di David Zebuloni
“Nella libreria di mio padre c’era un libro molto grosso, composto da 330 pagine scritte a mano. Dopo la sua morte, ho cominciato ad indagare sulle origini del tomo e ho scoperto una cosa molto interessante: si trattava di un manoscritto di Yitzhak Pardo, allievo dello Shadal e nonno di mia nonna”. Così comincia la storia affascinante di Jonatan Bassi, l’editore israeliano dalle origine italiane che si è assunto l’impegno di divulgare al pubblico israeliano i tesori spirituali dell’ebraismo italiano e gli insegnamenti di Shadal, nonché Samuel David Luzzatto: uno dei più grandi maestri del diciannovesimo secolo, riseduto a Padova.
Bassi continua la sua storia: “Nel 1843, all’età di diciotto anni, Pardo aveva deciso di trascrivere tutte le lezioni del suo maestro. Così, più di un secolo dopo, ho scoperto per la prima volta l’esistenza dello Shadal, e la connessione tra noi due è stata immediata. Dopo alcune ricerche, ho trovato altri sette manoscritti curati dai suoi discepoli e finiti nel dimenticatoio. Mi sembrava impensabile che tali patrimoni rimanessero chiusi nel cassetto, che la storia dell’ebraismo italiano non ricevesse il riconoscimento che merita. Così ho deciso di occuparmene io, ed è diventata per me questa una sorta di missione di vita. Ad oggi, sono alla tredicesima pubblicazione, e di materiale ce n’é ancora molto”.
Nonostante il movente dell’editore risulti facilmente comprensibile, una domanda persiste: questi testi, sono ancora rilevanti? Possono ancora interessare o coinvolgere o arricchire un eventuale lettore o giovane studioso? Utilizzano forse un linguaggio adatto al pubblico israeliano, e non quello italiano o europeo? “Molti dei libri che sono stati scritti in quell’epoca, non hanno superato l’esame del tempo e sono spariti”, spiega Bassi. “Io credo che per merito di questo mio progetto editoriale, il Shadal sia più conosciuto oggi di quanto lo fosse in passato e questa è per me una grande soddisfazione”.
Poi aggiunge: “Parlando di attualità e rilevanza, ritengo importante specificare che, all’interno della società religiosa, esiste ancora oggi un gruppo fondamentalista. Ecco, spesso mi domando cosa Shadal avrebbe detto di loro se fosse vissuto nella nostra epoca. Lui, talmente moderno che spesso faccio fatica a credere che sia effettivamente vissuto 150 anni fa. Lui, che vedeva nella donna un’entità individuale rispetto all’uomo, che scriveva nero su bianco che la moglie era padrona di se stessa e non sottomessa al volere del marito. Rispetto ai tanti interpreti dell’epoca, che ritenevano che il marito fosse responsabile di alcuni precetti anche a nome della moglie, lui non accettava assolutamente questa versione. Si può dunque dire che Shadal fosse un vero e proprio rivoluzionario, e lo è ancora oggi”.
Circa le maggiori difficoltà burocratiche, editoriali e anche spirituali riscontrate durante il compimento dell’ambizioso progetto, Bassi sembra non avere dubbi. “Non ci sono state grosse difficoltà, poiché sono riuscito ad ottenere abbastanza facilmente tutti i manoscritti conservati nel tempo dai suoi discepoli sparsi per il mondo. Oggi con internet si fa tutto in un attimo”, afferma. “Il lavoro di trascrizione e revisione, invece, non si fa in un attimo. Sono stato accompagnato da alcuni professionisti, ma la maggior parte del lavoro l’ho fatto io, da solo, nelle notti, poiché durante il giorno ho altri lavori”. Come anticipato, non solo un lavoro, ma una vera e propria missione di vita.
“Sei riuscito a connetterti alla persona dietro i manoscritti? Sei riuscito a legarti al Shadal uomo, oltre che il Shadal maestro?”, gli domando. “Non è stato affatto difficile riconoscere l’uomo che si cela dietro gli scritti: Shadal era una persona estremamente consapevole di se stessa. Ha scritto persino due autobiografie, conscio del fatto che un giorno qualcuno le avrebbe lette, che qualcuno si sarebbe interessato a lui”, risponde l’editore. Poi racconta dei suoi progetti futuri: “Ci sono alcune opere del Shadal che sono troppe impegnative per me. Alcuni testi che attualmente esistono solo in francese o in tedesco, in italiano o in latino. Tutte lingue che non conosco. Tuttavia, ci sono almeno altri dieci libri che posso riproporre al grande pubblico. Richiede molto impegno, ma chi lo sa? Forse ce la farò”.