di Pietro Baragiola
Molti dei brani natalizi più famosi di tutti i tempi sono stati scritti da autori ebrei. Per quanto possa sembrare ironico, questo fatto è facilmente spiegabile: all’inizio del XX secolo l’industria musicale americana era uno dei pochi settori in cui i cittadini ebrei potevano lavorare senza il rischio di ripercussioni antisemite e fu proprio in questo periodo che venne scritta la maggior parte degli odierni classici natalizi.
Grazie a successi come Santa Baby (1953), The Christmas Song (1946) e It’s The Most Wonderful Time of the Year (1963), autori ebrei come Philip Springer, Joan Javits, Mel Tormé e George Wyle sono riusciti ad inserirsi nella festività cristiana, lasciando una firma indelebile nella storia della musica.
“Alcuni ebrei come Irving Berlin hanno scritto queste canzoni anche per esprimere il proprio patriottismo nei confronti degli Stati Uniti d’America” ha spiegato il rabbino Kenneth Kanter dell’Hebrew Union College di Cincinnati. “Inserendo la propria neshama (“anima” in ebraico) nei loro testi, questi autori hanno dato vita a brani indimenticabili, oggi conosciuti in ogni angolo del mondo”.
“Let it Snow” di Sammy Cahn e Jule Styne
Nonostante sia oggi una delle hit natalizie più famose di sempre, la canzone Let it Snow non ha alcun riferimento diretto al Natale. Il paroliere e musicista ebreo Sammy Cahn (nato “Samuel Cohen”) scrisse questo brano nel luglio 1945 insieme alla compositrice ebrea Jule Styne, per contrastare una delle giornate più torride dell’estate californiana attraverso la frescura dei ricordi invernali, ricchi di paesaggi innevati.
Pubblicata nel novembre 1945, a ridosso della stagione natalizia, Let it Snow entrò ufficialmente nella tradizione dei canti di Natale. Non è però l’edizione originale cantata da Vaughn Monroe ad essere arrivata fino ai giorni nostri bensì quella preparata da Dean Martin quasi vent’anni più tardi, nel 1966.
Dopo questo grande successo la carriera di Sammy Cahn proseguì inarrestabile, portando l’autore a vincere quattro premi Oscar e ad aggiudicarsi un posto nella Songwriters Hall of Fame nel 1972.
“Silver Bells” di Ray Evans e Jay Livingston
Gli autori ebrei Ray Evans e Jay Livingston diventarono partner musicali dopo essersi incontrati all’Università della Pennsylvania nel 1937. Il loro successo natalizio Silver Bells (1950), inizialmente doveva chiamarsi Tinkle Bells, ma la moglie di Livingston, consapevole del doppio senso nella parola “tinkle”, convinse i due autori a cambiare il titolo del loro brano.
Questo fu solo l’inizio della collaborazione tra Evans e Livingston che, insieme, vinsero tre premi Oscar per la Migliore Canzone Originale con brani come Que Sera, sera (Whatever Will Be, Will Be) del 1956.
“White Christmas” di Irving Berlin
Figlio di un povero cantore ebreo, dopo essere emigrato nel 1983 dalla Russia agli Stati Uniti, Irving Berlin (nato “Israel Baline”) trovò lavoro suonando in diversi locali del Lower East Side di New York, sperimentando numerosi stili musicali per capire quali brani piacessero al pubblico americano.
Il suo nome venne cambiato in seguito ad un errore dei tipografi che, durante la pubblicazione del suo primo singolo, scrissero “Berlin” anziché Baline.
Nell’estate 1941 Irving scrisse il brano White Christmas che venne inserito nel film Holiday Inn, accompagnato dalla voce del mitico Bing Crosby.
Berlin nutriva una profonda gratitudine nei confronti degli Stati Uniti, da lui considerati il Paese che aveva permesso alla sua famiglia di fuggire dalla povertà. Questo suo grande patriottismo venne trasmesso anche nel suo White Christmas che, cantato per la prima volta in radio durante la vigilia di Natale del 1941, a poche settimane dal terribile attacco di Pearl Harbor, servì a rincuorare lo spirito dell’intera nazione.
Questo brano valse a Berlin l’Oscar per la Migliore Canzone Originale che l’autore consegnò direttamente a sé stesso (una prima volta agli Oscar).
Nonostante Bing Crosby sia stato uno dei cantanti più popolari degli Stati Uniti oggi è ricordato soprattutto per White Christmas che, con 50 milioni di copie vendute, è stato il singolo più venduto di tutti i tempi per oltre 50 anni fino alla pubblicazione di Candle in the Wind (1997), tributo di Elton John alla principessa Diana.
“Rudolph the Red-Nosed Reindeer” di Johnny Marks
Era il 1939 quando Robert L. May scrisse la poesia Rudolph the Red-Nosed Reindeer, raccontando in maniera simpatica l’ostracismo che l’autore aveva provato durante la sua infanzia da ebreo con il naso grosso. Quando May mostrò la poesia al cognato Johnny Marks, questo capì subito di trovarsi davanti ad un brano di grande successo e lo pubblicò nel 1949, cantato dalla star americana Gene Autry.
La canzone ispirò l’azienda Montgomery Ward, responsabile dell’acquisto e distribuzione di centinaia di riviste da colorare, a creare un libro per la stagione natalizia basato sulle avventure della piccola renna. Nel suo primo anno di pubblicazione Rudolph vendette 2,4 milioni di copie, diventando un classico del Natale e venendo adattato anche per la televisione.
Questo successo portò Johnny Marks e la sua compagnia, la St. Nicholas Music, a specializzarsi nella scrittura di altre canzoni natalizie tra cui “A Holly Jolly Christmas (1964) e Rockin’ Around the Christmas Tree (1958).
“Winter Wonderland” di Felix Bernard e Richard B. Smith
Lo scrittore Richard B. Smith scrisse la poesia Winter Wonderland nel 1934 mentre era in cura nel sanatorio di West Mountain in Pennsylvania dopo una diagnosi di tubercolosi. Secondo sua sorella Marjorie, l’ispirazione di Richard arrivò guardando fuori dalla finestra dell’ospedale e vedendo il campo vicino al suo reparto totalmente ricoperto di neve.
Una volta conclusa, l’autore mostrò la sua poesia all’amico Felix Bernard che la trasformò nella melodia che conosciamo oggi. Purtroppo Richard morì nel 1935 a soli 34 anni e secondo alcuni non fece in tempo ad ascoltare la canzone composta da Bernard. Altri invece dicono che l’autore visse abbastanza a lungo da sentire Guy Lombard e la sua orchestra, i Royal Canadians, eseguire la canzone il Natale prima della sua morte.
Nonostante esistano numerose versioni discordanti sull’ultima fase di vita dell’artista, sono tutte d’accordo sul fatto che Winter Wonderland sia tutt’ora uno dei capolavori e dei lasciti più indimenticabili del mondo della musica.