di Roberto Zadik
Addio a Itzhak Klepter, scomparso lo scorso 8 dicembre. Leggenda del rock israeliano; con la sua chitarra ha ipnotizzato intere generazioni suonando coi più grandi, dai Kaveret a Arik Einstein
Una sorta di Mark Knopfler israeliano con quel sound incisivo e secco che ricorda il leader dei Dire Straits, l’acclamato musicista Itzhak Klepter, una delle icone del rock dello Stato ebraico si è spento a 72 anni, lo scorso 8 dicembre. Immediatamente i più autorevoli siti israeliani, dal Jerusalem Post al Times of Israel, hanno reso omaggio a questa star magnetica e intensa che, dopo i suoi inizi in band importanti, come i Churchill e i Kaveret, definiti dai media come i Beatles di Israele iniziò una entusiasmante carriera solistica.
Fra le sue esperienze più interessanti, il duetto con una icona del pop locale come il cantante e paroliere Arik Einstein con cui, negli anni ’80, incise una serie di brani indimenticabili; fra questi la ritmata Shavir (Fragile) con un assolo chitarristico da antologia, l’intimista Yoshev al ha Gader (Seduto sul muretto) e Uf Gozal (Vola pulcino) ode poetica di alto livello e una delle migliori composizioni dell’accoppiata vincente formata da Einstein con il compositore Miki Gavrielov.
Nato a Haifa i 31 marzo 1950, Klepter crebbe e si formò artisticamente nella vulcanica Tel Aviv rivelandosi un “bambino prodigio” tanto che, come racconta un omaggio del Jerusalem Post ripreso il 10 dicembre dal sito del Maariv, riuscì a tenere una lezione, mentre era alle elementari, sul celebre primo ministro britannico Winston Churchill. Dotato di carisma fin da piccolo, a soli 15 anni, egli decise di formare una band proprio con questo illustre cognome.
Come leader di questo gruppo musicale che, a causa del suo carattere impulsivo, abbandonò prima del loro successo egli venne soprannominato “Churchill” da amici e conoscenti. Nel suo interessate omaggio il sito del Jerusalem Post mette in luce come la musica abbia sempre accompagnato Klepter che, anche durante il servizio militare, venne incaricato di suonare per i soldati per poi iniziare la sua lunga e gloriosa carriera artistica, iniziata quasi mezzo secolo fa.
Una delle sue collaborazioni più prestigiose fu, dal 1973 al 1981, quella con i Kaveret (Alveare in ebraico) gruppo di rock sperimentale, in pieno stile angloamericano alla King Crimson, che influenzò fortemente la musica israeliana a partire da primi anni ’70. Suonando assieme ai membri di quella formazione perfezionò la sua tecnica chitarristica e, al pari dei suoi compagni d’avventura, Yoni Rechter, Gidi Gov e Danny Sanderson, si affermò come cantautore solista.
In quegli otto anni, sebbene Klepter non fosse il principale autore dei brani dei Kaveret, uno dei loro capolavori è l’energica Yo Ya, egli scrisse canzoni importanti e prese coscienza delle sue doti cantautoriali. Proprio la sua originalità come autore di canzoni ed esecutore dallo stile inconfondibile lo resero famoso, dal 1981, con il suo debutto da solista in cui spicca uno dei suoi capolavori Il suo amore non è il mio amore (Ha ahava shelì ze lo ahava shelo’) una grintosa canzone d’amore in cui emergono le sue straordinarie abilità strumentali; sempre di quel periodo, di inizio anni ’80, è una delle sue canzoni più famose come Dimion Chofshi (Libera immaginazione).
Assieme a David Broza, virtuoso della chitarra flamenco che rifece in una stupefacente versione live, il suo brano Canto d’amore Beduino (Shir Ahava Bedoui), a interpreti come Arik Einstein, al “pioniere del rock israeliano” Shalom Hanoch ed al versatile cantautore Matti Caspi, Klepter, col suo stile chitarristico sobrio e coinvolgente, ha segnato una fase fondamentale per la musica israeliana che, fra gli anni ’70 e gli anni ’90, ha raggiunto il suo apice.
Successivamente al decennio più fortunato per lui, gli anni ’80, cominciò un lento e doloroso declino. A partire dai primi anni 2000 la sua salute è peggiorata sempre di più, fino a gravi problemi, come la diagnosi di un tumore al cervello poi operato e difficoltà polmonari dovuti alla sua dipendenza dal fumo che sono state una delle più probabili cause del decesso di questa star indimenticabile.
Il Times of Israel si sofferma sulle reazioni istituzionali dopo la scomparsa del musicista. Primo fra tutti il presidente Isaac Herzog che, in suo tweet, l’ha definito “il re della chitarra, talentuoso compositore e paroliere” proseguendo “la sua voce e le sue canzoni ci accompagneranno per sempre”. Molto dispiaciuto per la sua morte anche Chili Tropper, Mnistro della Cultura e dello Sport che l’ha elogiato come “una parte fondamentale della colonna sonora di Israele; le sue canzoni sono rimaste impresse nei cuori di migliaia di israeliani”. Molto emozionante il ricordo del compositore Miki Gavrielov, coautore assieme a Arik Einstein di alcune delle più belle canzoni israeliane di tutti i tempi come Ani ve ata (Io e te cambieremo il mondo) che ha raccontato come lui e Klepter siano rimasti amici per tutta la vita, dopo la loro esperienza adolescenziale nella band dei Churchill e di come, negli ultimi anni, egli soffrisse molto perché “a causa dei suoi problemi di salute non riusciva più a suonare la sua chitarra. Questo fu molto duro per lui”.