di Michael Soncin
Per due decenni ha alloggiato presso il Museo d’Israele. Oggi il diario di Ilan Ramon, il primo astronauta israeliano, è stato trasferito presso la Biblioteca Nazionale di Israele. Le pagine, scritte a mano, sono sopravvissute all’esplosione dello Space Shuttle Columbia del 2003, in cui tutti e sette gli astronauti, compreso Ramon, persero la vita mentre il veicolo stava rientrando nell’atmosfera terrestre.
Lo stato di conservazione
È stato ritrovato in uno stato di conservazione in parte intatto, in parte gravemente danneggiato, in mezzo ai detriti dello Space Shuttle in Texas, in una zona paludosa. Mentre si trovava ancora nella precedente collocazione è stato oggetto di un processo di restauro durato quattro anni.
Come riporta il Times of Israel, ora è conservato, presso la nuova sede, all’interno di un caveau climatizzato, dove è stato scansionato digitalmente. I tecnici sono già al lavoro per sottoporlo ad un ulteriore processo di conservazione, per poi valutare se poterlo rendere protagonista di una mostra permanente visibile al grande pubblico. «Nel frattempo, viene tenuto in buona compagnia. “Vive” qui nella stessa stanza degli scritti di Newton e Maimonide, ha affermato Marcela Skezely, capo del Laboratorio di Conservazione dell’NLI – National Library of Israel.
Una della pagine del diario di Ilan Ramon sopravvissute all’incidente
Cosa contiene scritto
All’interno vi sono riportati gli appunti, scritti in ebraico, riguardanti la missione durata 16 giorni, che comprendeva 80 esperimenti scientifici, oltre alle riflessioni personali dell’astronauta. Uno degli estratti contenuti nel diario di Ramon racconta infatti la giornata tipo degli astronauti.
«Diario di viaggio, VI giorno. Oggi è stato forse il primo giorno in cui ho avuto la sensazione di “vivere” davvero nello spazio! Mi sono trasformato in un uomo che vive e lavora nello spazio, come nei film. Ci alziamo alla mattina con una leggera levitazione e rotoliamo nella “camera familiare”. Mi lavo i denti, mi lavo il viso e poi vado a lavorare. Un po’ di caffè, qualche spuntino, poi in laboratorio… una conferenza stampa con il Primo Ministro, e poi subito di nuovo al lavoro, osservando lo strato di ozono».
In un altro estratto è riportata una conversazione con l’allora primo ministro israeliano Ariel Sharon: «Dalla nostra prospettiva qui nello spazio, vi guardiamo e vediamo un mondo senza confini, pieno di pace e splendore. Nei nostri cuori c’è una preghiera affinché tutta l’umanità possa immaginare il mondo come ci appare, senza confini, e che possa sforzarsi per vivere insieme in pace».
Moon Landscape, il disegno di Petr Ginz realizzato nel ghetto di Terezin
Nello spazio con la Torah
Tra gli oggetti portati a bordo da Ramon c’era un piccolo rotolo della Torah sopravvissuto al campo di concentramento di Bergen-Belsen e del vino per recitare il Kiddush a Shabbat. Com’è stato riportato in una nota della NLI, Ramon aveva scritto integralmente la preghiera nel suo diario, consapevole che l’avrebbe pronunciata in diretta dallo spazio, per non dimenticarne nemmeno una parola.
C’era poi una copia di un disegno intitolato Moon Landscape, realizzato nel ghetto di Terezin da Petr Ginz, una delle vittime della Shoah, ed una lettera di suo figlio Assaf.
I figli Yiftach e Tal Ramon con il diario del padre, quando era ancora depositato all’Israel Museum
La famiglia
Assaf, il figlio maggiore, è morto nel 2009 in un incidente di addestramento mentre frequentava la scuola di volo IAF – International Astronautical Federation. La moglie Rona, malata di cancro, è scomparsa nel 2018, ricevendo postumo l’Israel Prize per il lavoro portato avanti con la Ramon Foundation.
Ad accompagnare il diario di Ramon presso la Biblioteca Nazionale di Israele erano presenti i figli Tal e Yiftach. La testimonianza di Ramon s’aggiunge, tra gli spazi della Biblioteca, al già presente diario di Jeffrey Hoffman il primo astronauta ebreo, di genere maschile della NASA.
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Crediti fotografici: National Library of Israel