di Redazione
Speciale Israele 70 – Una breve cronologia lunga 70 anni
Settant’anni dopo la sua fondazione, Israele si presenta oggi come una tigre economica, un Paese senza una ruga, animato da un’insaziabile voglia di vivere malgrado una società civile profondamente divisa e conflittuale, nonostante lo stallo di una improcrastinabile soluzione del conflitto con i palestinesi.
Un Paese laboratorio unico al mondo, una lingua lussureggiante e matura, così opulenta da saper produrre quella straordinaria letteratura che noi tutti oggi leggiamo. Un Paese di 8-9 milioni di abitanti che ha dimostrato di saper assorbire milioni di profughi senza collassare. Un’identità in movimento, una democrazia in costante trasformazione, un caleidoscopio umano in grado di accettare e superare traumi, disillusioni, migrazioni, vittorie e sconfitte al proprio interno come all’esterno.
Interprete paradigmatico di un’esperienza della modernità al tempo stesso globale e locale, tecnologica e umanistica, spirituale e materiale, Israele presenta una complessità che non può essere tradotta con un facile gioco di tesi e antitesi, né può essere risolta con le polemiche. In questo dossier troverete alcune analisi e chiavi di lettura.
Settant’anni fa Israele era una risposta a 1900 anni di una storia ebraica fatta di soprusi, antigiudaismo, persecuzione. Lo è anche oggi. Parafrasando il salmista, la sua esistenza è qui a dirci che alle fronde dei salici non appenderemo le nostre arpe, né più piangeremo lungo i fiumi di Babilonia.
«Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità, e nemmeno idealismo, o determinazione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte». Amos Oz, Contro il fanatismo, Feltrinelli, 2004
1947-1948 – Il 29 novembre 1947, l’ONU sancisce, attraverso la Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale, la spartizione dei territori del Mandato Britannico in Palestina in due Stati sovrani: uno ebraico e l’altro arabo. Gli ebrei accolgono la risoluzione con manifestazioni di gioia in tutto il Paese, mentre gli Stati arabi rifiutano la spartizione. Gli arabi iniziano ad attaccare gli ebrei in tutta la regione e l’Haganah risponde.Il 14 maggio 1948, allo scadere del Mandato britannico, gli ebrei dichiarano la nascita dello Stato di Israele.
1948 – Appena proclamata l’indipendenza di Israele la coalizione degli Stati arabi (Egitto, Transgiordania, Siria, Libano e Iraq, insieme a corpi scelti di altri Paesi arabi) attacca Gerusalemme, la capitale del nuovo Stato, conquistando il quartiere ebraico e tagliando i collegamenti tra la città e il resto di Israele. Gli scontri terminano nei primi mesi del 1949; al cessate il fuoco seguono accordi armistiziali separati. Nasce l’IDF, l’esercito israeliano.
1948-1949 – La guerra di Indipendenza è il primo conflitto arabo-israeliano. A Gerusalemme si riesce ad arginare l’avanzata della Transgiordania (che cambia nome e diventa Giordania) e a mantenere il controllo sulla zona ovest e sul corridoio di Gerusalemme. A creare problemi allo Stato di Israele sono i gruppi irregolari ebraici (Banda Stern, Irgun…), che uccidono l’inviato ONU nella regione, Folke Bernadotte. Alla fine della guerra, con l’armistizio di Rodi, Israele si estende in un territorio più vasto di quello assegnato dall’ONU nel 1947, ma perde il controllo di importanti zone, come quella dell’Università Ebraica e dell’Hassadah Hospital a Gerusalemme.
1948-1967 – Sono gli anni della costruzione dello Stato ebraico. Israele sviluppa la propria economia e le infrastrutture, accoglie gli ebrei scampati alla Shoah e quelli in fuga dai Paesi arabi che, alla fine del conflitto, sono oltre un milione. Consolida i suoi rapporti con altri Stati del mondo.
1956-1962 – La Seconda guerra arabo-israeliana. L’Egitto di Nasser nazionalizza il Canale di Suez, in precedenza controllato da Francia e Inghilterra, e si avvicina sempre di più all’URSS, che collabora alla costruzione della diga di Assuan e rifornisce l’esercito di armi. Israele, è preoccupato per il riarmo egiziano e si allea con Inghilterra e Francia. Invade, in quella che viene chiamata “guerra preventiva”, la penisola del Sinai. Seguono accordi internazionali che riportano la situazione sul terreno allo status quo ante. Nasser riporta così una vittoria di immagine che lo rende il leader arabo più acclamato dalle masse.
1966 – Shmuel Yosef Agnon, vince il Premio Nobel per la Letteratura.
