Rav Laras con Rav David Sciunnach

Limmud dedicato a Rav Laras, a un anno dalla  sua scomparsa

Personaggi e Storie

di Roberto Zadik
Terzo importante appuntamento  a un anno dalla scomparsa di Rav Giuseppe Laras, personaggio autorevole, carismatico e ironico e ex Rabbino Capo, docente universitario e intellettuale di spessore (nella foto con Rav David Sciunnach).  L’iniziativa si è tenuta domenica 16 dicembre presso la Sinagoga Centrale e ha coinvolta in un “Limmud” (giornata di studio) una serie di ospiti e personalità. Condotto efficacemente dal suo assistente Vittorio Bendaud, la giornata ha visto l’alternarsi degli interventi di Rabbini comunitari milanesi, da Rav Arbib, a Rav Richetti, a Rav Sciunnach e Della Rocca e di altre comunità venuti a Milano per l’occasione come il Rabbino Capo di Roma, Rav Riccardo Di Segni e di Genova Rav Giuseppe Momigliano, l’insegnante Sarah Ascoli e la presidente Ucei Noemi Di Segni. Tutte persone che hanno lavorato a stretto contatto con lui e ne hanno descritto caratteristiche e aneddoti, in un misto di interventi basati sulla Torah e l’ebraismo, dalla Mitzvot, al Maschiach, al Tikkun Olam, tutti argomenti che interessavano molto Rav Laras, appassionato dei Pirqe Avot e soprattutto del Maimonide, ma anche e insospettabilmente attratto dalla Cabala, fino a testimonianze e ricordi sulla sua vita. Il suo altruismo, la generosità, il rigore e la riservatezza e un lucido e arguto senso dello humour sono stati fra i tratti caratteriali evidenziati dai relatori e dal conduttore Bendaud. Qui sotto una sintesi degli interventi della giornata

Il Rabbino Capo Arbib: il “valore strumentale delle mitzvot” 

A iniziare la lunga serie di discorsi è stato Vittorio Bendaud che ringraziando il Rabbinato e l’assessore al Culto Sara Modena per l’organizzazione dell’evento, ha introdotto il discorso di Rav Arbib. Argomento principale e ispirato alle riflessione del Maimonide e della sua monumentale opera “Il Mishnè Torah”,il significato delle mitzvot e i loro principi fondanti.  Una tematica molto affascinante e che ognuno di noi, a prescindere dalla religiosità, dovrebbe porsi almeno una volta nella vita anche se è assolutamente dubbio se sia o meno lecito interrogarsi su questo aspetto”. Suddivise in mitzvot più razionali e quelle invece quelle più irrazionali, come lo Shabbat e la Kasherut, le Mitzvot sono  uno dei pilastri della tradizione ebraica e su questo tema si è soffermato il Rabbino Capo di Milano.

A questo proposito, Rav Arbib, ha ricordato che “sarebbe stato meglio intitolare il discorso Il valore strumentale delle Mitzvot”. “Questo titolo mi è venuto in mente” ha ricordato “quasi 30 anni fa quando Rav Laras organizzò una giornata di studio su questo”. Qual è l’origine e il fine dei precetti? La conoscenza di Dio o l’applicazione delle Sue regole? A questo proposito egli ha ricordato varie fonti e profonde differenze fra testi medievali come “Il Mishnè Torah” e produzioni cinquecentesche come lo “Shulkhan Aruch “libro fondamentale dell’Halakhà” come ha sottolineato.

Partendo dall’approccio del Maimonide esso, stando all’introduzione del “Mishnè Torah”, “appare” ha detto il Rav “profondamente filosofico e legato alla conoscenza e alla consapevolezza che ci sia un Essere Primo, Dio, che dà esistenza a quello che c’e’”. Quindi egli in questo testo “pone al centro la fede” mentre totalmente diverso in senso molto più pragmatico e dinamico il codice halakhico dello “Shulchan Aruch”. Sempre confrontando quanto si dice su Mitzvot e fede nella sua introduzione di questa guida di regole di rispetto e osservanza dei precetti e delle regole di vita ebraica, scritta da Rabbi Yosef Caro a Tzfat nel Cinquecento, lo “Shulchan Aruch”  esprime come centrale che “l’ebreo debba alzarsi come un leone” per fare le Mitzvot. Si tratta dunque, come ha ben evidenziato il Rav, di due prospettive “completamente diverse, una basata sul “conoscere Dio” e l’altra sul “fare la Sua Volontà” ma le differenze poi non sono così nette e derivavano dalla diversità di epoche e mentalità in cui essi vennero scritti “ai tempi del Rambam ci si interrogava sulla fede”.

