di Nathan Greppi
Quando, l’8 gennaio 2016, venne arrestato, la notizia fece il giro del mondo. Questo perché fino ad allora El Chapo, potente signore della droga messicano, era stato, dopo la morte di Osama Bin Laden, l’uomo più ricercato al mondo. A lui è dedicata una serie televisiva, intitolata proprio El Chapo, uscita su Netflix nel 2017 e attualmente alla sua terza stagione.
Da allora, furono in molti a fare speculazioni su come potesse essere stato catturato. A dare una risposta è un’inchiesta di Ynet, pubblicata giovedì 10 gennaio, che spiega come la sua cattura sia stata resa possibile da un sistema d’intercettazione telefonica ideato da una compagnia israeliana.
Chi è
El Chapo, il cui vero nome è Joaquín Guzmán, è noto per essere stato il capo del Cartello di Sinaloa, uno dei più potenti cartelli della droga messicani, tanto che la rivista Forbes lo ha inserito più volte nella lista degli uomini più ricchi del mondo. Per le sue attività era già stato arrestato due volte, nel 1993 e nel 2014, ma in entrambi i casi era riuscito a evadere, rispettivamente nel 2001 e nel 2015. Dietro l’ultimo arresto, avvenuto nel 2016, si cela una storia molto particolare.
Il sistema Pegasus
Tutto è iniziato nel 2011, quando la compagnia israeliana NSO iniziò a sviluppare un sistema d’intercettazione chiamato Pegasus. Questi può prendere il pieno controllo di un cellulare, consentendo di sentire le chiamate, leggere ogni messaggio, ascoltare conversazioni nelle vicinanze, e scattare foto (ma non girare video) con la sua camera. Inoltre, è capace di ottenere tutte le informazioni necessarie per accedere ai conti bancari, alle mail e tanto altro senza lasciare tracce. Il sistema è persino capace di controllare quanto è carica la batteria del cellulare.
Il presidente del consiglio di amministrazione della NSO, il Generale Avigdor Ben-Gal, e i CEO Omri Lavie e Shalev Hulio si misero subito in cerca di un acquirente. Oggi, per la prima volta abbiamo la conferma che il loro primo cliente fu il Messico, che volle servirsene per contrastare i narcotrafficanti. L’accordo si rivelò molto proficuo sia per i messicani, poiché grazie a questa nuova tecnologia le task force che si occupavano di combattere il narcotraffico potevano vedere e sentire dove prima non potevano. La loro gratitudine fu tale che persino il presidente del Messico di allora, Felipe Calderón, nel Natale 2011 telefonò a quelli della NSO per congratularsi personalmente con loro. “Non avrei potuto chiedere un regalo migliore per Natale. Con ciò che ci avete dato, possiamo finalmente sradicare i cartelli.”
Sin dal primo giorno, uno dei loro principali obiettivi fu il Cartello di Sinaloa, e in particolare il suo leader; quando era in prigione, tra il 2014 e il 2015, El Chapo usava cellulari nascosti nella sua cella (e messi sotto sorveglianza con il sistema Pegasus) e tentava di far produrre un film o una serie tv sulla sua vita. A tale scopo, i suoi avvocati si rivolsero a Kate del Castillo, un’attrice messicana nota per aver interpretato una regina della droga nella serie televisiva La Reina del Sur.
Anche dopo essere evaso, nel luglio 2015, El Chapo aspirava a portare la propria vita sullo schermo. Mentre le autorità continuavano a monitorare il suo cellulare attraverso Pegasus, lui si metteva in contatto con la del Castillo attraverso i suoi avvocati. Per comunicare con lei, le aveva dato un telefonino speciale e teoricamente impossibile da hackerare. A questo punto, l’intelligence messicana spedì un cellulare dello stesso tipi ai laboratori della NSO a Herzliya, dove un gruppo di esperti creò uno speciale sistema d’intercettazione fatto apposta per quel modello di cellulare.
Con questo nuovo dispositivo, i membri delle unità speciali poterono seguire la relazione amorosa che si era venuta a creare tra El Chapo e la del Castillo. Nello stesso periodo, lei lo informò che aveva conosciuto a Los Angeles l’attore americano Sean Penn, che intendeva coinvolgere nel progetto. Non è chiaro se anche il cellulare di Penn sia stato messo sotto sorveglianza, ma almeno in apparenza non ce n’era bisogno, perché tutte le conversazioni con lui venivano intercettate attraverso i telefoni di El Chapo e della del Castillo.
Fu così che, nell’ottobre 2015, Penn e la del Castillo furono portati su un jet verso una destinazione sconosciuta, viaggiando per ore da lì in macchina, fino al luogo dell’incontro. A loro insaputa, tutto il viaggio fu monitorato dagli agenti dell’intelligence messicana. I due attori gli fecero un’intervista pubblicata in seguito sulla rivista Rolling Stone. Gli agenti non arrestarono subito il boss, ma lo seguirono ancora fino all’8 gennaio 2016, quando fecero irruzione in uno dei suoi rifugi nella città di Los Mochis. Nel corso della sparatoria che ne seguì, egli riuscì nuovamente a fuggire, salvo poi venire catturato in un albergò li vicino. Un anno dopo venne estradato negli Stati Uniti, dove è rinchiuso attualmente.