di Roberto Zadik
Assieme al brasiliano Jorge Amado e ai cileni Neruda e Sepulveda, lo scrittore, poeta e saggista argentino Jorge Luis Borges, spicca tra i massimi esponenti della letteratura dell’America Latina del Ventesimo secolo. Ingegno precoce, autore raffinato, coltissimo e versatile, passava dalla dolente sensibilità delle sue poesie, come la bellissima Elogio dell’ombra, dedicata alla progressiva cecità che gli causò la totale perdita della vista a 55 anni, al realismo “magico” dei racconti di opere di alto livello come Aleph, intrisi di profondi significati cabalistici.
Sebbene non fosse ebreo, l’acclamato intellettuale, nato a Buenos Aires il 24 agosto 1899 e scomparso il 14 giugno 1986, fra le sue varie curiosità, era estremamente affascinato dal mondo ebraico e dallo Stato di Israele. A questo proposito un articolo, pubblicato lo scorso 9 novembre sul sito Jewish Telegraphic Agency e firmato da Juan Melamed, ha evidenziato che, attualmente proprio nella “sua” Buenos Aires, città alla quale egli era visceralmente legato, presso la Libreria Nazionale, è in corso una mostra che ne approfondisce la complessa e fascinosa personalità, incluse varie testimonianze del suo legame con il mondo ebraico.
Due anni dopo la vittoria di Israele nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, egli dedicò allo Stato ebraico la struggente poesia Israel, paragonandolo nei versi ad “un uomo imprigionato e stregato, condannato ad essere Shylock”.
Ma cosa c’entrava Borges con gli ebrei? Rispondendo al quesito, la studiosa Ruth Fine, a capo del dipartimento di studi iberici e latino americani presso l’Università di Gerusalemme, ha messo in luce la sua adorazione per la filosofia ebraica, a cominciare da Baruch Spinoza e dalla complessità di svariate tematiche ebraiche, respingendo il nazionalismo estremo del suo Paese nella Seconda Guerra Mondiale.
“Era affascinato da Israele in una prospettiva umana e ideologica” ha affermato la Fine in merito al sionismo dello scrittore. In corso fino al 30 dicembre l’esposizione, organizzata in collaborazione con l’Ambasciata Argentina che, oltre ai materiali della mostra, manoscritti e fotografie, comprenderà una serie di riferimenti alla sua conoscenza dell’ebraismo e la Bibbia. Come specificò una volta l’autore “il mio interesse per Israele proviene dalla mia nonna materna, Fanny Haslam che, da inglese protestante, era avida lettrice dei testi biblici e così ebbi l’occasione di crescere in un ambiente influenzato dalla tradizione ebraica”.
Estremamente aperto di idee, curioso ed ostile a qualunque dogma e dittatura, dal nazismo, al comunismo, al governo di Juan Peron e alla ideologia del suo movimento politico, detta “peronismo”, pur non essendo affatto religioso, era estremamente interessato alle religioni. Questa sua attrazione per l’ebraismo lo spinse a visitare Israele per due volte, nel 1969 e nel 1971.
Diventato amico nientemeno che del premier israeliano Ben Gurion, il 16 ottobre 1966, in una lettera gli scrisse “probabilmente sei consapevole dell’affinità che ho con il tuo ammirevole popolo”. Nell’articolo si mettono in rilievo le tante amicizie ebraiche di Borges che, quando studiava a Ginevra, divenne amico di due ragazzi ebrei come Simon Jichlinki e soprattutto Maurice Abramowicz che restò suo grande amico per tutta la sua vita. Ricordando questo autore così stimolante e poliglotta, durante la cerimonia di inaugurazione dell’esposizione, Eyal Sela, ha definito Borges “un ambasciatore culturale che, con le sue parole preziose, ha costruito un ponte fra le identità”. Ricordando di aver letto due libri dello scrittore argentino tradotti in ebraico, Sela ha poi sottolineato con orgoglio che “nella città di Ashdod in Israele, abbiamo intitolato una strada a suo nome”. Oltre alla mostra in corso a Buenos Aires, anche il prestigioso Times of Israel ha dedicato un approfondimento su questo importante scrittore e sul suo legame con l’ebraismo. Infatti, nel 2019, il sito, in occasione del 120esimo anniversario dalla sua nascita, ha pubblicato un omaggio a lui dedicato. Nel testo si fa riferimento al suo stile asciutto e surrealista così come ad un interessante libro a lui dedicato intitolato Borges, ebraismo e Israele. Presentato alla fiera del libro di Buenos Aires da Maria Kodama, sua vedova, il testo contiene una serie di materiali inediti, scritti e lettere mai pubblicate. Fra le curiosità il testo, in 246 pagine, approfondisce la sua passione per una serie di grandi autori ebrei come lo scrittore S. Y Agnon e i pensatori Buber e Scholem , sottolineando che il suo cognome, Borges Acevedo, potrebbe aver radici ebraiche spagnole.
Immagine in alto: kosherlat.com Vía TW @kosherlat