di Redazione
Nell’ambito del lavoro di ricostruzione storica e di un progetto di valorizzazione delle risorse documentali, la Fondazione CDEC, in collaborazione con il Memoriale della Shoah di Milano, ha presentato domenica 26 marzo 2023 una nuova mappa interattiva e multimediale che consentirà di approfondire visivamente i dati relativi agli arresti e alle deportazioni degli ebrei fra il 1943 e il 1945 dall’area metropolitana di Milano.
L’iniziativa nasce da un’idea di Giovanni Pietro Vitali, docente di Digital Humanities all’Université de Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines ed esperto in analisi di dati, che partendo dal dataset sulle vittime della deportazione esposto in formato linked data dalla Fondazione CDEC, ha ricostruito una mappa che permette di visualizzare i movimenti spazio-temporali degli ebrei milanesi e degli ebrei arrestati a Milano.
Dopo un’introduzione della responsabile dell’archivio Cdec Laura Brazzo, la storica del CDEC Liliana Picciotto ha fatto un’introduzione storica sulle deportazioni ebraiche da Milano sotto il nazifascismo: con l’ingresso dei nazisti dopo l’8 settembre a Milano, e man mano su gran parte del territorio italiano, iniziano infatti le deportazioni.
“Il primo arresto di massa è quello di Roma, il 16/10, a cui seguono altri in altre città, come Genova, Firenze e Milano – ha spiegato la storica -. Di questi arresti si occupa un gruppo di SS che risalendo la penisola organizza i rastrellamenti. Sarà da dicembre, che i rastrellamenti verranno eseguiti dai repubblichini, dopo la Carta di Verona, che istituisce la Repubblica sociale Italiana e che sancisce che gli ebrei devono essere rinchiusi in luoghi speciali per poi essere portati in campi di concentramento”.
Non essendo ancora pronto il campo di Fossoli, gli ebrei vengono raccolti in vari luoghi e a Milano al carcere di San Vittore, da dove il 6.12 viene trasferito alla stazione (in quello che è oggi il memoriale) il primo gruppo che verrà deportato ad Auschwitz Birkenau.
“Da Milano partono anche degli ebrei a Bergen Belsen – ha continuato –. Si trattava di ebrei con cittadinanza turca, ed essendo la Turchia un paese neutrale, i nazisti non volevano creare questioni diplomatiche: per questo vennero portati a Bergen Belsen, per essere scambiati con cittadini tedeschi catturati dagli alleati. Ma capitò che in una stessa famiglia alcuni, che non erano riusciti a farsi rinnovare il passaporto turco perché non avevano fatto il servizio militare, furono spediti ad Auschwitz in quanto apolidi”.
Dopo il racconto di alcune storie – quella della grande famiglia Dana, che in parte si salvò, in parte morì ad Auschwitz, e quella di Lina Ventura di Smirne, scambiata a Bergen Belsen, che aveva lasciata il figlio Ronny Jaffé nascosto – e la lettura delle ultime lettere di Fausto Levi, deportato ad Auscwhitz il 6.12 da Milano, da parte di Lorenzo Bises, si è entrati nella spiegazione del progetto di data-mapping: un progetto che mette in relazione i dati spaziali con quelli temporali, includendo anche quelli biografici dei deportati.
Giovanni Pietro Vitali, docente di storia contemporanea all’Université de Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines, e Simone Landucci, Geographic Information System Developer, hanno mostrato ai presenti come orientarsi per le proprie ricerche nelle mappe interattive, nelle quali si possono trovare innumerevoli dati: date e luoghi di arresto e partenza del convoglio, responsabilità dell’arresto (nazista, fascista, sconosciuto), e informazioni sulle persone (dati biografici se conosciuti).
Il progetto, ora in versione Beta, sarà sviluppato a breve e diventerà accessibile a chiunque, aprendo nuove grandi possibilità per la ricerca storica.