di Cesare Badini
Tra l’11 e il 15 dicembre 1943, Pio Foà con i figli Enrica e Giorgio scesero dai vagoni sulla Juden Rampe di Auschwitz – Birkenau. Non tornarono.
Finita la seconda guerra mondiale e con notizie annebbiate, gli eredi virtualmente riunirono la famiglia con le loro fotografie più recenti e i resti ossei di Michelina Biancotti, moglie e madre scomparsa nel 1942; non sappiamo se Anna Foà ritornò dal kibbutz Revanim per la posa di questa lapide al Cimitero Maggiore, ma di certo, a causa della guerra seguita alla proclamazione dello stato Israele nel 1948, non fu nemmeno presente all’inaugurazione della lapide nell’atrio del liceo di via della Commenda 26.
La famiglia Foà è stata a lungo legata al Regio Liceo Classico Giovanni Berchet di Milano, tanto da considerarlo quasi la propria casa fino a quando non sono state emanate le leggi antisemite del 1938.
Il professor Pio Foà vi è stato prima come allievo e poi come docente. Nato a Milano il 6 giugno 1894, quinto dei sei figli di Enrico e Giulia Rossi, ottenne il diploma nel 1914 e l’anno successivo è volontario nel Regio Esercito Italiano. Fatto prigioniero dagli Austriaci, per ironia della sorte viene mandato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove, come ricorda la figlia sopravvissuta, fu terribilmente impressionato dalle condizioni di vita dei prigionieri russi che erano “figli di nessuno”.
Finita la Grande Guerra, tra le onorificenze potrà elencare la croce di guerra al merito. Anna rammenta inoltre che, dal momento in cui furono fondati a Milano i fasci di combattimento nel 1919, si dichiarasse apertamente antifascista: infatti non si iscriverà mai al P.N.F. Il reduce riprese i corsi all’università e contemporaneamente, con l’incoraggiamento dell’allora Rabbino Capo di Milano Alessandro da Fano, si diede allo studio dell’ebraico e dell’ebraismo, studi in cui gli fu piacevole compagno Achille Ratti, che alcuni anni più tardi salì al trono pontificio col nome di Pio XI. L’influenza di (Sclomò) ben Gabriel nel pensiero medievale (Salomone di Gabirol) è il frutto pubblicato di questi studi.
Dal suo stato personale nell’Archivio del Berchet risulta “Dottore in Filosofia”; supplente su Cattedra di Lettere dal 1923 al 1925 e dal “27 settembre 1925” docente “Straordinario di ruolo nel ginnasio superiore in seguito a concorso speciale”. Il 30 ottobre 1923 sposò, con matrimonio civile, Michelina del fu Giacomo Biancotti e di Emilia Mazzolani, vecchia famiglia lombarda, dopo che gli sposi ebbero convenuto che la moglie avrebbe praticato il culto della famiglia di origine, e i figli sarebbero stati dichiarati ed educati ebrei.
Gli anni in cui il fascismo si rafforzava – si potrebbe perfino dire s’inferociva con l’aiuto della polizia fascista allora creata – furono un periodo di tensione perché colleghi, amici e anche parenti facevano continua pressione perché si iscrivesse al partito e ricevesse la tessera: una proposta del tutto inverosimile per chi ancora si dichiarava seguace del socialismo di Turati. Probabilmente proprio per questo, nel 1937 ricevette un ordine di trasferimento a Cividale del Friuli che, per l’intervento di amici benvisti dai fascisti, fu tramutato in trasferimento a Varese; nell’ultimo anno di insegnamento nella scuola statale, ricorda ancora la figlia Anna, ebbe testimonianza di simpatia e solidarietà dagli studenti e dalle loro famiglie.
Nel 1938 venne espulso dalle scuole del regno e, con l’istituzione della scuola di via Eupili, lo ritroviamo tra gli insegnanti in una commovente fotografia scattata nel giardino, forse nel 1941, con altri ex del Berchet: il dottor Marcello Cantoni (che insegna igiene) e i professori Susanna Gugenheim (francese) e Achille Norsa (storia e filosofia). Le due figlie, Anna ed Enrica, sono state allieve del Berchet fino alla promulgazione delle leggi antisemite del 1938. Entrambe erano esonerate dalla religione cattolica, obbligatoria dal 1929 in seguito ai Patti Lateranensi, e abitavano in via Ludovico Muratori 55. Provenivano da una scuola elementare tuttora da identificare. Furono alunne molto responsabili. Anna frequentò dal 1935-36 e, con il 9 in condotta e i buoni esiti scolastici, fu parzialmente esonerata dalle tasse di iscrizione. Enrica, iscritta nel solo anno 1937-38 in prima ginnasio inferiore, ancora più brillante, con un dieci in condotta ed esiti scolastici tanto buoni, ottenne l’esonero totale. Giorgio, se avesse potuto, sicuramente sarebbe stato iscritto al Berchet, ma al momento sappiamo solo che ha brevemente frequentato la scuola di via Eupili e la scuola israelitica pomeridiana di via della Spiga.
Pio Foà, con i figli Enrica e Giorgio, furono arrestati a Monte Olimpino (CO) il 31 ottobre 1943, durante un tentativo di espatrio: solo Anna riesce a salvarsi in Svizzera e chissà quante volte si è chiesta perché non sono tornati. Il Liceo Berchet ha proposto la loro commemorazione con una pietra di inciampo. Per rendere visibili i nomi dei due figli di Pio citati solo numericamente nella lapide in atrio e per ricordare a tutti i viandanti la loro tragica vicenda: “inciampare” sul ricordo per riflettere non solo nel giorno della memoria.