La Milano del cardinale Martini, che colloquiava con rav Laras, in quel momento alla guida della Comunità di Milano, sembra lontana. Sono cambiati gli uomini, i tempi, la voglia di cultura e di dialogo. La gente allora (erano gli anni Ottanta) faceva la fila per entrare ad ascoltare le conversazioni della Cattedra dei non credenti, prendeva parte a incontri e tavole rotonde, allinsegna della tolleranza e della volontà di dialogare. Chi si lascia andare, interrompendo la breve pausa estiva astigiana, è Paolo De Benedetti (PDB per gli amici), biblista ed ebraista, professore di Giudaismo, impegnato da sempre nel dialogo ebraico-cristiano.
Allora, ci dice, partecipavo alle riunioni congiunte con il cardinale Martini e ricordo che organizzammo anche un incontro allAmbrosianeum con il consigliere Nathan Ben Horin, incontro che seguì la visita di papa Woytila alla sinagoga di Roma. Martini era (ed è) uno studioso di primo piano, fortemente legato a Gerusalemme, città nella quale ha ora scelto di vivere senza cariche ufficiali, non sottraendosi al suo arrivo in Israele a un corso di ulpan.
E ora, come procede il dialogo?
Non si può dire che sia tutto finito. Ma esistono dei segnali un po preoccupanti. Per esempio lattuale pontefice era Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede (ex Santo Uffizio). Ha preso posizioni discutibili nel suo libro su Gesù (del resto, lui stesso ha detto che tutti potevano criticarlo in quanto il libro era stato scritto non come papa ma come semplice studioso). Ha autorizzato il ritorno del latino nella Messa, anche se nel messale latino non figurano più alcuni termini negativi nei riguardi degli ebrei. Ha dichiarato che la chiesa cattolica è lunica veramente chiesa. In questi giorni ha infine incontrato padre Rydzyk, il direttore polacco di Radio Maryja, lemittente nota per il suo spiccato antisemitismo. Dunque, ce nè di che essere preoccupati. Nonostante tutto, però, i gruppi che lavorano per il dialogo ebraico-cristiano (a cui collaborano con pari libertà cattolici, protestanti e anche ebrei) continuano nella loro opera, per ora indisturbati.
Dunque una nota di ottimismo?
E necessario essere ottimisti. Io credo che coloro che sono impegnati in questo campo sapranno continuare il lavoro con piena libertà e reciproca fiducia.
Lasciamo Paolo De Benedetti tornare ai suoi libri e ai suoi gatti (tre di casa ma molto più numerosi allora della mensa davanti alla sua villa): gli animali rimangono la sua passione (come si capisce anche dal suo ultimo libro Animali, appena uscito nella collana Parole delle Fedi), amore che gli animali gli ricambiano sentendo il profondo rispetto che egli sente per loro.