di Roberto Zadik
Il leader della storica band dei Van Halen, il cantante e musicista ebreo americano David Lee Roth ha annunciato improvvisamente la sua decisione di abbandonare la musica, a una settimana dal suo 67esimo compleanno, il prossimo 10 ottobre. Inevitabilmente la notizia ha attraversato i siti di mezzo mondo ma ben poco si è parlato dell’identità ebraica di Roth e della sua esuberante personalità. Stando al sito Jewish Telegraphic Agency , l’ispiratore della trascinante rock band che dal 1977 ad oggi ha emozionato il pubblico con classici come la ritmata Jump, avrebbe deciso di interrompere la sua gloriosa carriera, annunciando il primo ottobre la sua decisione, dopo una vita passata a cantare. Il sito, sulle sue radici ebraiche, rivela che già dai tempi del suo bar mitzva sognava di fare il cantante.
Nato e cresciuto a Bloomington nello stato americano dell’Indiana da genitori ebrei di origini russe e portoghesi, come ha reso noto il sito jewage.com e trasferitosi a Pasadena nel sud della California, nel 1974 avrebbe conosciuto i fratelli Van Halen formando l’omonima band. Personalità esuberante e irrequieta, Roth è passato alla storia per le sue carismatiche performance e la grinta sfoderata in super hit in pieno stile hard rock come Hot for the teacher e Panama, dove spicca il virtuosismo chitarristico del leggendario Eddie Van Halen e fra eccessi e crisi caratteriali ha incarnato la perfetta rockstar per tre decenni, sia con la band che da solista.
Molto raramente, come altre star ebraiche nascoste, dal cantautore Lou Reed al chitarrista dei Doors Robbie Krieger, egli ha esternato pubblicamente riferimenti alla sua identità ebraica ma, secondo il Jewish Telegraphic Agency e il Washington Post, in un articolo di David Segal, ha sempre sentito un forte legame con la sua identità.
Nella sua autobiografia Crazy for the Heat (Pazzo per il caldo) e in una intervista del 2003 egli ha confidato che “molta della mia grinta deriva dall’antisemitismo subito e dal desiderio di abbattere gli stereotipi su noi ebrei”. Il sito vhnd.com fornisce dettagli sui pregiudizi che Roth dovette affrontare quando si trasferì negli anni ’70 a Pasadena per incontrare i fratelli Van Halen che dall’Olanda si erano trasferiti con la famiglia nel 1962.
“C’era molta discriminazione” riporta il sito, citando la sua autobiografia “se eri ebreo dovevi per forza andare in certi locali o piscine, così come se eri messicano o afroamericano” ma queste difficoltà sembrano aver rafforzato l’indole volitiva e combattiva dell’artista. Nato da una famiglia di medici, padre oftalmologo, David sembra aver ereditato la passione per la musica dallo zio Manny Roth. Interessato da sempre al mondo dei locali notturni, egli divenne il proprietario del leggendario Cafè Wha?, locale newyorchese in cui agli inizi degli anni ’60 si esibirono personaggi geniali come Bob Dylan e Jimi Hendrix agli inizi delle loro brillanti carriere. Come ha sottolineato Roth nella sua già citata autobiografia fu proprio quel locale a ispirarlo in maniera determinante nel suo percorso artistico.
Protagonista infaticabile della scena hard rock, il cantante ha conosciuto il momento di massima popolarità con la sua band dal 1978 al 1985 vivendo al massimo sia la vita professionale che la turbinosa sfera sentimentale, con numerosi legami ma senza mai sposarsi.