di Roberto Zadik
Franz Kafka nasceva oggi, 3 luglio, nel 1883; ancora oggi tante curiosità sullo “scrittore assicuratore” che, nei suoi romanzi, anticipò la Shoah ed i totalitarismi
Sicuramente uno degli scrittori più attuali e stimolanti del Novecento, Franz Kafka nasceva nella splendida Praga sotto l’Impero Austro-Ungarico, il 3 luglio 1883, da famiglia ebraica. In ogni angolo la sua città rende omaggio a questo personaggio, vitale, sofferente ed internazionalmente famoso, che scrisse capolavori come Il Processo, divenuto poi un film diretto da Orson Welles e interpretato magistralmente da Anthony Perkins futura star di Psycho.
Nonostante la sua vita sia stata breve, essendo morto il 3 giugno 1924 un mese prima del suo quarantunesimo compleanno, è stata colma di spiazzanti curiosità. Fra queste non si possono omettere il sionismo degli ultimi anni e l’attrazione per la mistica e la qabbalah che discusse nientemeno che con due colossi del pensiero ebraico tedesco novecentesco come Gerschom Scholem e Walter Benjamin.
Fu anche uno zelante impiegato nel ramo assicurativo, per una compagnia di fama internazionale come le Generali, per cui lavorò incessantemente per ben quindici anni. Possedeva straordinarie doti di “profeta laico”, specialmente in alcune opere particolarmente significative come La Metamorfosi e Nella colonia penale. In queste pagine, serrate e dal fascino cupo, egli profetizzò alcuni drammi del Novecento come la “disumanizzazione” dell’uomo operata dai totalitarismi, primo fra tutti il nazismo e la Shoah, che causarono la morte delle sue tre sorelle, sopravvissute alla sua scomparsa e deportate, senza ritorno, nei lager.
Una vita vissuta al massimo, quella di Kafka, con timidezza e desiderio, anche se la sua personalità faticò a svilupparsi in una famiglia agiata, laica ed assai complicata. Nella sua adolescenza visse il dramma di essere schiacciato dalla tirannica figura paterna, Hermann, dispotico uomo d’affari preda del materialismo e del profitto mentre la madre, Julia era, secondo il sito biography.com “una casalinga sottomessa incapace di comprendere la creatività del figlio assai osteggiata da suo padre”. In questo clima incandescente crebbe l’insicuro Kafka che, proprio ai dissidi con la figura paterna, dedicò la struggente Lettera al padre, del 1919, che, nella sua reticenza, non spedì mai al destinatario. Secondo varie biografie la sua personalità era estremamente meticolosa nel lavoro, lavorava di giorno e scriveva la notte, socievole e spesso dotata di brillante senso dell’umorismo anche se lacerata da contraddizioni e inibizioni molto accentuate.
Molto problematico e decisamente “kafkiano” il suo rapporto con le donne; per ben due volte si fidanzò con Felice Bauer per poi separarsi definitivamente nel 1917 e grande amore fu quello che lo legò alla brillante ebrea polacca Dora Dymant che, nata in una famiglia ortodossa chassidica, si staccò dal bagaglio famigliare per studiare pedagogia e legarsi allo scrittore.
Vivacità e tormento si sommano in Kafka e il tema della malattia ricorre nella sua opera e nel suo percorso biografico e artistico. Cagionevole di salute, fu preda di disagi fisici – emicranie e tubercolosi – e psicologici, depressione, ansia, perenne senso di inferiorità e di una insonnia che lo tormentava ispirandolo a scrivere fino a notte fonda. Molto particolare anche il suo iter culturale, con quella Laurea in Giurisprudenza conseguente all’interesse per il tema della giustizia e dell’etica che pervade le sue opere, ed il rigoroso mestiere nelle assicurazioni che camuffava la sua ipersensibilità; infatti era noto per le sue capacità lavorative e l’affidabilità per cui i suoi superiori lo apprezzavano enormemente.
Nonostante i suoi sforzi per diventare un celebre scrittore in vita, come molti autori, ebbe fama solamente postuma e il suo apice creativo lo raggiunse nel decennio precedente alla sua morte, con opere fondamentali pubblicate fra il 1915 e il 1919. Kafka fu un ebreo estremamente esistenziale, attratto dalla mistica e dal chassidismo, che voleva bruciare i suoi scritti come il grande Maestro Rabbi Nachman di Breslov. Per fortuna di tutti noi lettori, il suo amico Max Brod non eseguì le ultime volontà di Kafka, conservando e facendo pubblicare i suoi scritti.
Personaggio fascinoso e contraddittorio, aveva una sua spiritualità ed era desideroso di credere, ma minato dal suo scetticismo, un uomo ligio al dovere che però, nei suoi libri, come pochi altri mise in discussione il potere e l’autorità. Come nel suo romanzo più famoso, Il Processo in cui il protagonista Josef K. è costretto a difendersi dallo spietato sistema giudiziario, accusato di un reato misterioso che non gli verrà mai svelato. Un autore estremamente moderno e sempre attuale che previde oltre al nazismo, con la mortificazione nei lager nel romanzo Nella Colonia penale, anche l’assurdità dei totalitarismi che invasero anche la sua Repubblica Ceca e tutto l’Est Europa fino alla Caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989.