata per il Seder. O così credevano i suoi genitori. Invece, Estella Solomons stava nascondendo pistole e munizioni da portare la sera ad alcuni membri dell’Irish Citizens Army. A 34 anni, la Solomons aveva interpretato la richiesta degli ebrei di essere accettati come un obbligo personale di liberare l’Irlanda. Si era inserita nella rete rivoluzionaria irlandese, che a quei tempi comprendeva nazionalisti di tutte le classi e religioni, inclusi ebrei, cattolici e protestanti.
Nella primavera del 1916, gli indipendentisti irlandesi stavano preparando un ambizioso piano non solo per una rivolta militare, ma per l’introduzione di un sistema politico noto come Home Rule, ideato per rimpiazzare il dominio della Corona inglese. Dopo molti tentativi falliti di far passare una legge sulla Home Rule durante la 1° Guerra Mondiale, una crescente coalizione di organizzazioni paramilitari decise di occuparsi della questione a modo loro. I bassifondi di Dublino, che non si erano ripresi del tutto dalle carestie dell’800, divennero l’avanguardia del movimento. L’Irish Citizens Army, divenuto impaziente per il protrarsi della guerra e frustrato per le promesse di autonomia non mantenute, arrivò alla conclusione che il potere si poteva ottenere solo con la forza. Questa frustrazione si fece sentire anche da alcuni abitanti del quartiere ebraico di Dublino, tra cui la Solomons.
Mentre molti ebrei di Dublino erano andati a combattere con il Fronte Alleato, altri, tra cui molti emigrati da poco dall’Impero Russo e dalla Polonia, rimasero a Dublino per lavorare. Questa minoranza, spesso trascurata nei libri di storia irlandesi, partecipò attivamente alle rivolte per l’indipendenza, e la Solomons era in prima linea. Secondo il sito Tablet Magazine, ciò è riportato dai giornali e dalle corrispondenze presenti negli archivi del Museo Ebraico di Dublino, oltre che dai dipinti in cui la Solomons impresse le immagini della rivolta, di cui il 24 Aprile sarà il 100esimo anniversario.
Poco prima dell’inizio della rivolta la Solomons, indignata per l’emarginazione politica delle donne irlandesi, si unì al Cumann na mBan, la divisione femminile del movimento indipendentista. La sua ricerca di autonomia dalla famiglia ebraica ortodossa in cui era cresciuta la portò a studiare arte nelle università di Londra e Parigi, che frequentò dai 18 ai 24 anni.
Tornò a Dublino ancora nubile, e divenne un’artista molto nota negli ambienti underground da cui provenivano molti nazionalisti, fondando uno studio d’arte a Pearse Street. Nelle vie di Dublino fu testimone della repressione degli attivisti repubblicani da parte del Corpo di Polizia Reale Irlandese. Un giorno, mentre dipingeva nei bassifondi, venne interrogata dalla polizia che le proibì di dipingere in luoghi pubblici, cosa che contribuì indubbiamente alla sua decisione di unirsi al Cumann na mBan. La Solomons cominciò a identificarsi con il nazionalismo irlandese, e usò l’arte per esaltare i ribelli irlandesi e la cultura rivoluzionaria. Ritrasse i volontari che si nascondevano nel suo studio per sfuggire alle autorità. Il principale contatto della Solomons nel 1916 era Il Burraio, soprannome di un lattaio che le insegnò come sparare nel caso la polizia reale fosse venuta a casa sua.
Estella non era l’unica ebrea presente nel Cumann na mBan; nel 1916 si unirono anche Fanny e Molly Goldberg, che vivevano nello stesso quartiere della Solomons (noto come “Little Jerusalem”) e che avevano rispettivamente 20 e 23 anni quando iniziarono a lavorare nel comitato delle armi del gruppo femminile. Nonostante il disappunto di molte persone, queste donne nazionaliste si rifiutarono di prendere parte passivamente alla lotta. Un ruolo importante lo ebbero anche le suffragette irlandesi, guidate dalla Contessa Markievicz e Hanna Sheehy-Skeffington.
Non ci sarebbe stata libertà per le donne, dicevano, senza la libertà per l’Irlanda. Infatti, la campagna delle donne affrontò spesso problemi analoghi a quelli delle comunità ebraiche, che indirizzavano la loro lealtà verso l’Inghilterra in cambio di protezione e parità di diritti.
Estella dovette affrontare i vari problemi dovuti al suo essere donna, ebrea e irlandese, che insieme creavano un’identità complessa. La sua famiglia disapprovava le sue nuove compagnie. Quando suo cognato, un soldato dell’Esercito Britannico che aveva combattuto in Europa, venne a passare Pesach con la famiglia, Estella gli rubò l’uniforme per farla usare in operazioni clandestine dai ribelli. Questo incidente rifletteva le battaglie che stavano avvenendo nelle case di tutta l’Inghilterra: intere comunità ebraiche erano divise riguardo agli eventi del 1916, che mettevano in luce molti conflitti generazionali, religiosi e politici.
Già in precedenza erano stati fatti dei tentativi di creare un dialogo tra i nazionalisti e le comunità ebraiche irlandesi. Infatti, alcuni intellettuali sionisti del tempo erano in contatto con ribelli irlandesi che sostenevano la loro causa. Repubblicani come James Connolly pubblicarono volantini in yiddish per attirare simpatie dai nazionalisti sionisti. Nel Settembre 1908, il Movimento Home Rule Ebraico-Irlandese tenne il suo primo raduno a Dublino, che si concluse con scontri violenti tra i repubblicani e i lealisti filo-britannici. Le comunità ebraiche temevano che un simile movimento potesse classificare gli ebrei irlandesi come cospiratori nemici della Corona, con possibili rappresaglie da parte delle autorità.
