di Pietro Baragiola
Ruth Westheimer, la sopravvissuta all’Olocausto, veterana dell’esercito israeliano e terapeuta sessuale nota per aver incantato e istruito milioni di ascoltatori radiofonici con il ruolo della “Dottoressa Ruth”, è morta venerdì 12 luglio nella sua casa di Manhattan all’età di 96 anni.
Il programma radiofonico Sexually Speaking, lanciato nel 1980 dalla stazione WYNY-FM, ha contribuito a renderla la sessuologa più famosa al mondo, rivoluzionando interamente il modo in cui gli americani parlano di sesso.
Convinta sostenitrice del dialogo sano tra partner consenzienti, Ruth era solita affrontare ogni singolo tabù sessuale attraverso discussioni schiette e spesso umoristiche, accompagnate dal suo marcato accento tedesco. “Non conosco nessuna donna che desideri che il suo partner duri per ore. Abbiamo altro da fare” ha affermato Ruth durante una delle sue trasmissioni.
“Icona della comunità ebraica newyorkese di Washington Heights, non si perdeva nessun appuntamento, grande o piccolo che fosse, e la si vedeva spesso in prima fila agli eventi ebraici” ha raccontato la figlia, Miriam Westheimer, durante un’intervista rilasciata a The Times of Israel dopo la morte di Ruth.
“Oggi il mondo è un po’ più buio per questa perdita” ha dichiarato il Museum of Jewish Heritage di New York in un comunicato firmato dall’amministratore delegato Jack Kliger e dal presidente Bruce Ratner. “Per vent’anni membro del consiglio di amministrazione, Ruth ha svolto un ruolo fondamentale nel promuovere la nostra missione di educare, commemorare ed ispirare le generazioni future sull’Olocausto e le sue lezioni. Il suo impegno nel preservare la Memoria e nell’assicurare che la storia non venga mai dimenticata era incrollabile.”
Ruth è stata anche presidente dell’organizzazione YM-YWHA of Washington Heights & Inwood e grande sostenitrice dell’HaZamir: International Jewish Teen Choir.
La terapeuta è stata anche autrice di oltre 40 libri, di cui i più amati sono Roller Coaster Grandma, un’autobiografia in stile graphic novel che racconta ai bambini tra gli 8 e i 12 anni le sue esperienze di rifugiata durante l’Olocausto, ed Heavenly Sex: Sexuality in the Jewish Tradition, un romanzo in cui collega la propria fede ebraica al concetto di sessualità.
“La dottoressa Ruth ha incarnato la resilienza, la forza, il coraggio e l’audacia del nostro popolo” ha affermato la rabbina Angela Buchdahl della Central Synagogue di Midtown. “È la rifugiata per eccellenza, che ha affrontato abbastanza avversità da diventare impavida.”
La vita di Ruth Westheimer
Karola Ruth Siegel è nata a Karlstadt, in Germania, il 4 giugno 1928.
Figlia unica di ebrei ortodossi, Ruth aveva solo 10 anni quando suo padre venne arrestato dai nazisti la mattina dopo la Kristallnacht (“Notte dei cristalli”) del 10 novembre 1938.
Il 5 gennaio 1939, sua madre ha fatto in modo che la piccola lasciasse la Germania per la Svizzera come membro di un Kindertransport con su oltre 300 bambini. Questo è stato l’ultimo giorno in cui Ruth ha visto la sua famiglia.
Più tardi scoprirà che suo padre, la nonna paterna e i nonni materni sono stati mandati a morire nei campi di concentramento di Theresienstadt e Auschwitz, mentre la madre è stata classificata come “verschollen” (scomparsa).
In Svizzera, Ruth è stata accolta nell’orfanotrofio di Heiden dove, nonostante i giovani ebrei erano costretti a fare le pulizie per gli altri bambini, Ruth ha un sacco di ricordi felici. “Gli svizzeri mi hanno salvato la vita” ha affermato in un’intervista rilasciata alla Jewish Telegraphic Agency. “Mi hanno tenuto un tetto sulla testa e mi hanno dato da mangiare per sei anni. Ho una sola lamentela: le ragazze non potevano frequentare le scuole superiori e dovevano prendere tutte il diploma di domestica.”
Alla fine della guerra, Ruth si è unita ad un gruppo di giovani emissari ebrei emigrando nell’allora Palestina britannica. Durante questi anni la ragazza ha vissuto in diversi kibbutz e si è unita all’Haganah, il precursore delle Forze di Difesa Israeliane, dove si addestrò per diventare cecchino. Non sparò mai a nessuno ma rimase gravemente ferita alle gambe dalle schegge di un colpo d’artiglieria durante la guerra d’indipendenza del 1948, il giorno del suo 20° compleanno.
Trasferitasi a Parigi, si è laureata in psicologia alla Sorbona per poi conseguire un master in sociologia alla New School for Social Research di New York. La sua tesi era incentrata sui bambini rifugiati che avevano lasciato la Germania nel 1939.
La sua carriera di terapeuta sessuale è nata per caso: insegnava salute pubblica alla Columbia University quando i fondi del suo programma si sono esauriti improvvisamente. “Avevo bisogno di un lavoro part-time per mantenere i miei figli e mi è stato offerto un posto di ricerca da Planned Parenthood” ha spiegato Ruth. “Ho subito pensato: ‘queste persone non fanno altro che parlare di sesso, non del tempo né di letteratura!’ Mi sembrava una follia, ma poi l’ho trovato intrigante.”
Ruth ha iniziato così gli studi per diventare terapeuta sessuale, seguendo gli insegnamenti della dottoressa Helen Singer Kaplan della Cornell Medical School.
Nel 1981 è apparsa in un episodio della stazione radio WYNY dando consigli sul sesso e sulle relazioni come mezzo per affrontare i problemi all’interno della comunità ebraica newyorkese. Il segmento fu così popolare da meritarle un programma settimanale tutto suo: Sexually Speaking, che la rese presto una star tra pubblicità, film e talk show.
All’apice della sua carriera negli anni ’80 e ’90, Ruth ha parlato di sessualità attingendo persino alle sue esperienze personali e ha mostrato grande sostegno alla comunità gay durante l’epidemia di AIDS.
“Per via del mio background ho una certa sensibilità verso le persone che vengono trattate come subumane” ha affermato nel documentario Ask Dr. Ruth in streaming sulla piattaforma americana Hulu dal 2019. “L’essere rimasta orfana molto presto mi ha reso determinata a parlare esplicitamente delle cose in cui credo.”
La storia della sua vita è stata raccontata nel cortometraggio animato Ruth: A Little Girl’s Big Journey del 2020 e nell’opera teatrale Becoming Dr. Ruth di Mark St. Germain, interpretata dall’attrice Tovah Feldshuh nel 2021.
Ruth ha continuato ad educare il suo pubblico attraverso libri e conferenze fino ai suoi 90 anni. Durante la sua ultima intervista rilasciata alla USC Shoah Foundation ha mostrato con orgoglio le fotografie della sua vita e della sua famiglia, dai ritratti dei suoi genitori alle foto sorridenti dei nipoti.
“Ho la forte sensazione che Hitler non volesse che io avessi nipoti. Quindi, tenere in mano queste foto evoca in me un forte senso di trionfo. È come dire: ‘vedete? Ce l’ho fatta!’”
A Ruth sopravvivono i figli Miriam e Joel e quattro nipoti.
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