La Brigata Ebraica

Ebrei contro il nazismo, non solo Brigata ebraica ma un impegno costante e valoroso su tutti i fronti

Personaggi e Storie
di Roberto Zadik
Il contributo ebraico alla vittoria Alleata nella Seconda Guerra Mondiale.

Molti e valorosi sono i casi degli ebrei che hanno fisicamente combattuto contro il nazifascismo. Dalla rivolta del Ghetto di Varsavia alla rivolta del campo di sterminio di Sobibor organizzata da ufficiali Ebrei dell’Armata Rossa li detenuti ai singoli combattenti nelle varie formazioni partigiane in Europa o arruolatisi volontari negli eserciti alleati. Con l’immigrazione in Palestina a partire dalla fine dell’Ottocento, osteggiata da vari Paesi, ebrei ashkenaziti in fuga dalle persecuzioni e dai pogrom, cominciarono a pensare a organizzare un esercito difensivo mentre rincorrevano il sogno di uno Stato Ebraico.

Osteggiati in seguito dalla potenza mandataria Inglese che con i suoi soldati ostacolava l’immigrazione ebraica, gli ebrei della Palestina divennero sempre più coraggiosi e stimolati da leader come Vladimir Jabotinsky, molti giovani decisero di formare gruppi difensivi come l’Irgun. Durante il secondo conflitto mondiale questi giovani ebrei si arruolarono volontari nell’esercito Inglese formando “Compagnie Ebraiche di Trasporto” e “Compagnie Ebraiche del Genio” con la dicitura ufficiale di Soldati Palestinesi. Erano giovani che tra di loro comunicavano in Yiddish od in Ebraico e rispondevano ad un comandante Inglese non Ebreo. Con un addestramento di base da fante questi soldati dovevano anche provvedere da soli alla difesa di se stessi e dei loro convogli. Già dalle prime battaglie nella campagna d’Africa si distinsero per il loro coraggio, la loro precisione e affidabilità nello svolgimento dei compiti e in seguito non solo in Africa ma in tutto lo scacchiere Medio Orientale compresa la difesa dello stesso territorio di Palestina sino al punto che l’esercito Inglese in segno di ammirazione, pur continuando ad inquadrarli come Palestinesi, permise loro di avere sui mezzi quali segno di riconoscimento il Maghen David. Una dimostrazione di coraggio e valore costante e intensa che costò la vita a molti di loro.

Le Compagnie Ebraiche furono impiegate in tutto lo scacchiere bellico ed in Italia dove furono operativi sin dall’inizio durante lo sbarco in Sicilia e via via sulla costa Adriatica inquadrati nell’VIII armata Inglese, sulla costa Tirrenica inquadrati nella V armata Statunitense. Compagnie Ebraiche furono impiegate nei famosi sbarchi di Salerno ed Anzio e nella battaglia di Monte Cassino per risalire poi da entrambe le coste tutta la penisola sino in Romagna dove affiancarono la Brigata Ebraica costituita sul finire del conflitto

Dall’Africa alla Grecia, e in tutta l’Europa si distinsero ridando vita ed aiutando le Comunità Ebraiche man mano che con gli alleati conquistavano le città da Tripoli a Roma, Firenze ed infine a guerra finita in tutto il nord Italia. Le compagnie Ebraiche si distinsero non solo per aver aiutato la rinascita delle Comunità Ebraiche distrutte ma anche per il loro aiuto in generale alla popolazione civile. A tripoli per esempio divennero famose per la ricostruzione del porto distrutto dai Nazisti in ritirata mentre a Milano la compagnia del genio Solel Bonè fu la prima compagnia alleata ad entrare in città ripristinando i servizi essenziali e liberando dalle macerie. Lungo tutta la penisola assieme agli alleati liberarono vari campi fascisti di detenzione prendendosi anche direttamente cura dei detenuti Ebrei.

Durante l’ultimo anno di guerra Churchill ottenne dal parlamento Inglese il permesso alla costituzione di un corpo di fanteria combattente che potesse avere un comandante Ebreo, i cui soldati si potessero definire Ebrei e non Palestinesi e che potesse finalmente avere come propria bandiera la bandiera del Sionismo, ora bandiera dello stato di Israele. Nasce così la Brigata Ebraica sotto il comando di un generale Ebreo Canadese che operò in Italia in Emilia Romagna negli ultimi due mesi di guerra con un apporto decisivo nello sfondamento della linea Gotica. La neo costituita Brigata fu formata essenzialmente da nuove leve arrivate dalla Palestina, da soldati Ebrei rimasti di stanza in nord Africa e fu affiancata da Compagnie Ebraiche già presenti sul territorio Italiano. Di fatto Churchill aveva ottenuto da parte del parlamento Inglese il riconoscimento che l’Ebraico era un popolo e non solo una religione.

Terminata la guerra i soldati inquadrati nelle Compagnie Ebraiche e nella Brigata, quando ormai era pubblica conoscenza ciò che era accaduto nei campi e forse anche alle loro stesse famiglie, diedero vita assieme all’Agenzia Ebraica ad un operazione segreta chiamata in codice “ Kish Mir Tuhes” cioè in Yiddish “ baciami il sedere”, che si prodigò per raggiungere e raccogliere i sopravvissuti ai lager e trasportarli clandestinamente in Palestina. A Kish Mir Tuhes fu inoltre essenziale il supporto logistico segreto che singoli soldati e ufficiali Ebrei dell’esercito regolare Britannico e Americano diedero rischiando spesso la corte marziale per fare carte false e chiudendo gli occhi al passare dei convogli con il Maghen David e carichi di sopravvissuti.

Kish Mir Tuhes si prodigò non solo organizzando il recupero e trasporto dei sopravvissuti ma anche cercando il loro reinserimento nella vita; famosa la storia della colonia estiva di Selvino ( BG ) chiamata Scesopoli dal nome del patriota Amatore Scesa, per i bambini dei gerarchi fascisti trasformata poi dai soldati in una scuola di recupero per bambini sopravvissuti.

La storia di questi combattenti non finisce poi con la fine della guerra ma, al ritorno in Palestina la maggioranza di questi soldati dovette combattere un’altra guerra, quella di indipendenza, perché quello che Churchill aveva fatto riconoscere finalmente come popolo avesse anche una sua nazione.

Di questa storia oggi rimane a Selvino solo l’edificio in rovina che ospitava la colonia Scesopoli ed a Milano un ricordo nel piccolo Centro Studi Ebraici Beth Shlomo dove è stato ristabilito il piccolo Beth Hamidrash creato dai sopravvissuti nel palazzo di via Unione 5, ex sede dei Fasci Combattenti Amatore Scesa e dove erano ospitati temporaneamente prima del loro viaggio clandestino verso la Palestina . Fanno anche parte dell’arredo del Beth Shlomo le sedie con la targa di inventario che riporta “Fasci Combattenti sezione Amatore Scesa Via Unione 5” e l’Haron Hakodesh con i suoi Sifrè Torah entrambi provenienti dalla piccola sinagoga del campo di detenzione di Ferramonti. Ferramonti tra i campi di detenzione fu il più grande ed il primo ad essere liberato per poi divenire una base dell’esercito alleato e la piccola Sinagoga costruita dagli internati venne poi usata dai soldati Ebrei come Sinagoga da campo.

Pochi anni fa il Sindaco di Milano Pisapia ha voluto ricordare questa parentesi della storia Milanese insignendo il Beth Shlomo con l’onorificenza dell’Ambrogino D’Oro.