Le loro paure non erano infondate. Durante la Grande Guerra le comunità ebraiche furono spesso sospettate di cospirare contro l’Impero Britannico e sorvegliate da parte delle autorità. Qualunque espressione di un sentimento nazionalista, anche la più banale, non passava mai inosservata, e ciò portò a punizioni collettive contro tutti gli ebrei senza distinzioni. Ciò includeva attacchi contro le case e le ditte degli accusati. Nella città di Cork una signora di 60 anni morì dopo che la sua casa fu attaccata dai Black and Tans, un gruppo militare che più avanti fu mandato a sopprimere i gruppi paramilitari sionisti nella Palestina sotto Mandato Britannico. Inoltre molti ebrei inglesi e irlandesi di origine tedesca furono sospettati di avere simpatie per i loro ex compatrioti, tanto che nel 1916 il sindaco di Belfast Sir Otto Jaffe, un ebreo nato in Germania, fu costretto a dimettersi e a lasciare l’Irlanda con l’accusa di essere una spia tedesca. La guerra aveva rivitalizzato vecchie tensioni, sia razziali che religiose, e le autorità non erano immuni dai pregiudizi antisemiti, nemmeno in Irlanda.
Questa minaccia, tuttavia, non scoraggiò gli ebrei irlandesi che simpatizzavano per il movimento indipendentista. Il quartiere ebraico di Dublino produsse rivoluzionari come Robert Briscoe, il quale dichiarò che essere ebreo non minava la sua lealtà allo Stato Libero d’Irlanda, in cui fu eletto 12 volte al parlamento. Il rabbino Capo d’Irlanda, Isaac Herzog, che in seguito divenne Rabbino Capo d’Israele, fu soprannominato il “rabbino repubblicano” per il suo sostegno all’indipendenza irlandese, tanto che nel 1922 fu tra i primi a ricevere la Prima Costituzione Irlandese, che includeva una clausola sulla libertà di culto per gli ebrei. Mentre molti ebrei osservanti erano contrari alle violenze che avevano coinvolto la città nell’ultimo giorno di Pesach, la Solomons non lo fu.
Il suo coinvolgimento con il Cumann na mBan avrebbe potuto farla accusare di tradimento. Lei non si dichiarò mai una nemica della Gran Bretagna, ma il traffico di armi in cui era coinvolta dimostrava il contrario. La sua compagna Nora Connolly fornì informazioni sui piani navali alleati all’ambasciatore tedesco già nel 1914, poco prima che venisse rivelato l’accordo stipulato con la Germania dal repubblicano Roger Casement. Questi eventi confermarono al governo britannico che il movimento indipendentista irlandese era una minaccia in tempo di guerra, il che portò a sentenze pesanti per coloro che erano accusati di cospirazione. Il 24 Aprile 1916, l’ultimo giorno di Pesach, l’impegno ideologico di Estella Solomons fu messo alla prova quando l’Irish Citizens Army occupò i centri delle istituzioni cittadine uccidendo chiunque fosse sul loro cammino. La rivolta iniziò rapidamente, dividendo le strade tra l’esercito britannico e i cecchini repubblicani che occupavano punti strategici negli edifici pubblici, come il General Post Office e il Dublin City Hall.
Duecento donne presero parte alla battaglia in parte portando le munizioni, mentre altre presero parte attivamente alle sparatorie, portando a quella che venne poi ricordata come la Rivolta di Pasqua.
Circa 485 civili perirono quel giorno, tra cui vecchi, donne e bambini. Il popolo aveva opinioni miste riguardo ai gruppi paramilitari che proclamarono lo Stato Libero, creando barricate nelle strade e nei parchi. Spesso i civili che tentarono di smantellare o attraversare le barricate vennero uccisi a sangue freddo. I ribelli non riuscirono inoltre a occupare la principale università della città, il Trinity College, dove gli studenti difesero gli edifici assieme alle guardie.
Gli scontri andarono avanti per cinque giorni, anche per effetto del gran numero di munizioni ammassato dai ribelli prima della rivolta. Le forze britanniche, inizialmente colte di sorpresa, recuperarono terreno con i cannoni e l’artiglieria pesante. Appena finirono le munizioni, i ribelli vennero uccisi o arrestati.
Sedici di loro furono fucilati a Maggio per tradimento. Il processo che portò alla loro fucilazione provocò tuttavia una reazione violenta da parte dell’opinione pubblica, creando le basi della Guerra per l’Indipendenza nel 1918. Estella Solomons partecipò attivamente alla guerra, conclusasi con la creazione di uno stato indipendente nel 1922, e passò il resto della sua vita a ricordare i martiri attraverso l’arte.
Il centenario della Rivolta di Pasqua ricorda la scintilla che accese il fuoco dell’indipendenza. Tuttavia, pochi degli ebrei che combatterono per l’indipendenza irlandese rimangono impressi nella memoria nazionale. Alcuni, fortunatamente, sopravvivono. L’immagine di Estella Solomons, che a 34 anni combatté al fianco delle altre donne della rivolta, è riemersa come una superstite della memoria ebraica.