1967 – La guerra dei Sei Giorni. Nasser proclama che annienterà lo Stato ebraico e in maggio chiede il ritiro delle forze internazionali, firma un patto di difesa con la Giordania e inizia ad ammassare truppe ai confini con il Sinai. Il 5 giugno Israele sferra l’“Operation Focus” e in poche ore distrugge l’aviazione egiziana. La Siria, che bersagliava i villaggi israeliani dalle Alture del Golan, subisce l’attacco preventivo israeliano che comporterà in soli sei giorni la conquista della penisola del Sinai, delle Alture del Golan, della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme.
1967-1973 – Dopo la vittoria di Israele nella guerra dei Sei Giorni , le potenze arabe si riuniscono nella conferenza di Khartoum, in Sudan, e decretano: no alla pace con Israele, no al riconoscimento di Israele, no a trattative con Israele. L’ONU emana la Risoluzione 242 che chiede il ritiro dello Stato ebraico “da territori occupati durante il conflitto, in cambio della cessazione delle ostilità, del riconoscimento reciproco e del mutuo diritto a vivere in pace entro confini sicuri e riconosciuti”. L’egiziano Yasser Arafat diventa presidente dell’OLP nel 1969 e rende l’organizzazione indipendente dagli eserciti arabi, dando inizio alla stagione del terrorismo internazionale che culminerà con la strage degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972.
1973 – La guerra del Kippur. Il 6 ottobre del 1973 l’Egitto e la Siria attaccano contemporaneamente a sorpresa Israele approfittando della festa ebraica dello Yom Kippur, quando anche per i soldati è difficile comunicare. Gli eserciti arabi riescono ad avere la meglio sulle difese israeliane, ma queste reagiscono rapidamente, neutralizzando l’attacco. I Paesi attaccanti si sentono “moralmente vincitori” perché sono riusciti, per una volta, a tener testa nei combattimenti, sfatando l’invincibilità israeliana.
1973-1976 – Gli USA tentano di spingere al negoziato per la pace tra Israele e Stati arabi, ma l’OLP continua con gli attacchi terroristici, affiancandovi una nuova strategia basata anche sulla diplomazia, per raccogliere consensi internazionali intorno alla “causa palestinese”. Arafat parla alle Nazioni Unite.
Nel 1976, un aereo dell’Air France da Tel Aviv a Parigi viene dirottato a Entebbe, in Uganda. Ma Israele, con un’operazione passata alla storia, libera gli ostaggi e uccide i terroristi.
1977 – Anwar Sadat atterra a sorpresa in Israele e iniziano i colloqui di pace con l’Egitto. Nel 1979 a Camp David viene firmato l’accordo. Il presidente egiziano al-Sadat e il primo ministro di Israele Menachem Begin vengono insigniti del Premio Nobel per la pace. Il 6 ottobre del 1981, al-Sādāt venne assassinato al Cairo dai Fratelli Misulmani.
1982 – Sui villaggi della Galilea piovono missili senza sosta e la popolazione civile vive nei rifugi con l’incubo dei Katiuscia, i razzi di produzione sovietica. Perciò, il 6 giugno 1982 Israele lancia l’operazione Pace in Galilea e invade il Libano. L’avanzata oltrepassa il limite previsto spingendosi fino alle porte di Beirut. Preso il controllo della città e cacciata la dirigenza dell’OLP, che aveva spadroneggiato nel Paese creando non pochi problemi ai difficili equilibri interni del Paese dei Cedri, le milizie cristiano-maronite effettuano una strage di civili palestinesi nei campi profughi di Sabra e Chatila. Il ministro israeliano Ariel Sharon viene accusato di non aver impedito la strage ed è costretto a dimettersi. Alla fine della guerra, Israele mantiene il controllo su una fascia di sicurezza a sud del Libano dove si scontra con gli Hezbollah, mentre la Siria estende la propria egemonia sull’intero Paese.
1982-1984 – La guerra in Libano, la strage di civili avvenuta senza che l’esercito israeliano fosse intervenuto a fermarla, crea una forte opposizione nell’opinione pubblica israeliana, con proteste e manifestazioni di piazza. Le elezioni del 1984 portano alla formazione di un governo di unità nazionale.
1987-1991 – Inizia l’Intifada (sollevazione) della popolazione palestinese. Nel 1988 l’OLP accetta la risoluzione 242 del 1967 e iniziano così i primi colloqui di pace tra Israele e palestinesi, mentre nasce l’organizzazione integralista “irriducibile” di Hamas, che nel suo Statuto continua ad avere come obiettivo (ancora oggi) la distruzione completa di Israele.
