di Roberto Zadik
La notizia della sua morte, avvenuta a ottantanove anni, giovedì 29 giugno, ha attraversato il web e svariati sono stati gli omaggi alla brillantezza ed alla versatilità dell’istrionico e spiritoso attore ebreo newyorchese Alan Arkin. Ben poco però si è parlato del suo complesso rapporto con le sue radici ebraiche; essendo cresciuto in una famiglia totalmente laica, dalle origini ucraine, russe e tedesche, l’attore cercò di ricostruire una “propria” ebraicità con la scelta di personaggi ebrei.
A svelare alcuni dei retroscena dell’identità ebraica dell’attore e musicista, cofondatore dei The Tarriers una vivace Folk band, è stato un interessante articolo del sito Forward, firmato dal giornalista Ben Ivry , uscito venerdì 30 giugno. Secondo il testo, la star di grandi film, come Americani e lo strepitoso Little Miss Sunshine, nota per la sua verve e brillantezza, ha descritto più volte la sua educazione ebraica come “scadente” evidenziando che l’ebraismo non abbia mai avuto grande importanza per lui, “almeno consapevolmente”. Nonostante questo, il sito rende noto che l’interpretazione di personaggi ebrei e l’esperienza acquisita quando, dalla “sua” New York si trasferì in California, a Los Angeles, studiando accanto al coreografo e ballerino polacco Benjamin Zemach, specializzato su tematiche ebraiche, contribuirono a creare in lui una crescente consapevolezza ebraica ed una propria spiritualità.
A quanto pare, infatti egli avrebbe “ovviato” alla mancanza di ebraismo, a livello famigliare, preparandosi assieme a Zemach e specializzandosi sul “Metodo Stanislavski” che predicava la totale immedesimazione nel personaggio basandosi molto sull’improvvisazione. Questa sua curiosità, lo spirito d’avventura e la tenacia lo portarono ad interpretare uno dei suoi ruoli più riusciti, nella commedia Enter Laughin (Entra ridendo) in cui nel 1963 incarnò il personaggio del giovane attore David Kolowitz, con una trama basata sul copione semi autobiografico del grande commediante e intrattenitore Carl Reiner. Come mise in luce, nella sua dettagliata autobiografia del 2020, la ricerca di personaggi ebrei servì a compensare l’assenza di contenuti ebraici nella sua vita.
Personalità vivace ed irrequieta, Arkin si specializzò in ruoli di personaggi impacciati ed irresistibili passando disinvoltamente da soggetti con caratteristiche ed accenti differenti, da abile imitatore e cabarettista quale era. L’attore inseguì sempre una propria spiritualità, affascinato da vari guru e santoni, da John Battista ex attore, diventato maestro di Yoga ashram, al guaritore brasiliano Ze Arigò. Segnato da una famiglia profondamente artistica, suo padre era il pittore David Arkin, ma anaffettiva egli, nella sua lunga carriera, ha cercato sempre nuove radici e identità. Fra queste quella dell’ ufficiale russo della Marina, nell’esilarante Arrivano i russi di Norman Jewison, famoso per il suo Il violinista sul tetto, e dell’ immigrato portoricano che, nel film Popi, combatte per difendere i suoi due figli nel quartiere afroamericano di Harlem.
In tema di ruoli decisamente ebraici, ricordiamo la commedia Luv diretta dal regista ebreo berlinese, naturalizzato americano, Mike Nichols, autore di un capolavoro come Il laureato; nella suddetta commedia lui ed il collega e correligionario Eli Wallach interpretano due amici del college, in una trama caustica e tragicomica, ed il film Joshua allora ed oggi , tratto da un romanzo dello scrittore de La versione di Barney Mordecai Richler, in cui egli interpreta un’altra parte ebraica come quella di Reuben Shapiro scrittore ebreo fallito, alter ego di Richler.
Trasformista, imprevedibile ed intenso egli interpretò anche vari ruoli seri, come quello del combattente, figlio di un grande rabbino, Leon Felhendler nella drammatica serie tv del 1987 Fuga da Sobibor. Oltre che grande interprete e dotato musicista, Arkin si cimentò come insegnante di recitazione lavorando a stretto contatto con varie star ebree tra cui Elliott Gould, il già citato Wallach, il produttore e regista Menachem Golan, che lo diresse nel suo Il mago di Lublino, fino a Michael Douglas con cui strinse una grande amicizia e condivise il successo della serie TV Il metodo Kominsky.
Animo irrequieto, ricordato da vari colleghi, fra cui Douglas “per la grande umanità e professionalità” Arkin si sposò tre volte e da queste unioni nacquero i suoi tre figli Adam, Matthew ed Anthony.