Intento principale delle Mitzvot osservandole con gioia  come ha evidenziato,  è la “riparazione del corpo e dell’anima” e il fine dell’uomo è arrivare alla conoscenza di Dio. Il Rav poi ha spiegato come “Rambam è stato un pensatore estremamente rivoluzionario affrontando le difficoltà della sua epoca e il contesto con cui dovette scontrarsi. “ Prima di lui testi come questi non esistevano” ha puntualizzato e nella sua epoca “si pensava che l’osservanza dovesse riguardare il popolo e non le persone intellettualmente elevate”. “Egli invece sebbene possa sembrare filosofico in alcune parentesi  in altri testi” ha spiegato “puntò molto sul valore pratico delle mitzvot”. “La finalità dell’opera di Rambam era” ha proseguito l’applicazione della Torah come conoscenza di Dio.”Lo Shulchan Aruch invece parte subito dall’azione”. Ma quale il fine delle Mitzvot? Riflettendo sul valore delle mitzvot e su comportamenti morali oltre che pratici, “non solo non rubare o non uccidere ma accogliere gli ospiti o non maledire un sordo ovvero  non sparlare di chi non è presente in quel momento” il Rav ha messo in luce come esse siano un limite e un sistema per non danneggiare il prossimo migliorando noi stessi. Dopo ogni intervento il conduttore Bendaud ha stimolato i relatori commentando quanto da loro affermato. Nel caso di Rav Arbib egli ha ricordato quanto parlassero del Rambam con Rav Laras e come sia cambiata la conoscenza da una matrice teologica come nell’epoca  maimonidea sia totalmente diversa da oggi, dove il sapere spesso prende le distanze dalla fede.

Rav Richetti e il Tikkun olam

Riprendendo il concetto espresso da Rav Arbib di Tikun Olam e di Tikum Guf e del Nefesh egli l’ha collegato alle riparazioni che ogni giorno ognuno può apportare nella sua vita e nella realtà circostante. “Ma come possiamo noi correggere quello che Dio ha fatto? E non è questo mondo già perfetto in quanto da Lui creato? Inizialmente il Tikun olam era un modo per combattere l’idolatria e nella preghiera di Mussaf di Roshashannà si fa riferimento a questo, ma poi questo concetto, del quale come ha ricordato Bendaud “Rav Laras parlava difficilmente vedendo come esso “venisse banalizzato dalle elites intellettuali” come ha ricordato, è molto applicabile anche alla quotidianità di oggi. In che modo? Stimolando questi interrogativi complessi e affascinanti il Rav ha preso a esempio varie Takanot (ovvero varie decisioni halakhiche in varie materie, dai divorzi, agli schiavi, fino ai prestiti di denaro, evidenziando l’importanza dell’azione umana nel progetto Divino. Ma in che modo? “migliorando noi stesi, dedicandoci agli altri, curando le nostre tendenze poco sociali e poco aperte” ha proseguito il Rav e “sradicando da noi le false idee che sono gli idoli di questa epoca”.

Chi era Rav Laras, un approfondimento umano

Successivamente è stata la volta degli interventi più biografici e personali su Rav Laras dove prima Vittorio Bendaud e poi la professoressa Ascoli hanno delineato il suo percorso umano e culturale. La sua infanzia tragica segnata dalla perdita della madre e della nonna a soli 8 anni,  deportate nel campo di concentramento di Ravensbruck in cui “egli riuscì a andare solo nel 2013”, i suoi maestri prima con gli studi con Rav Dario Disegni e Rav Artom e poi con grandi rabbini internazionali sono stati oggetto di ricordo e riflessione da parte di Bendaud. Aneddoti come gli studi la mattina presto “alle 5 e mezzo di mattina a studiare Talmud” e gli anni a Torino, poi i trasferimenti a Ancona e a Livorno e le influenze di tre grandi rabbini che “lo segnarono enormemente”. Come il grande Leon Ashkenazi, Yechiel Yacov Weinberg uno dei più importanti poskim (decisori di halakha) e Rav Yosef Kappakh altro esperto nello stesso campo di origine yemenita e che tradusse nientemeno che diverse opere del Rambam in ebraico dal testo originale in arabo. Fra le tante amicizie importanti, esperienze in Italia e estere, la professoressa Ascoli ha ricordato la bontà e l’altruismo di Rav Laras, e la riservata generosità di molti suoi atteggiamenti.

Rav Laras e il misticismo, un approfondimento di Rav Sciunnach

Personaggio di estrema erudizione e profondità nei diversi campi del sapere, Rav Laras era anche un esperto di Cabalà e di misticismo e questo non tutti lo sanno. “Nonostante la sua grande conoscenza della Cabalà egli se ne teneva a distanza” ha sottolineato il suo vivo interesse per questi aspetti “anche se con queste cose bisogna fare molta attenzione. E’ bene portare rispetto, non sono cose comprensibili alla logica però ci sono e ci sono personaggi che non sono di questo mondo”. Ammetteva di “aver avuto esperienze personali e per questo peso molto prima di dire che una cosa è vera o no, Molti scritti che ha lasciato hanno impronta cabalistica”.