Nel gennaio 1991 gli Stati Uniti e una coalizione di Paesi arabi e occidentali (tra cui l’Italia) iniziano a bombardare l’Iraq per costringerlo a ritirare le sue forze dal Kuwait, che Saddam Hussein aveva invaso cinque mesi prima. Per ritorsione, Saddam lancia decine di missili Scud contro Israele (che non fa parte della coalizione). Quella guerra ha gravi conseguenze per i palestinesi, che vivevano nei paesi del Golfo e sostenevano Saddam e, quindi, per la posizione internazionale della dirigenza dell’Olp.
Nel 1991, il 30 ottobre, si apre a Madrid la Conferenza voluta da USA e URSS. Tre giorni che costituiscono il primo tentativo da parte della comunità internazionale di avviare un processo di pace attraverso negoziati tra Israele, i palestinesi e i Paesi arabi, in particolare Siria, Libano e Giordania.
1993 – Il 19 gennaio la Knesset elimina il divieto di contatti con OLP e il 20 agosto, a quasi due anni di distanza dalla conferenza di Madrid, a Oslo viene firmata una “Dichiarazione di principi”. Il 9 e 10 settembre 1993 avviene lo scambio formale di lettere di riconoscimento tra Israele e OLP. A Washington, il 13 settembre, Israele e OLP firmano la Dichiarazione di principi sull’Auto-governo palestinese, con una cerimonia ufficiale presieduta da Clinton; l’OLP con Arafat e il governo israeliano con Itzhak Rabin. Non è un accordo di pace ma solo un quadro generale all’interno del quale collocare futuri negoziati tra le parti. L’accordo è approvato il 23 settembre dal Parlamento israeliano e l’11 ottobre dal Consiglio nazionale palestinese. Un mese dopo a Taba, in Egitto, iniziano i negoziati israelo – palestinesi ed entra in vigore la Dichiarazione dei principi che prevede alcune scadenze per il ritiro israeliano da Gaza e Gerico, le elezioni del Consiglio legislativo palestinese e la data limite per l’apertura di negoziati sullo statuto definitivo dei territori occupati.
«Le guerre che abbiamo combattuto ci sono state imposte. Grazie alle forze della difesa israeliana le abbiamo vinte tutte, ma non abbiamo conquistato la vittoria che ci stava più a cuore: la libertà dal bisogno di conquistare la vittoria».
Shimon Peres, nel discorso tenuto al conferimento dei premi Nobel del 1994
1994 – Il 25 febbraio l’israeliano Baruch Goldstein, militante della destra ultranazionalista, compie una strage nella moschea di Hebron (al cui interno si trova la Tomba dei patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe, sacra a ebrei e musulmani) uccidendo 29 palestinesi in preghiera. Blocco dei negoziati. Il 4 maggio, con cinque mesi di ritardo, vengono firmati gli accordi “Gaza e Gerico prima di tutto”, meglio noti come Oslo.
Il 14 ottobre, Arafat, Peres e Rabin ricevono congiuntamente il Nobel per la pace.
Il 26 ottobre Israele e Giordania, dopo la firma di un primo accordo (25 luglio 1994), firmano alla presenza del Presidente americano Bill Clinton un Trattato di pace che prevede accordi sui problemi di frontiera, uso delle acque, terrorismo e cooperazione economica. L’esercito israeliano si ritira dalla Striscia di Gaza che passa sotto la gestione ANP.
1995-1998 – Il 22 gennaio, dopo un attentato suicida nei pressi di Netanya, che provoca 19 morti, Israele chiude i Territori e blocca i negoziati. Il 25 gennaio Arafat si reca ad Amman dove firma la riconciliazione tra giordani e palestinesi. Il 2 febbraio si tiene un primo summit tra dirigenti di Egitto, Giordania, OLP e Israele e due mesi dopo le autorità palestinesi arrestano 170 militanti dei movimenti islamici che si oppongono al processo di pace.
Il 4 novembre 1995, Yitzhak Rabin, tra gli artefici degli storici Accordi di Oslo con l’OLP, viene ucciso da Yigal Amir, estremista di destra, dopo una intensa campagna di denigrazione nei confronti del leader accusato di aver “trattato con il nemico”.
Alle elezioni nazionali del 1996, per la prima volta, gli israeliani eleggono in maniera diretta il loro Primo Ministro. Benjamin Netanyahu viene eletto, battendo il favorito Shimon Peres, dopo un’ondata di attacchi terroristici contro civili israeliani. Continua faticosamente il cammino segnato a Oslo e, nel 1997 viene raggiunto un accordo per attuare il ritiro delle truppe israeliane dall’80% della città di Hebron, mentre nel 1998 un altro accordo fissa un’ulteriore ritiro israeliano dalla Cisgiordania.
