Riscoprendo Mailer. Il ribelle della letteratura americana in una nuova antologia da Skyhorse Publishing

Personaggi e Storie

di Roberto Zadik

Riscoprendo Mailer. L’ebreo ribelle della letteratura americana, in una nuova antologia dall’editore Skyhorse Publishing, quello della autobiografia di Woody Allen “A proposito di niente”. L’uscita prevista nel 2023, nel centenario della sua nascita.

Come il poeta Allen Ginsberg, Norman Mailer, scomparso nel 2007,  fu un autore ebreo americano dissacrante, antisistema, sempre controcorrente, che visse una vita avventurosa e intensissima come, se non più, di uno dei suoi tanti romanzi. I più famosi sono senza dubbio Il nudo e il morto (The Naked and the Dead, del 1948, pubblicato in Italia da Garzanti nel 1950, e Un sogno americano, An American Dream, uscito in America nel 1965 e pubblicato nel 1966 da Mondadori, analisi lucida e spietata della società del suo Paese e delle sue contraddizioni attraverso le vicissitudini del suo protagonista eroe di guerra e professore di Psicologia all’Università di New York.

Mailer ha vissuto un’esistenza febbrile e irrequieta. Sei matrimoni, nove figli e una produzione letteraria davvero prodigiosa, come scrittore, giornalista, regista e saggista, tra i fondatori del genere “creative non-fiction” o “New Journalism”, caratterizzato da inchieste e articoli scritti in una prosa letteraria e in uno stile narrativo di grande qualità.

Secondo un articolo pubblicato il 5 gennaio dal Times of Israel e firmato da Hillel Italie, nel 2023, nel centenario della sua nascita avvenuta il 31 gennaio 1923, uscirà la collezione completa dei suoi lavori pubblicata dalla casa editrice Skyhorse, quella che negli Stati Uniti ha edito testi che hanno sollevato polemiche, come le recenti biografie di Woody Allen e di Philip Roth.

Si tratta di un’operazione importante e coraggiosa, visti i contenuti decisamente problematici di alcuni lavori di Mailer, noto per essere non certo “politically correct” spesso finito nella bufera per la schiettezza dei suoi testi e la sua personalità turbolenta. Fantasioso e originale, lo scrittore, nato nel New Jersey da padre sudafricano e vissuto a New York, aveva un carattere difficile e fu protagonista di situazioni tese e davvero pesanti, dalle accuse di misoginia, da lui stesso ammesse, a un episodio particolarmente grave come l’aggressione e il ferimento di Adele Morales, una delle sue mogli, durante una lite.

Autore trasgressivo e stimolante, l’estro di Mailer e la sua abilità analitica e descrittiva ha spinto la casa editrice a rilanciarne l’opera anche se diversi aspetti non sono ancora stati definiti. Come ha specificato alla stampa Andrew Wylie, la cui agenzia letteraria rappresenta la famiglia Mailer, non si sa ancora quali saranno i contenuti dell’antologia e nemmeno il titolo e la data di uscita, sottolineando la soddisfazione nel compiere questa impresa. Scrittore, giornalista e saggista, famosa la sua biografia di Marylin Monroe, estremamente spregiudicato e impulsivo nelle sue opere, esternò considerazioni decisamente provocatorie sui neri nel suo saggio Il nero bianco tanto che, secondo il sito della celebre testata Newsweek, la Random House, storica casa editrice dell’autore, sembrava rifiutarsi inizialmente di pubblicare l’antologia in questione. Invece ora tutto sembra essersi risolto e, come ha affermato Wylie, la Random in contemporanea con la pubblicazione da parte della casa editrice Skyhorse dell’Antologia, intende promuovere l’opera dello scrittore “unendosi con la famiglia Mailer per diffondere il lavoro di Norman”.

Ma chi era Norman Mailer e come mai è diventato così celebre, uno dei più acclamati anche se assai contestati autori d’oltreoceano insieme a Faulkner, Steinbeck o Styron e qual è il suo lato ebraico? Quattro giorni dopo la sua morte, avvenuta il 10 novembre 2007 a 84 anni, il Jerusalem Post aveva dedicato proprio al suo complicato e fortissimo rapporto con l’ebraismo un interessante articolo intitolato Le mitzvot (i precetti religiosi) di Norman Mailer. Nel testo, firmato da Mashey Bernstein, la giornalista evidenzia, nonostante l’apparente laicità e la vena ribelle del personaggio, la forte tensione etica verso tematiche legate ad argomenti religiosi come il Divino e il conflitto fra il Bene e il Male. Caratterizzato da un’identità ebraica nascosta e contraddittoria, egli fu “ossessionato dalla Shoah” come ribadisce il testo citando un suo ultimo romanzo Il Castello nella Foresta che racconta della nascita di Hitler. “In-osservante”, infedele, ma profondamente legato al suo essere ebreo, anche se non visitò mai Israele né trattò nei suoi romanzi di tematiche specificamente ebraiche, in un’intervista citata nell’articolo alla domanda sull’importanza della sua appartenenza all’ebraismo come scrittore egli rispose senza mezzi termini che essa “ha avuto un enorme ruolo”. Convinto di “aver ereditato un senso della storia del tutto particolare che altrimenti non sarebbe stato possibile nutrire” e che “noi ebrei abbiamo un pensiero rivoluzionario e un notevole sviluppo della mente” esprimendo accese critiche verso i tanti ebrei che sono “fissati con Israele e con l’antisemitismo invece di sviluppare un pensiero indipendente”.

Descritto spesso dalla stampa come aggressivo, combattivo e pungente, la giornalista ricorda di averlo incontrato nel 1978 per la prima volta, rivelando un Mailer profondamente umano. Pronto allo scherzo, caloroso e estremamente modesto, i due strinsero una solida amicizia che durò fino al giorno della sua morte. Tanti i ricordi ebraici con lui, come una bellissima cena pasquale in cui lo scrittore, ricordando l’ebraico scolastico, leggeva qualche parola dalla narrazione dell’Uscita dall’Egitto insieme ai suoi figli e alla sua sesta moglie, l’artista Norris Church alla quale fu molto legato da “persona molto legata alla famiglia quale egli sapeva essere”.

 

 

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Copyright: Mark James for Norman Mailer Society