di Fabio Lopez Nunes
È stato avviato un progetto peculiare ed ambizioso, che vede coinvolta la Comunità Montana di Valle Intelvi, la Svizzera, GariWo e l’Ente Regionale per i Servizi alla Agricoltura e Foreste (ERSAF-di cui sono consigliere). Sta nascendo un Arboreto diffuso dei Giusti per fare memoria in primo luogo su quanti si adoperarono per facilitare la fuga in Svizzera degli ebrei dopo l’8 settembre ’43 attraverso quel confine di Stato, fra i più prossimi e accessibili da Milano. Il progetto rientra nel programma transfrontaliero MARKS, finanziato dalla UE Interreg.
A differenza del giardino di Monte Stella e altri simili ormai diffusi non solo in Italia, in questo caso si stanno individuando grandi e vetusti alberi esistenti, sparsi nella conca intelvese, dal monte Bisbino appena sopra Como fino al Belvedere di Lanzo, nei paesi, nelle splendide foreste e lungo i sentieri. Ciascuno verrà protetto e dedicato a un Giusto delle Nazioni. Il primo fra essi è una vecchia metasequoia che fa ombra al municipio della valle, la cui stele è stata scoperta il 3 febbraio scorso e dedicata a Giuseppe Grandi, che fu custode di villa Reinach, nei pressi del confine. I Reinach erano ebrei e il Grandi, senza nulla chiedere in cambio, riuscì a farli fuggire oltre la rete e molti (non tutti purtroppo) si salvarono; e poi aiutò altre famiglie, altre persone. Una delazione portò al suo arresto, alla deportazione e alla morte nel lager di Buchenwald.
Nel corso della toccante cerimonia a cui era presente fra l’altro Gabriele Nissim, chairman di GariWo, e Jean Blanchaert nipote dei Reinach, la Signora Anna Castiglioni mi ha avvicinato e mi ha narrato la vicenda di sua nonna Xenia Grandi, circa l’aiuto che avrebbe fornito ad una famiglia ebrea a Prabello, in comune di Cerano Intelvi. Lei possedeva allora un piccolo albergo a pochi passi dal confine di Stato e di una caserma della Guardia di Finanza, oggi omonimo rifugio del Cai – in prossimità del Sasso Gordona, per chi conosce la zona. In quel luogo vi sarà uno fra i grandi alberi da dedicare ai Giusti, che si trova all’interno della proprietà della sua famiglia. Attualmente la Signora conserva dell’evento solo la testimonianza di suo padre e di sua zia, ma non è riuscita ad individuare il nome della famiglia salvata. Non è cosa semplice, ma forse attraverso la documentazione del CDEC o attraverso gli organi di stampa ebraica si potrebbe verificare se vi fossero documenti o qualcuno ricordasse di essere passato (o che qualche proprio parente fosse passato) da quei luoghi.
Per questo chiedo di veicolare questo appello sulla stampa ebraica, poiché – non si sa mai – si potesse ricostruire anche questo piccolo tassello della memoria.
(Per segnalazioni, scrivere a fabiolopeznunes@gmail.com)