Una fotografia realizzata con il light painting

La tradizione ebraica nel light painting del fotografo Alessandro Subazzoli

Personaggi e Storie

di Ilaria Ester Ramazzotti
“Dipingere con la luce” attraverso la fotografia. Un obiettivo ambizioso e un’arte tanto raffinata e laboriosa da permettere di creare “illustrazioni che vestono un’atmosfera surreale e pittorica”. Il light painting, secondo la denominazione inglese, è la tecnica usata dal fotografo milanese Alessandro Subazzoli per realizzare le sue creazioni, fra cui una serie di composizioni di oggetti della tradizione ebraica. Lo abbiamo contattato per farci raccontare di che cosa si tratta e come sono nate queste sue passioni.

“Ciò che ha originato in me la voglia di intraprendere il light painting e questo tipo di immagini è proprio l’effetto surreale, che arriva a decontestualizzare il soggetto conferendogli un’aria irreale, onirica, irrazionale e incollocabile nel tempo – ci spiega -. È la mia forma d’arte, un po’ bizzarra e dalle tonalità volutamente surreali”. Osservando le sue fotografie, vi troviamo ripresi alcuni oggetti quotidiani e strumenti di lavoro, immersi fra luci e colori sofisticati, fermi e sospesi in momenti e inquadrature atemporali. “Mi concentro di più sulle atmosfere che sulla qualità estetica degli oggetti – prosegue -. L’intento è di provocare curiosità in chi osserva, giocando con accostamenti improbabili di oggetti inutili, vecchi, ordinari, dimenticati, spesso reperiti nei mercatini, ma resi protagonisti con abbinamenti discutibili e irrorati di ‘luce dipinta’ che conferisce loro un aspetto diverso: un vestito nuovo e bagnato di luce”!

Non da meno, la scelta di alcuni oggetti, così fortemente protagonisti di fronte all’obiettivo, non è casuale. Compassi, attrezzi, orologi, pesi e bilance, per esempio. “Mi attira giocare con soggetti che hanno anche un valore simbolico: i dadi, gli scacchi e le carte da gioco rappresentano l’azzardo e la sfida, la necessità di tentare e sperimentare – approfondisce -. La bilancia è da sempre simbolo di equilibrio, onestà e saggezza, ma altri oggetti metallici. come vecchie pinze, chiavi inglesi e cacciaviti, potrebbero rappresentare la laboriosità e le professioni umili. I compassi invece simboleggiano il ‘progetto’, mentre le sfere in vetro colorato evocano l’ornamento e la superficialità. Gli orologi e i manometri rappresentano la misurazione del tempo, elemento fondamentale e mai immutevole che scandisce le sequenze della nostra vita. Cerco insomma di creare intrinseche ‘visioni’ con  l’intento di suscitare curiosità, più che uno scontato estetismo facilmente ottenibile con fiori, gioielli e altri oggetti coreograficamente belli e preziosi per eccellenza”.

La bellezza degli oggetti ebraici

Vediamo adesso più da vicino la scelta di ritrarre, fra gli altri, anche oggetti religiosi e simbolici della tradizione e della quotidianità ebraica: in alcune immagini emergono protagonisti  una kippa, uno shofar, in altre un talled e un calice per le benedizioni. “L’idea di fare composizioni che accolgono contenuti appartenenti alla cultura e alla tradizione giudaica è sorta osservando questi stessi oggetti nelle case di amici di religione ebraica. Osservandoli, mi sono subito accorto del loro potenziale artistico, oltre al fatto che racchiudono un forte impatto visivo in termini di bellezza, conservano un particolare fascino e un intenso significato sia mistico che storico. Queste composizioni hanno suscitato un istantaneo interesse nei miei amici, dal momento in cui mi sono proposto di realizzare queste intense immagini che riprendono la loro tradizione e cultura”.

Oggetti ebraici ritratti da Alessandro Subazzoli con il light painting
Oggetti ebraici ritratti da Alessandro Subazzoli con il light painting

La tecnica del light painting 

Ma in che cosa consiste, dal lato più tecnico, il light painting? Si tratta di riprendere “soggetti collocati in un set fotografico nel buio più totale, ma illuminati con torce e pannelli led”. Questi led sono modificati, schermati con gelatine e filtri neutraldensity in modo da depotenziarne l’intensità luminosa. Poi, procedendo con un movimento circolare, “si diffonde il fascio di luce per miscelare i confini di ogni singolo elemento tra oscurità e parti illuminate”. Per realizzare queste composizioni, ciascun soggetto “viene fotografato più volte per catturarne tutte le sfumature cromatiche, che devono poi essere acquisite con Photoshop e Camera Raw”. Nell’utilizzo di questi programmi, “tutte le foto si trasformano in livelli singoli da miscelare con le opzioni di fusione, con alla base un’immagine di partenza molto scura che evidenzia solo le silhouette degli oggetti sulla scena, per poi mascherare ogni singolo livello con le relative ‘maschere di livello’, al fine di nascondere o evidenziare parti degli oggetti con le loro luci e ombre su tutte le foto poste in cascata”, ci spiega entrando più nei dettagli dell’esecuzione tecnica di questa forma d’arte fotografica.

“La fase di illuminazione va eseguita cercando di ‘estrarre’ le texture e i dettagli delle superfici” dei soggetti ripresi, con l’intenzione di creare un effetto materico e tridimensionale. Gli sfondi sono invece inseriti in un secondo momento, “in post editing,  e sono fatti con fotografie di background riprese ovunque ce ne sia stata l’occasione: muri e pareti colte per strada o in interni, ma anche rocce, mattoni e altro ancora”.

I tempi di realizzazione dell’opera fotografica con il light painting sono piuttosto lunghi. Dipendono della quantità di oggetti collocati sul set e dai materiali che di cui sono fatti. Per produrre “un’illustrazione servono dalle cinque alle sedici ore o anche più – sottolinea -. Diciamo che il light painting si considera per un fotografo o per un illustratore una sorta di punto di arrivo, proprio per la difficoltà d’esecuzione e per la necessità di possedere conoscenze pregresse in fotografia, fotoritocco e grafica”. Con questa tecnica, Alessandro Subazzoli si dedica altresì allo still life, “la ripresa di oggetti appartenuti a un familiare non più presente, per un tributo alla sua memoria”.

https://alessandrosubazzoli.webnode.it/

alessandro.subazzoli@virgilio.it