coccio di 3100 anni fa

Israele, scritta di 3100 anni fa su un coccio indicherebbe il nome biblico Jerubba’al e apre studi sull’antica scrittura

Personaggi e Storie

di Ilaria Ester Ramazzotti
Cinque antiche lettere che potrebbero scrivere una pagina di storia sono state decifrate sul frammento di un vaso si ceramica risalente a 3.100 anni fa, l’epoca biblica dei Giudici di Israele. Il coccio era stato rinvenuto nel 2019 nel sito archeologico di Khirbat a-Rai, vicino alla odierna Biet Shemesh, a ovest di Gerusalemme. A renderlo noto lo scorso 12 luglio sulla rivista Jerusalem Journal of Archaeology sono stati gli archeologi dell’Università ebraica di Gerusalemme Yossef Garfinkel e Madeleine Mumcuoglu, con Avraham Faust dell’Università Bar-Ilan. 

L’Autorità per antichità d’Israele ha poi comunicato che la scritta a inchiostro rinvenuta, ‘Yrb’l’, potrebbe indicare l’insolito nome di Jerubba’al, che compare spesso nella Bibbia e identifica il giudice Gideon ben Yoash, in italiano ‘Gedeone’. Se l’interpretazione fosse corretta, questa sarebbe la prima testimonianza e la prima volta in cui un nome tratto dal Libro biblici dei Giudici viene decifrato su un manufatto del relativo periodo, che va dal XII al X secolo a.C.

Ma non è tutto. La scritta è in alfabeto antico del tipo cananeo, di cui si trovano testimonianze in tutto l’Egitto e nel Levante. I primi reperti rinvenuti, tra cui quelli con la scrittura paleo-ebraica, risalgono al IX secolo a.C. Le cinque lettere recentemente decifrate potrebbero costituire l’anello mancante nello studio dello sviluppo della scrittura alfabetica antica cananea, utilizzata proprio dal XII al X secolo a.C. Secondo gli archeologi, l’iscrizione appena scoperta potrebbe altresì fungere da ponte testuale per il passaggio dalla cultura cananea a quella israelita e giudaica.

“L’interpretazione ‘Yeruba’al’ è la lettura più logica e ragionevole [della scritta sul coccio] e la considero abbastanza definitiva – ha detto al Times of Israel l’epigrafista Christopher Rollston della George Washington University, che ha decifrato il testo -. Mi affretto ad aggiungere che questo tipo di scrittura è ben noto e ben attestato, quindi possiamo leggerlo con precisione”.

“Per decenni non abbiamo avuto iscrizioni di quest’epoca e di questa regione, al punto che non eravamo nemmeno sicuri di come fosse l’alfabeto in quel periodo – ha detto sempre al Times of Israel l’epigrafista e storico indipendente Michael Langlois -. C’era un vuoto. Alcuni hanno persino sostenuto che l’alfabeto fosse sconosciuto nella regione, che non c’erano scribi e che la Bibbia doveva quindi essere stata scritta molto più tardi. Queste iscrizioni sono ancora rare, ma stanno lentamente colmando il vuoto: non solo documentano l’evoluzione dell’alfabeto, ma mostrano che c’era una continuità nella cultura, nella lingua e nelle tradizioni”. Così, “le implicazioni per la nostra comprensione della storia biblica sono vaste ed entusiasmanti”, ha aggiunto Langlois.