di Ilaria Myr
È forse la portata più famosa in Inghilterra, tanto da essere considerato “il” piatto iconico britannico. Rimarrete dunque sorpresi nel sapere che molto probabilmente furono gli ebrei sefarditi portoghesi a portarlo nelle isole britanniche dove trovarono rifugio nel XVI secolo in seguito all’Inquisizione. O almeno così sostiene una tesi molto diffusa.
Come sappiamo, essendo parve (cibo “neutro” per le leggi alimentari ebraiche), il pesce è un’opzione facile per evitare possibili infrazioni. I marrani mangiavano il pesce il venerdì, quando la carne era proibita dalla Chiesa, e ne conservavano anche un po’ per mangiarlo freddo il giorno dopo a pranzo, non potendo cucinare durante lo Shabbat. Lo preparavano spesso fritto, e quando la comunità ebraica cominciò a prosperare in Inghilterra, si diffuse in tutto il Paese il gusto per l’amato pesce fritto pastellato.
Secondo il libro The Book of Jewish Food di Claudia Roden, Thomas Jefferson ne provò un po’ durante un viaggio a Londra e disse di aver mangiato “pesce alla maniera ebraica” durante la sua visita. Alexis Soyer, un cuoco francese che divenne un famoso chef nell’Inghilterra vittoriana, incluse una ricetta per il “Pesce fritto alla maniera ebraica” nella prima edizione del suo A Shilling Cookery for the People, che prevedeva l’uso di olio anziché di grasso di carne.
Ecco quindi rivelate le presunte origini ebraiche del piatto iconico della cucina britannica, quel piatto che secondo Winston Churchill, avrebbe aiutato gli inglesi a sconfiggere i nazisti, il comfort food che, per George Orwell, avrebbe contribuito a rendere felici le masse e a “scongiurare la rivoluzione”. Il piatto che fu tra gli unici alimenti mai razionati in tempo di guerra, per tenere alto il morale dei cittadini.