di Paolo Castellano
Ci sono alcuni aspetti della realtà che non si comprendono nell’immediato. Pensiamo alla luna, satellite contemplato dai nostri antenati, che ha sempre avuto una parte nascosta, scoperta solo nel 1959 grazie al progresso tecnologico dell’umanità. Così è Primo Levi, simbolo oggi della cultura ebraica e italiana del secolo breve che gli intellettuali del dopo guerra fecero fatica a comprendere nonostante i riconoscimenti letterari come lo Strega e il Campiello. Ci sono autori che trovano il giusto spazio nella storia della letteratura solamente e purtroppo dopo la morte. E’ il suo caso e infatti negli ultimi anni è stato al centro di studi e riflessioni da parte di molti studiosi.
Uno di questi è Marco Belpoliti che ha impiegato vent’anni per scrivere un volume sullo scrittore torinese, Primo Levi di fronte e di profilo (Guanda), che ha presentato venerdì 2 ottobre presso la libreria Gogol&Company insieme all’intellettuale ed editore Francesco Cataluccio. Al pubblico presente ha specificato: “Non è un’opera definitiva, è impossibile raccontare totalmente Primo Levi”.
Anche Francesco Cataluccio, dialogando con l’autore, ha sottolineato questo aspetto partendo dall’analisi della copertina che raffigura lo scrittore torinese intento a coprirsi la faccia con una maschera che si riferisce alla doppia natura del centauro, metà uomo e metà cavallo.
Belpoliti ha sostenuto che il dualismo renda Levi un intellettuale particolare: scrittore e testimone. “L’idea del libro è nata visitando il museo di Auschwitz e scorgendo le foto segnaletiche degli ebrei scattate dai nazisti” ha detto il critico e poi ha continuato: “Ho organizzato il volume come un iper-testo, non è necessario leggerlo dall’inizio alla fine ma il lettore può scegliere i punti o collegamenti che più lo interessano”.
Cataluccio ha osservato che il critico è riuscito a cogliere molte sfumature della personalità intima e intellettuale di Primo Levi, infatti come pochi sanno, fu anche poeta e umorista, definito in questo modo dall’amico musicologo Massimo Mila poco dopo la sua morte. Insomma in questo libro-mosaico si possono cogliere alcuni aspetti inediti dell’autore di “Se questo è un uomo” che mai avremmo immaginato sui banchi di scuola.
Belpoliti ha spiegato ai presenti l’opera letteraria dell’artista ebreo: “Primo levi è un riscrittore. Le sue opere sono fatte con testi di altri. E’ postmoderno in questo. Come scrittura invece è legato alla tradizione ottocentesca”.
Il critico ha terminato la presentazione descrivendo il suo rapporto con la figura artistica di Primo Levi. “Alcuni dicono che il mio libro sia autobiografico. In effetti è vero perché c’è dentro una parte della mia vita. Mi sono accorto che la frequenza di temi come la Shoah aiutino a vedere le cose con relativismo. Per studiare Primo Levi ho dovuto mettermi a distanza. E’ un autore complicato ma rappresenta la genialità dell’uomo comune”.