1999-2004 – Il laburista Ehud Barak diventa primo ministro e, nel settembre 1999, stipula un nuovo accordo per stabilire confini definitivi e decidere lo status di Gerusalemme. Al vertice di Camp David, nel luglio 2000, Barak offre ad Arafat uno Stato palestinese sul 90% della Cisgiordania. Arafat rifiuta e mentre Barak torna in Israele con lo stigma del fallimento, Arafat si presenta come vincitore e dà inizio a una nuova Intifada. La stagione della pace sembra tramontata, mentre si intensifica quella degli attentati suicidi per le vie, sugli autobus, nel cuore della vita di Israele. Lo choc è immenso. A Ehud Barak succede Ariel Sharon; repressione dell’Intifada e lotta al terrorismo si intensificano.
Il presidente USA George W. Bush delinea una nuova “Road Map” per la creazione dello Stato palestinese, affidando la mediazione del processo di pace a un Quartetto composto da USA, Russia, UE e ONU. Nel 2002, Israele inizia a costruire un muro di separazione di Israele dalla Cisgiordania, per impedire le incursioni di terroristi suicidi che infatti, in pochi mesi, crollano drasticamente. Nello stesso anno, Daniel Kahneman vince il Premio Nobel per l’Economia. Nel 2004, Avram Hershko e Aaron Ciechanover vincono il Premio Nobel per la Chimica e Robert J. Aumann il Nobel per l’Economia. L’11 novembre 2004 muore Yasser Arafat.
«I cimiteri militari di ogni angolo del mondo testimoniano che i leader nazionali non hanno saputo santificare la vita umana. C’è un unico strumento risolutivo. Non i carri armati, non gli aeroplani, né le fortificazioni di cemento. L’unica soluzione radicale è la pace».
Yitzhak Rabin, alla consegna del premio Nobel, 1994
2005 – Il 9 gennaio, Mahmoud Abbas, nome di battaglia Abu Mazen, viene eletto presidente dell’ANP e assume anche la presidenza dell’OLP.
In agosto, Ariel Sharon dà attuazione al piano, già programmato nel 2003, secondo il quale Israele deve abbandonare, unilateralmente, senza accordo con i palestinesi, la Striscia di Gaza, che viene consegnata all’ANP. Da allora, Hamas, che controlla la Striscia, ha iniziato una campagna militare contro la popolazione civile israeliana con lanci di razzi e incursioni armate tramite tunnel scavati sotto il confine.
2006 – Nei mesi di luglio-agosto si consuma un grave conflitto militare tra Libano e Israele, iniziato il 12 luglio, dopo un’incursione di Hezbollah entro il confine israeliano, pesante per l’attacco missilistico con nuove armi dall’Iran che raggiungono quasi ogni area del Paese.
2008-2014 – Nel dicembre del 2008 scoppia la guerra tra Israele e Hamas quando, in risposta all’intensificarsi del lancio di razzi da parte di Hamas, Israele lancia attacchi aerei e un’offensiva di terra a Gaza. La guerra non è risolutiva. Nel 2009 torna al vertice del Governo B. Netanyahu: sarà confermato per diverse legislature, fino a oggi. Nello stesso anno Ada E. Yonath, vince il Premio Nobel per la Chimica. Nel 2011 Israele si dota del sistema di difesa missilistica Iron Dome, che consente di distruggere i missili in volo con una precisione che si rivela determinante per la protezione della popolazione civile. Nello stesso anno, Dan Shechtman vince il Nobel per la Chimica, conferito poi anche a Arieh Warshel nel 2013. La situazione a Gaza torna ad aggravarsi fino al 2014, quando Israele lancia l’Operazione margine protettivo, dopo il sequestro e l’omicidio di tre ragazzi israeliani, rivendicato da Hamas. L’8 luglio, Israele dà inizio all’operazione Protective Edge, per distruggere i tunnel utilizzati dai terroristi palestinesi. L’operazione prosegue in luglio e agosto finché, il 26 agosto 2014, il capo negoziatore di Hamas al Cairo, Moussa Abu Marzouk, annuncia una tregua duratura con Israele.
2016 – Muore Shimon Peres, Presidente dello Stato di Israele, il 28 settembre.
2017 – Il 6 dicembre 2017 il presidente statunitense Donald Trump esprime l’intenzione di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme, precisando che essa “è la capitale di Israele” e sollevando le reazioni negative in quasi tutta la comunità internazionale, dei Paesi islamici e dei palestinesi.
Fonte: storiadisraele.blogspot.it; israele.net; it.wikipedia.org