Un ufficio specifico per le informazioni sui prigionieri di guerra coordinato da Giovanni Battista Montini e una Commissione Soccorsi: sono queste le iniziative concrete messe a punto dalla Chiesa con l’approvazione di Pio XII, per dare aiuto e soccorso ai più bisognosi durante negli anni della seconda guerra mondiale. «Con tutti gli strumenti diplomatici a disposizione, la Chiesa si mobilitò subito per mettere in atto iniziative di carattere caritatevole, sotto la guida dello stesso Pio XII assistito da preziosi collaboratori appartenenti alle gerarchie ecclesiastiche e al laicato cattolico».
Questo sarebbe quanto emerge dalle ricerche di Francesca Di Giovanni esposte in occasione del Convegno “Religiosa archivorum Custodia” organizzato all’Archivo segreto Vaticano il 17 e il 18 aprile in occasione dei 400 anni dalla Fondazione dell’Archivio.
Le attività dell’Ufficio Informazioni furono presto consistenti ma divennero via via sempre più onerose per via del numero di domande inoltrate dai famigliari delle vittime e degli appelli dai campi di internamento.
Il lavoro di assistenza prestato dall’Ufficio informazioni si fece così importante da dover essere suddiviso in sezioni speciali: per i prigionieri di lingua inglese, di lingua tedesca o slava – per fare qualche esempio.
“Dalla lettura di queste carte emergono le drammatiche vicende di persone sconosciute provenienti da ogni paese senza distinzioni di razza, religione, ceto sociale o appartenenza politica” osserva la Di Giovanni. Sono “lettere spesso grammaticalmente povere, ma rappresentano una fonte preziosa in quanto testimonianza diretta”.
Allo stesso tempo offrono una chiave di lettura inedita delle vicende di quegli anni. Grazie ad esse si ricostruisce una storia vista per una volta dalla parte dei “piccoli”, dei “vinti” che in questo modo vengono promossi “da personaggi secondari a protagonisti nel dramma della guerra”.
Per quanto riguarda invece la Commissione Soccorsi, essa nacque con lo scopo di portare assistenza e aiuto materiale a tutte quelle persone che grazie all’intervento della diplomazia e dell’episcopato, si erano rivolte al Pontefice per ricevere aiuto.
La Commissione, spiega la Di Giovanni, agì in maniera “discreta” e “rimanendo un pò in ombra”. Negli anni della guerra la sua azione si svolse in un raggio d’azione ampio: dall’elargizione di sussidi che raggiunsero ogni parte del mondo, all’attenzione per la salvaguardia dalle offese belliche di numerose città e località, all’intervento per l’incolumità delle popolazioni civili martoriate dalla guerra, all’interessamento per i detenuti politici, reduci, e condannati a morte, allo studio di questioni organizzative e sociali determinate dalle necessità del momento, all’attiva partecipazione nelle fasi di ricostruzione del dopoguerra. Oggetto di particolare premura della Commissione sono stati i prigionieri trattenuti nei campi in attesa di liberazione».
Dalle carte dell’archivio segreto Vaticano emergerebbe infatti che la Commissione Soccorso durante la guerra “distribuì un’ingente quantità di denaro, così come aiuti materiali in medicinali, alimenti, indumenti e doni che potessero in qualche modo alleviare la prostrazione dei prigionieri”.