Sir Frank Lowy: da figlio della Shoah a filantropo internazionale

Personaggi e Storie

di Marina Gersony

Dall’Ungheria a Israele all’Australia. Dopo un’infanzia di fughe, persecuzione e sofferenze, è iniziato il formidabile percorso verso il successo. Co-fondatore della Westfield, impresa multinazionale e multimiliardaria, Frank Lowy è stato nominato Cavaliere del Regno Unito dalla Regina Elisabetta. Un tycoon dalla vita rocambolesca

 

La storia della vita di Frank Lowy rappresenta una significativa espressione del riscatto del popolo ebraico dopo l’Olocausto. Lui non si è mai arreso al destino né autocompatito, e questo è il motivo perché è riuscito con successo a trasformare una tragedia personale in un successo fenomenale», ha dichiarato Reuven Rivlin, ex presidente di Israele. E ancora: «La storia di Frank è la storia dell’Australia» ha ribadito a sua volta il media tycoon Rupert Murdoch.

Sono solo alcuni dei commenti nei confronti di Frank Lowy, uomo d’affari australiano-israeliano con un patrimonio personale da capogiro (basta googlare per avere un’idea) e una vita da romanzo. Dopo un’infanzia di fughe e sofferenze, è iniziato il formidabile percorso verso il successo tra battaglie commerciali, squadre di calcio, polemiche, impegni nel sociale, l’appassionato appoggio a Israele e la politica internazionale. Filantropo, co-fondatore della Westfield di cui è stato presidente di lunga data (impresa multinazionale e multimiliardaria oggi diffusa in mezzo mondo), un invidiabile elenco di acquisizioni – case sontuose, aerei e barche, – Sir Lowy è stato tra l’altro nominato cavaliere per il suo contributo all’economia del Regno Unito dalla Regina Elisabetta. Scrive a proposito la sua biografa Jill Margo: «Non c’erano limiti all’energia che Frank avrebbe impiegato per andare avanti. Lui era l’azienda e qualsiasi cosa fosse capitato all’azienda sarebbe capitata lui».

Qual è la storia di questo ultimogenito di una pia famiglia ebraica di origine slovacca che è riuscito a fondare un impero? Come ha fatto il ragazzo di bottega che preparava panini, cresciuto in povertà e vissuto in pericolo costante, a diventare un multimiliardario grazie alle proprie forze e al proprio intuito? Cosa si cela dietro la personalità di questo abile negoziatore amato ma anche invidiato, capace di essere duro e intransigente e soprattutto mai disposto a perdere? E infine, quanto ha influito nella sua vita il suo passato di figlio della Shoah, celato per anni nel cuore per paura di farsi travolgere da ricordi devastanti? Ritroviamo la parabola umana di questa leggenda vivente del business mondiale nel libro fresco di stampa Frank Lowy. Oltre il limite. Una vita di Jill Margo, pubblicato e curato dall’editore Moretti & Vitali (traduzione Marisa La Greca e Pier Andrea Bongiorno; pp. 408; € 25,00).

L’infanzia in Slovacchia, la fuga, la Soluzione Finale
Nato nel 1930 a Fiľakovo, nel Sud della Slovacchia, ultimogenito di Hugo e Ilona Lowy, Frank visse i primi anni in una minuscola comunità ebraica composta da una quarantina di famiglie di fede saldissima e legate alle tradizioni. Pur essendo molto amato, il bambino si rese presto conto della ferocia del mondo esterno, dei sentimenti antisemiti diffusi e della necessità di non far mai trapelare debolezze ed emozioni. Quando iniziarono i trasporti nei campi di concentramento, i suoi genitori decisero di trasferirsi con i figli a Budapest dopo la notizia della sparizione di alcuni parenti. Ma la sopravvivenza per i cittadini ebrei non era garantita neppure nell’Ungheria sotto occupazione tedesca. In quei giorni gli ebrei erano facilmente riconosciuti da una marcata lettera «Z», che stava per Zsidó, ebreo in ungherese. Dopo un interludio di illusorio benessere, la famiglia Lowy, così come gli ebrei in città, dovettero fare i conti con le restrizioni e poi le persecuzioni, culminate con l’agghiacciante massacro compiuto dai miliziani del Nyilaskeresztes Párt – Hungarista Mozgalom, il «Partito delle Croci Frecciate – Movimento Ungarista» che sotto la guida di Ferenc Szálasi governò l’Ungheria dal 15 ottobre 1944 al gennaio 1945 collaborando con i nazisti nella deportazione e nello sterminio di migliaia di ebrei. Non ultimi quei disgraziati legati a gruppi di tre e uccisi con un colpo alla nuca e poi gettati nelle acque gelide del fiume (Oggi, un’installazione raffigura delle scarpe poste sul ciglio del Danubio a Budapest per ricordare quell’atto infame).

