di Michael Soncin
Ottolenghi and the cakes of Versailles è il documentario, uscito da poco negli Stati Uniti (presto anche nel mercato europeo), dove vediamo all’opera nel retroscena il famoso cuoco stellato anglo-israeliano Yotam Ottolenghi, mentre realizza i dolci per una mostra-evento del Metropolitan Museum of Art.
Le creazioni culinarie realizzate da Ottolenghi – e in particolare quelle che vediamo nel film – sono vere e proprie esperienze emozionali, appagano vista e palato, procurando all’animo un simil piacere che si prova durante la fruizione di un’opera d’arte, chiarendo che com’è anche nel caso di uno stilista come di uno chef, d’arte non si tratta, ma bensì essa funge da applicativo, un concetto spiegato dallo stesso Karl Lagerfeld, proprio nel film The first Monday in May che narra di tutto l’iter organizzativo che vi è dietro al Met Gala.
Ottolenghi non si trova ai preparativi in uno dei tanti party mondani che si svolgono nel globo. Le feste del Met sono molto, molto rinomate. E lui prepara eventi al Met già dal 2016. Quella annuale ad esempio, formalmente chiamata Costume Institute Gala e conosciuta al grande pubblico come Met Gala è considerata la serata di galà più importante al mondo. La raccolta fondi finalizzata a finanziare il museo, raccoglie ogni anno, durante la serata, circa dieci milioni di dollari. Esclusivissima e super blindata, viene realizzata il primo lunedì di maggio, presso l’omonimo museo newyorkese. L’evento precede l’esposizione, ogni volta con un tema differente, che attira migliaia di visitatori da tutto il mondo. La matrona di casa che dirige e organizza tutto nel minimo dettaglio è la celebre e talentuosa direttrice di Vogue America Anna Wintour. Le più importanti dive e modelle “sfilano” in abiti alta moda così preziosi che solo uno di loro vale tanto quando un appartamento in centro a Milano. Evitiamo per i deboli di cuore, ulteriori dettagli sui gioielli.
Il Met rende omaggio alla scrittrice ebrea Susan Sontag
Quest’anno a causa del covid-19 il Met non si è svolto in presenza, ma solo online. Camp, notes on fashion è la mostra tema del 2019, titolo che prende ispirazione nel nome e nel contenuto dal saggio Notes on camp pubblicato nel 1964 dalla scrittrice, filosofa e storica ebrea americana Susan Sontag. «L’esagerazione, infatti, è il tema della mostra. Camp, notes on fashion esplora “le origini dell’estetica esuberante del camp e il modo in cui si è evoluta dalla marginalità fino a influenzare la cultura mainstream”. Lo fa esponendo 250 pezzi tra capi d’abbigliamento maschile e femminile, ma anche sculture, dipinti e disegni che spaziano dal 17° secolo a oggi», si legge su Elle Decor. Il messaggio ha la funzione come spiega su Vogue il curatore Andrew Bolton di “…mettere in evidenza un’estetica ormai invisibile, per mostrarne le radici e le origini, e per far capire quanto abbia ancora una valenza politica”. Una carrellata d’abiti che percorre trecento anni di storia del costume. Tutti accomunati da un denominatore comune: l’eccentricità.
Versailles poco prima della rivoluzione
Quando allo chef israeliano fu affidato l’incarico dal Met, nello specifico gli fu chiesto di reimmaginare i dolciumi di cui godeva la corte reale francese tra il 1682 e il 1789. La mostra si chiamava per l’appunto Visitors to Versailles 1682-1789. Un periodo – come riporta il New York Times – all’apice di un inconveniente che dinanzi a poco la nobiltà incontrò: la Rivoluzione francese. Panetti di erba edibili, cigni, maschere da ballo dai toni d’orati. Sono alcuni dei risultati frutto dell’ispirazione che riunisce quadri, abiti, cucina in un unicum. Piatti così belli che par impossibile possano esser commestibili. Nel vederlo alla preparazione con tutto lo staff, vi sembrerà d’esser in un laboratorio di pozioni, più che in una tradizionale sala da cucina, dove gli addetti dei settori più disparati mettono insieme le loro competenze.
Ottolenghi è nativo di Gerusalemme vive oggi a Londra, dove gestisce prestigiosi ristoranti e differenti gastronomie oltre ad esser autori di ben 7 libri di successo in cui illustra piatti di ogni tipo. Se non siete quindi così coraggiosi da provare a replicare le fastosità di Versailles, potete sempre accontentarvi di ricette facili come quelle del libro Simple, o Jerusalem in cui spiccano pietanze tipiche della cultura ebraica. Per i temerari invece non resta che augurarvi un bel Mazel Tov!
Catalogo della mostra: Camp: Notes on Fashion, Metropolitan Museum of Art pp. 256, euro 45,00.
Catalogo della mostra: Visitors to Versailles: From Louis XIV to the French Revolution, Metropolitan Museum of Art pp. 369, euro 62,20.