Firmato Dante Almansi.
Una lettera inedita del presidente dell’Unione delle Comunità israelitiche italiane Dante Almansi, datata 11 giugno 1940, il giorno successivo all’entrata in guerra dell’Italia fascista a fianco di Hitler, sarà esposta alla mostra “… Francamente razzisti” Le leggi razziali a Napoli, presso l’Archivio di Stato di Napoli, che si apre con un Convegno, il 25 novembre. Nella lettera, indirizzata alla Comunità di Napoli – e probabilmente a tutte le Comunità italiane – si legge: “Questa Unione, appena conosciuta lentrata in guerra dellItalia, ha tenuto a riaffermare al Governo i sentimenti di illimitata devozione degli israeliti Italiani, sempre pronti, come in passato, a servire con fedeltà e onore la Patria.
È certa questa Unione che le Comunità ed i correligionari tutti vorranno mettersi alloccorrenza a disposizione delle Autorità partecipando con tutte le loro forze al conseguimento degli alti fini Nazionali”.
Mosaico ha chiesto al direttore della Fondazione CDEC Michele Sarfatti di commentarla.
“La lettera dell’Unione delle Comunità pubblicata qui sopra è figlia di quei tempi e aiuta a comprenderli. Pur essendo ovvio, è bene ricordare che una comunità ebraica (in questo caso quella italiana) non è un movimento politico organizzato pro o contro una politica governativa.
Quando gli ebrei sono sotto attacco del potere pubblico, i loro rappresentanti possono solo adoperarsi per cercare di riaprire un canale di accettazione. Così, mentre ebrei italiani emigrati in Palestina o nei Paesi avversari dell’Asse si arruolavano volontari sotto le bandiere inglese o statunitense, quelli rimasti nella penisola (la stragrande maggioranza) chiedevano di poter tornare a ‘servire la Patria in arme’ (nonché – aspetto di grande rilevanza – di non essere classificati ‘nemici in Patria’).
Comunque, Mussolini e il re non accolsero né questa richiesta dell’Unione, né le centinaia di richieste inviate singolarmente dai soldati e dagli ufficiali che erano stati cacciati totalitariamente dalle forze armate alla fine del 1938. Fu solo l’8 settembre 1943 che essi vennero riammessi a ‘servire con fedeltà ed onore la Patria’, nella e con la Resistenza”.