di Nathan Greppi
Al termine di un progetto di ricerca durato diversi anni, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) ha inaugurato il 25 aprile un portale online che racconta diverse storie di quegli ebrei che, durante la Seconda Guerra Mondiale, scelsero di prendere parte alla Resistenza contro il nazifascismo, spesso a costo della vita. La nuova piattaforma è stata presentata martedì 10 maggio in diretta streaming sulla pagina Facebook del CDEC (si può rivedere cliccando qui).
Nell’introdurre l’argomento il direttore del CDEC, Gadi Luzzatto Voghera, ha spiegato che il progetto, guidato dalla storica Liliana Picciotto, è stato reso possibile anche grazie al sostegno di varie istituzioni, tra cui il Ministero degli Esteri tedesco e la Fondazione Bolton Hope Onlus. Il presidente del CDEC, Giorgio Sacerdoti, ha spiegato che il filone dei partigiani ebrei è stato coltivato dal Centro sin dalla sua fondazione negli anni ’50.
Altrettanto soddisfatta è la presidente UCEI Noemi Di Segni, la quale ha ricordato come la storia italiana presenti delle peculiarità per quanto riguarda il vissuto della comunità ebraica, che meriterebbero maggiori approfondimenti. La stessa cosa sostiene lo storico Paolo Pezzino, presidente dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri che si occupa di storia contemporanea, che ha rimarcato come la percentuale di partigiani ebrei italiani che hanno preso parte alla Resistenza era molto più alta rispetto alla loro percentuale sulla popolazione totale, il che sfata lo stereotipo degli ebrei che subiscono le persecuzioni passivamente.
Dopo un messaggio registrato di saluti di Viktor Elbling, ambasciatore tedesco in Italia, il progetto è stato presentato da Liliana Picciotto e dallo storico Mirco Carrattieri. La storica ha spiegato che “l’esito della ricerca è tale per cui stiamo rovesciando la visione degli ebrei come vittime, accreditata dal sovraccarico di iniziative che ruotano intorno al 27 gennaio, per cui è necessario dire che una parte degli ebrei sono riusciti a ribellarsi.” Ha fatto notare che ci voleva molto coraggio per ribellarsi, perché si rischiava di dover lasciare la famiglia; eppure “la salvezza veniva dal frammentare le famiglie, più rimanevano unite e più correvano pericoli.”
Siccome stanno fiorendo sempre più progetti digitali su questi temi, Carrattieri ha affermato che “è molto importante che questi progetti non siano estemporanei, ma abbiano alle stalle una ricerca storica.” Ha rimarcato come questo progetto di ricerca chiude una sorta di trilogia, dopo altri due sugli ebrei deportati e su quelli che si sono salvati.
La Picciotto ha spiegato che se da un lato il CDEC si è sempre interessato alla resistenza ebraica, dall’altro ci sono voluti molti anni prima di poter mettere insieme le persone giuste per il lavoro e le risorse economiche per portarlo avanti. “Siamo partiti dal fatto che all’Archivio Centrale dello Stato, un paio di anni fa, sono stati versati gli atti ufficiali di richiesta per il riconoscimento dello status di partigiano.” Si tratta di un fondo documentario di grosse proporzioni, dove si trovano oltre 100.000 fascicoli di richieste di riconoscimento, fatte subito dopo la fine della guerra.
Loro si sono concentrati principalmente su quelle provenienti da Toscana, Lazio e Campania, appurando i nomi di oltre 200 resistenti ebrei, dove per “resistenti” non si intendono solo i partigiani, ma anche i civili che hanno fornito il loro supporto senza imbracciare le armi in prima persona. Secondo le stime, una volta che la ricerca verrà estesa anche alle altre regioni italiane, dovrebbero emergere tra i 2.000 e i 3.000 nomi di ebrei che hanno preso parte alla Resistenza.