Musica ebraica in Germania dopo la Shoah

Musica, melodie e canti ebraici tutti da scoprire nella Germania dopo la Shoah

Personaggi e Storie

di Marina Gersony
Molto si è scritto sulla musica ebraica composta nei campi di concentramento o in clandestinità in Germania e altrove; così come vasta è la documentazione sul tema. Parliamo di una lunga serie di canzoni, melodie e opere ispirate alla Shoah, insieme alle emozioni e ai vissuti di quel periodo tragico; musiche che dopo la fine della Seconda guerra mondiale sono diventate strumento di memoria per i superstiti e le generazioni successive.

Molto meno sappiamo invece di come questa musica si sia evoluta soprattutto in Germania dopo la Shoah nonostante le nuove forme espressive emerse nel corso degli ultimi decenni. Un libro autorevole e ricco d’informazioni, intitolato Transcending Dystopia: Music, Mobility, and the German-Jewish Community, 1945/1989 (Editore: Oxford University Press; gennaio 2021), rappresenta di fatto il primo studio esaustivo che riunisce approfondimenti sulla musicologia, studi ebraici, studi tedeschi e studi sulla Guerra Fredda in una prospettiva interdisciplinare unica nel suo genere e grazie a documenti di archivi e collezioni private mai pubblicati prima.

Autrice del libro è la musicologa tedesco-americana e Professore Associato Aggiunto presso la Columbia University Tina Frühauf, che da sempre conduce ricerche sulla musica ebraica in Israele, Germania e Stati Uniti e non solo, grazie anche al sostegno di varie istituzioni culturali (American Musicological Society; Leo Baeck Institute; Memorial Foundation for Jewish Culture; German Academic Exchange Program – DAAD – e altre organizzazioni).


In breve, Transcending Dystopia – oltre a essere «una potente espressione di resilienza, identità e fede ebraica» (Mark Slobin, professore emerito di musica alla Winslow-Kaplan, Università di Wesleyan, dixit), racconta la storia della straordinaria rinascita dell’attività musicale ebraica che si sviluppò nella Germania del dopoguerra contro ogni previsione; proprio in quella terra che l’aveva bandita, punita e discriminata durante il nazismo. Nessuno all’epoca avrebbe mai immaginato che i pochi ebrei sopravvissuti in una Germania in rovina avrebbero ripreso le loro attività culturali e artistiche. Nulla lo lasciava presagire: i pochi ebrei tedeschi sopravvissuti avevano lasciato il Paese nell’immediato dopoguerra, mentre chi era rimasto, di origini per lo più est-europee, aveva poca familiarità con la cultura ebraico-tedesca e relativi riti di preghiera e tradizioni.

Ma poi il miracolo accadde: con il progressivo ritorno in Germania degli ebrei esiliati all’estero e grazie ai trasferimenti e agli scambi culturali basati sulla circolazione dei musicisti, delle loro idee e pratiche all’interno e tra le comunità, ecco che si profilò un caleidoscopio musicale inedito; un panorama vibrante di trasformazione all’interno e al di fuori delle comunità ebraiche all’indomani dell’Olocausto.

Nacquero così via via nuove espressioni musicali che fondevano canti popolari yiddish e canzoni teatrali con i canti e le tradizioni liturgiche ebraico-tedesche, componenti centrali della ricca cultura ebraica prima della guerra in Germania; tradizioni di quegli ebrei tedeschi inizialmente stabilitisi in Israele che gradualmente iniziarono a tornare in Germania (che nonostante tutto consideravano la loro casa) nei primi anni dopo la fondazione dello Stato di Israele. Possiamo immaginare l’entusiasmo con cui continuarono a cantare canzoni sioniste in ebraico, mentre d’altro canto i comici teatrali di lingua yiddish in tournée in Israele ottenevano un enorme successo di pubblico… Così, tra contaminazioni, interpretazioni inedite, fusioni e nuove visioni, rinasceva rivista e ri-raccontata la vita ebraica musicale prebellica tra canzoni degli shtetl, melodie di preghiera ebraico-tedesche e canti del giovane Stato ebraico.

Il libro della Frühauf ripercorre quindi gli anni ’70 e ’80 con la musica klezmer ripresa da giovani musicisti che arrivò nella Germania occidentale dagli Stati Uniti e non solo. Un fenomeno del tutto nuovo che ebbe successo grazie a quelle nuove generazioni tedesche interessate a scoprire cosa accadde durante l’era nazista e commemorare le vittime dell’Olocausto, ma anche intenzionata a superare i sentimenti antisemiti prevalenti tra la popolazione tedesca nei primi anni del dopoguerra e poi mai assopiti da quella parte di nostalgici che continuano ancora oggi a manifestarli.

Un articolo del Forward a firma di Mikhail Krutikov, cita alcuni  passaggi più rilevanti del libro della Frühauf, a partire dai diversi scenari in quelle che allora erano due Germanie: da un lato la minuscola comunità ebraica nella DDR per lo più comunista e priva di interesse per la religione o la cultura ebraica; dall’altro il governo assai ansioso di dimostrare al mondo intero che sosteneva gli ebrei, tanto da consentire al cantore Werner_Sander  di organizzare un coro della sinagoga presso la  Leipziger Synagogalchor (Lipsia); così come permise di cantare il suo repertorio yiddish a un altra nota cantante ebrea nella Germania dell’Est, l’olandese Lin_Jaldati, che cantava il suo repertorio yiddish. Mentre le canzoni ebraiche provenienti da Israele erano tabù, poiché la Germania dell’Est doveva seguire la linea antisionista dell’Unione Sovietica… (Una curiosità che pochi sanno su Lin Jaldati, pseudonimo di Rebekka Rebling-Brilleslijper, detta Lientje, nata ad Amsterdam nel 1912 e morta a Berlino Est 1988: durante la Seconda guerra mondiale, lei e sua sorella lavorarono nella Resistenza e nascosero alcuni ebrei. Nell’estate del ‘44 furono arrestate e deportate prima nel campo di transito di Westerbork, poi ad Auschwitz-Birkenau e infine a Bergen-Belsen. In tutti e tre i lager incontrarono Anna Frank e sua sorella Margot e pare fossero anche le ultime due persone a vederle ancora in vita, ndr).

VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=yY5tyL0VsDE