Buon compleanno a Enrico Macias, la popstar ebrea algerina che ha “sdoganato” la musica ebraica sefardita

Personaggi e Storie

di Roberto Zadik

Omaggio al grande cantante e chitarrista ebreo algerino Enrico Macias, in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno. Lo sradicamento del mondo ebraico arabo nordafricano scomparso

Sulle scene da oltre sessant’anni, l’11 dicembre Costantin Ghenassia, noto con lo pseudonimo di Enrico Macias, ha compiuto ottantacinque anni e ancora oggi questo cantante e chitarrista rappresenta una leggenda nella sua patria d’adozione, la Francia e un importante ponte generazionale nel mondo ebraico sefardita francofono.

Archetipo dell’esule sradicato, figura di riferimento dei tanti ebrei maghrebini che compongono in maggioranza il tessuto sociale delle odierne comunità francesi e francofone, dalla Francia, al Belgio, al Canada, al Marocco con la sua abilità vocale e chitarristica egli ha portato in Europa i ritmi ebraico-andalusi della musica Maalouf, genere suonato da suo padre Sylvain, abile violinista che gli trasmise la vena musicale. Dopo che nel 1961, a ventitre anni, lasciò l’Algeria come migliaia di altri sui correligionari poco prima della fine del suo millenario mondo ebraico, egli passò alla storia come “cantore” di quella diaspora, e del doloroso addio alla sua terra natia, in varie canzoni fra cui la struggente J’ai Quitte mon pays (Ho lasciato il mio Paese) , la vivace L’Oriental e la sua autobiografica e sentita Juif Espanol (Ebreo spagnolo) permeata dei ritmi andalusi suonati dal padre e dalla sua orchestra.

Come ha sottolineato il sito ina.fr egli compose il suo primo successo Adieu mon pays (Addio mio Paese) proprio sulla nave, nell’incerto cammino di quella fuga, successivamente alle catastrofiche conseguenze della Guerra d’Algeria. Due anni dopo sarebbe diventato la star con lo pseudonimo Macias, derivato da un errore di trascrizione telefonica del suo cognome da parte di un impiegato della sua casa discografica. Tutto questo a partire da quel 1963 in cui uscirà il suo esordio Enfrants de touts pays (Bambini di tutti i Paesi). Un interessante articolo uscito lo scorso 2 dicembre sul sito Sudouest.fr sottolinea la resistenza di questo carismatico e brillante artista riportando la sua battuta “Alla mia età suono ancora la chitarra, non è male vero?” e la notizia della sua recente esibizione, settimana scorsa , il 5 dicembre al Teatro Femina di Bordeaux.

 

Inarrestabile e sempre intenso, nonostante il trascorrere degli anni, Macias assieme a Herbert Pagani e a Georges Moustaki, ha rappresentato uno degli artisti più espressivi di quel mondo ebraico arabo scomparso raccontando la propria vicenda e i propri tormenti in varie lingue, dal francese, allo spagnolo, all’arabo ed esportando i suadenti ritmi della musica andalusa sui palchi internazionali.

 

Sposato con la connazionale Suzanne Leyris, figlia del famoso musicista Raymond Leyris ucciso nei disordini antiebraici successivi allo scoppio della Guerra d’Algeria il 22 giugno 1961, sconvolto da questo lutto e dalla situazione diventata ormai insostenibile, stabilitosi permanentemente in Francia, Macias, si è esibito in vari paesi, fra questi anche Israele, nel 1976 e nel 1978, cantando la sua identità ebraica e la nostalgia verso la terra d’origine.

 

Ricordato sia come grande artista sia come marito e padre amorevole, in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno, il sito vsd.fr ricorda l’amore viscerale che lo legò a sua moglie, nei loro quarantacinque anni di matrimonio, prima che la malattia ne causasse la scomparsa, quindici anni fa, in quel 23 dicembre 2008. A questo proposito, il sito riporta le inedite dichiarazioni della figlia Jocya che evidenzia come, “nonostante le infedeltà”, per il padre “la moglie rappresentasse la donna della sua vita, un pilastro a cui appoggiarsi, una complice e una consigliera che gli dava importanti consigli anche sulle sue canzoni”. Malata di cuore da anni, l’artista l’ha seguita fino alla fine nei suoi vari ricoveri ospedalieri e nelle sue sofferenze e dopo la sua scomparsa egli disse “starà sicuramente meglio che sulla terra”.

Molto legato alla famiglia e al ricordo della moglie, della quale conserva intatti tutti gli oggetti, perfino i profumi, egli si è definito “soddisfatto dei suoi due figli e dei suoi cinque nipoti” e di una carriera lunga oltre mezzo secolo in cui fra i tanti artisti egli ha duettato con nomi di punta della canzone francese come Charles Aznavour, cantante di origini armene, in una coinvolgente versione di un classico della musica ebraica come Hava Nagila (Balliamo, rallegriamoci) e con l’amico Cheb Khaled, una delle più importanti popstar algerine, in una emozionante versione de L’Oriental, una delle sue canzoni più famose.

 

Foto in alto: Enrico Macias
© Jerome Vincent Cunha (Wikimedia Commons)