Alla ricerca del padre
Una sorte tragica toccò anche a Hugo, il padre dell’allora piccolo Frank, rinchiuso nel campo di concentramento di Kistarcsa delle SS per prigionieri politici gestito dalla polizia ungherese, situato a una ventina di chilometri da Budapest. Dopo aver scritto qualche lettera ai famigliari, Hugo scomparve senza lasciare traccia e la famiglia non lo vide più. L’infanzia di Frank, František, Ferike, Feri o Tata, come lo chiamavano affettuosamente in casa, si spezzò così per sempre. L’allora tredicenne non avrebbe mai più dimenticato il canto malinconico del rabbino al Tempio: «Chi vivrà e chi morirà; chi morirà dopo una lunga vita e chi prima del suo tempo; chi perirà per il fuoco, chi per l’acqua; chi per la spada e chi per la belva».
Solo molti decenni dopo Frank Lowy venne a sapere grazie a un’incredibile casualità che il padre era stato portato ad Auschwitz dove, rifiutandosi di consegnare una borsa contenente il suo Tallet, fu picchiato a morte all’arrivo: «La scomparsa di mio padre ha avuto un impatto enorme su di me e in particolare la scoperta del suo destino – ha raccontato emozionato in un’intervista a The Australian –. Ricordo quando è stato portato via, non avevamo idea di dove fosse, e stavo a guardare alla finestra, giorno dopo giorno aspettando il suo ritorno. Ricordo distintamente ogni minuto di quei giorni». Quell’esperienza traumatica contribuì a forgiare la personalità di quel giovane precocemente segnato dagli eventi tragici del XX secolo portandolo a una vita di incredibili successi e soddisfazioni nonostante il peso di un passato impossibile da metabolizzare.

Palestina, Australia, Israele, una corsa verso il successo
Ricostruire la vita di questo uomo fuori dal comune deve essere stata un’impresa tutt’altro che facile a sentire Jill Margo, tra le giornaliste australiane più autorevoli che gradualmente è riuscita a guadagnarsi la fiducia di Lowy portandolo ad aprirsi e ad affrontare il passato. Nascosto dietro il suo accento dell’Est europeo, i modi di fare impeccabili, i vestiti accurati e le maniere affabili, nessuno avrebbe mai immaginato il dramma che si portava dentro come sopravvissuto alla tragedia del Ventesimo secolo più ripugnante e indegna che si possa immaginare.

Una vita, mille vite
Non basta un articolo a raccontare la sua vita pirotecnica e movimentata. Dopo la fuga da un’Europa stretta nel fuoco incrociato tra il nazionalsocialismo e lo stalinismo, Frank emigrò in Palestina che si trovava a sua volta in un momento di grandi turbolenze ma anche di idealismo; si unì all’Unità 12, nel battaglione Barak della Brigata Golani e partecipò da giovanissimo soldato all’epica creazione dello Stato di Israele. Successivamente raggiunse il resto della famiglia, come lui scampata ai rastrellamenti nazisti ed emigrata a Sydney, in Australia, dove Frank cominciò da zero un’altra vita preparando prima sandwich, aprendo quindi un negozio di Delikatessen fino a co-fondare la società Westfield che con un percorso vertiginoso arrivò in qualche decennio a diventare una multinazionale che costruisce e gestisce centri commerciali in tutto il mondo. Accanto a lui c’è sempre stata Shirley – amata moglie da poco scomparsa – nonché centro della sua vita. Frank e Shirley si conobbero meno di un anno dopo il suo arrivo in Australia e da allora non si separarono più. Lei aveva 19 anni, lui 21. Si sposarono 18 mesi dopo, nel 1954, mettendo al mondo tre figli e formando una famiglia allargata che ora abbraccia quattro generazioni che Frank fa il possibile per proteggere e tenere unita. L’amore sconfinato per i suoi cari, la fierezza per la sua appartenenza al popolo ebraico, il business travolgente, l’impegno nei confronti di Israele, la conservazione della memoria della Shoah, degli ebrei ungheresi sterminati dai nazisti, di suo padre e delle sue origini, questa è la storia di Frank Lowy, una storia avvincente che si legge d’un fiato. E per non dimenticare.